Lettura terminata. Libro complesso, non troppo agevole da leggere, per quanto mi riguarda. Nondimeno sono contento di averlo terminato, perché vi ho trovato diversi spunti interessanti. L'aspetto che più mi ha colpito è l'impossibilità dell'espiazione per Effi, condannata in modo irreversibile da una società che non può perdonare la sua colpa in nessun modo. Non c' alcuna possibilità di redenzione. Effi è come stretta in una morsa, soffocata da un senso di colpa che trae origine più che dall'adulterio in sé, dalle menzogne ad esso connesse. In più commenti, anche autorevoli, leggo che la protagonista tradisce per noia, e non tanto per un intimo desiderio di evasione o per passione. Al riguardo, mi permetto di integrare di questa considerazione - a mio avviso un tantino banale - riflettendo sul fatto che Fontane, mi sembra, esprime una condanna piuttosto netta delle rigide convenzioni sociali del suo tempo; e lo fa presentando il tradimento di Effi come un qualcosa di assolutamente prevedibile, ovvio, inevitabile. Detto altrimenti, cos'altro avrebbe potuto fare una giovane donna di nemmeno vent'anni in quelle assurde condizioni? Su chi è giusto che ricada la colpa, se ammettiamo l'irragionevolezza di un'unione tra un uomo maturo e una ragazzina poco più che adolescente? Il romanzo, pertanto, è allo stesso tempo un atto di accusa e un invito alla tolleranza. Ne è prova, a mio parere, la constatazione che ogni personaggio, alla fine, avverte il peso di una responsabilità che può dirsi condivisa. Innstetten è infelice, vittima anch'egli di una convenzione sociale che gli ha imposto un gesto tutt'altro che necessario; il padre sente di avere fatto mancare l'amore che un genitore deve a una figlia; e infine anche la madre, la più rigida e calcolatrice dei tre, ammette "che forse avremmo dovuto educarla in modo diverso". La sconfitta è totale, da parte di tutti. E la fine di Effi - spentasi lentamente e mestamente di tisi - non ha nulla di eroico o ribelle: è semplicemente l'inevitabile, tragico epilogo di una vicenda meschina.