Il Barone rampante è uno dei miei libri preferiti, uno di quelli che periodicamente amo rileggere che ancora riesce ad affascinarmi, non solo per quel che l’Autore racconta, ma anche per come lo racconta: pennellando immagini, più che accumulando parole (di cui Calvino comunque non è parco). E sono immagini che si fissano nel cuore, oltre che nella memoria.
Ma cosa illustrano queste immagini: una fiaba per bambini, un’avventura per ragazzi, od un racconto filosofico/allegorico per menti ormai mature? Come il suo protagonista, il libro sfugge ad ogni definizione e non si lascia facilmente etichettare ed incasellare, pur essendo forse un po’ di tutto questo, ma certamente anche di più: non si spiegherebbe altrimenti l’enorme fortuna editoriale, che ha portato alla traduzione in svariate lingue ed alla diffusione in altri paesi.
Alla base di questo successo non sono solo l’estro e la fantasia dello scrittore, ma i temi e gli interrogativi che lo scritto ad ogni passo evoca e che accomunano lettori d’ogni età, epoca e latitudine: perché – tra le altre cose - concernono la crescita, il desiderio di libertà e d’indipendenza, il superamento (o l’accettazione) dei propri limiti e degli ostacoli, la fedeltà agli ideali, il rapporto con la natura, con gli altri, con la politica, con la Storia. E, naturalmente, con l’amore, una volta ancora declinato qui nell’eterno scontro tra ragione (Cosimo) e sentimento (Viola).
Penso che per essere non dico compresa, ma pienamente apprezzata, un’opera tanto ricca di spunti di riflessione meriterebbe d’essere letta (e soprattutto riletta) in diverse fasi della vita: ci accorgeremmo, ogni volta, che a mutare non è solamente la prospettiva attraverso la quale si guarda alla storia narrata ed ai suoi protagonisti, ma anche quella attraverso cui si finisce per guardare (e giudicare) se stessi. Per chi legge il libro in giovane età sarà infatti relativamente facile immedesimarsi in Cosimo e pensare di poter assumere le stesse drastiche decisioni, pur di affermare la propria personalità e di rimanere ben saldi nei propri princìpi; ma una volta cresciuti, quanti scopriranno invece di non aver avuto abbastanza coraggio di spiccare il volo e d’essere rimasti ancorati al suolo come Biagio?
No, Il Barone rampante non è davvero solamente un libro per ragazzi. Esso ci offre anzi una grande possibilità: quella di poter crescere ed invecchiare insieme a Cosimo che, per l’appunto, non è un eterno Peter Pan. La crescita e l’invecchiamento aggiungeranno gradualmente una vena malinconica, conseguenza dell’inevitabile scorrere del tempo, che porta con sé la fine delle illusioni, il progressivo esaurirsi delle forze ed il restringimento del vasto campo delle scelte e delle possibilità. Ma il libro resta tuttavia profondamente ottimista: perché nonostante la scomparsa degli alberi, la speranza che da ultimo ci sia ancora qualcosa a cui aggrapparsi, per salire in cielo, non verrà mai meno.