L’ho appena finito! Come scrivevo, all'inizio ho faticato molto, esasperata dal flusso di coscienza e dalla difficoltà nel seguire quello che stava succedendo. Però, a partire dal settimo capitolo, qualcosa è scattato e il libro ha iniziato a coinvolgermi sempre di più. Alla fine mi ha davvero catturata, mi è dispiaciuto che fosse finito e ci sto continuando a ripensare.
Quindi, per chi lo sta trovando pesante all'inizio: non mollate! C'è speranza!
Aspetterò che lo concludano anche altri prima di entrare nel merito e commentare la trama (non vorrei fare spoiler involontari, anche se non è proprio un thriller
).
Una cosa curiosa: pur essendo due libri diversissimi (probabilmente hanno in comune solo l'anno di pubblicazione e il fatto di parlare di relazioni, ma lo stile non potrebbe essere più diverso), mi è venuto spontaneo fare un paragone con "Wellness" di Nathan Hill, che so essere stato letto anche da bibbagood. Lo stile di "Wellness", solido, razionale, è molto più vicino ai miei gusti e i personaggi mi somigliavano di più, eppure li ho dimenticati quasi subito (limite mio probabilmente, e comunque lo continuo a considerare un ottimo libro).
Invece Ivan e Peter (che sono lontanissimi da me per tanti aspetti) continuano a tornarmi in mente, come se li avessi davvero conosciuti.Insomma, quello che sto cercando di dire (anche se forse in modo un po’ confuso!
) è che questo libro mi ha coinvolta profondamente, anche contro ogni aspettativa. Ho sentito un legame emotivo forte con i personaggi, pur non condividendo molte delle loro scelte.
Per me, questo è un grande merito della Rooney: è riuscita a creare qualcosa che resta dentro. E mi ha fatto venire voglia di esplorare altri autori che usano il monologo interiore (magari riprendere Virginia Woolf, che già avevo amato, o provare finalmente Joyce, che mi ha sempre intimorita).