Mercoledì, 31 Dicembre 2025

Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari

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12/12/2025 06:06 #72953 da Francis
Risposta da Francis al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari
Anche io sto leggendo il romanzo, ma un po' a rilento perché per me dicembre è un mese tremendamente impegnativo e quindi devo rallentare.

Mi ritrovo in tutto quanto avete commentato. I temi che riconosco più importanti per ora sono quelli della confort-zone e del senso del dovere, ma a me per ora ha colpito di più l'elemento "di formazione", di crescita, come una sorta di distacco da un'età all'altra, esplicato nella bellissima immagine della ricerca del rifugio nella madre, quando Giovanni vuole scriverle una lettera perché solo lei può capirlo, ma alla fine si rende conto che deve cavarsela da solo, che non può turbare il bel ricordo che la madre ha di lui. E quindi lascia perdere, deve crescere.
Per me è stato il momento più forte per ora. 

Ho terminato il capitolo 11, devo capire quale ruolo svolge l'elemento onirico nel romanzo, perché il sogno di Angustina mi è parso molto reale e, se l'esperienza letteraria non m'inganna, è presagio di un evento nefasto.

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12/12/2025 14:27 #72961 da lettereminute
Risposta da lettereminute al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari
Francis, hai proprio ragione: è in arrivo un evento nefasto, dopo quel sogno! Io l'ho appena appena letto ma devo ancora affrontare le conseguenze (ho buttato un occhio al capitolo successivo). Ma non faccio spoiler.

Il romanzo è lento, è vero, ti devi in un certo senso "guadagnare l'entrata", ma in questo momento (ho concluso il capitoli XII) sento come se avessi avuto accesso a un altro livello. Si capisce che è un'opera che parla a tanti aspetti di sé, interiori.

Pur sapendo a cosa andavo incontro, la lettura mi è sembrata abbastanza statica, fino alla fine del sesto capitolo. Lí ho trovato una descrizione della vita umana, mediante la similitudine del viaggio, splendida e geniale. Il trapasso dall’infanzia alla maturità alla vecchiaia, con il relativo mutamento del paesaggio fisico e umano, mi è perso meraviglioso. 


Anche per me è stato il primo momento in cui mi ha toccato nel cuore. Una lunghissima metafora, molto struggente.

Un altro momento cardine per me è stato l'addio di Lagorio, uno dei giovani tenenti con cui Drogo ha fatto amicizia. C'è un gioco di specchi tra Lagorio e Angustina: i due sono molto amici, eppure molto diversi. Semplice e vitale il primo, intellettuale e malinconico il secondo. E sarà quest'ultimo a finire intrappolato nella fortezza, sembra suggerirci Buzzati nella sua prosa, ma anche lo stesso Drogo, che ha dei presentimenti.

Mi ha colpito molto vedere uno partire e l'altro restare, non so, e stato come un momento iniziatico, un bivio importante. Si capiva che era una scelta esistenziale, solo che la condizione esistenziale della Fortezza a questo punto del romanzo non è ancora del tutto chiara. Contemplativa, introspettiva, di sicuro; custode di sogni di gloria, forse. Ma col rischio che rimangano sogni: mano a mano che leggo, sembra sempre di più un luogo irreale...

Maria Chiara | Redattrice editoriale e per il Web | Social: @lettereminute
Anch'egli sarebbe invecchiato, anch'egli un giorno sarebbe dovuto morire [...]. Ma oggi egli era giovane, era un bambino, il nuovo Siddharta, ed era pieno di gioia. (Siddharta, Herman Hesse)
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12/12/2025 20:30 #72967 da Mattia P.
Risposta da Mattia P. al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari
Ciao a tutti,

Io devo finire il capitolo 12.

Davvero bello come questo romanzo riesca a suscitare le profonde e interessanti riflessioni che state facendo. Io penso che il merito sia, oltre che dei contenuti, nello stile di Buzzati, capace di creare un'atmosfera quasi ipnotica che certamente favorisce l'introspezione. C'è una musicalità nel suo modo di scrivere  che personalmente mi incanta. Prendi ad esempio: "avevano intanto cominciato a fluttuare fragili parvenze, simili a fate forse, che si trascinavano dietro strascichi di velo, rilucenti alla luna".  Wonderful!

Grazie Ciro per la dritta sul bel film che sicuramente vedrò alla fine della lettura.

Un'immagine potente del romanzo, è secondo me la frontiera. "...non pensano che la frontiera è sempre frontiera e non si sa mai...". La forntiera fa venire in mente l'ignoto, lo sconosciuto: è qualcosa che vogliamo esplorare, ma del quale, allo stesso tempo si ha paura, genera diffidenza, ci si deve difendere. E anche questa è forse una metafora della nostra società, nella quale le frontiere sono molteplici. Può essere l'immigrato, il problema ambientale (e i relativi disastri), l'IA e poi continuate voi... Ma a volte la frontiera può essere la mia dirimpettaia o i miei condomini, con i quali non riesco ad andare oltre a quella relazione strettamente indispensabile alla convivenza. Che bello quelle società in cui di TV ce n'era una in un palazzo e la si guardava tutti insieme...

Ovviamente mi sto annotando anche tutti i libri che avete citato e accostato a questo.

Si Guido, sicuramente la procrastinazione è un aspetto centrale, ma l'autore ne esplicita un altro altrettanto rappresentativo che è "abitudine". "...ma c'era già in lui il torpore delle abitudini...". Bellissima l'immagine dell'abitudine che ti invischia. Utilissima risorsa per vivere una vita in cui non devo sempre rielaborare tutto da zero, ma che si trasforma in una prigione quando ho bisogno di un nuovo adattamento.


 

"Bea sostiene che leggere è un'arte in via di estinzione e che i libri sono specchi in cui troviamo solo ciò che abbiamo dentro di noi, e che la lettura coinvolge mente e cuore, due merci sempre più rare"

Carlos Ruiz Zafon
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12/12/2025 22:11 #72968 da Laura87
Risposta da Laura87 al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari
Mi ritrovo con molte cose dette, ma la cosa che più mi fa riflettere e’ l’attesa, che si attende, si attende e ancora si attende qualcosa e alla fine la vita ti e’ passata davanti. E’ un messaggio a mio avviso fortissimo.. che ti fa capire che bisogna nella vita non essere solo uno spettatore ma il regista della propria vita! 
Grazie per aver proposto questo libro! Mi fa molto riflettere
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12/12/2025 23:36 #72970 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari

Ok, non volevo scrivere nulla, perché Il deserto dei tartari l'ho letto parecchi anni fa, da giovane studente, e poi l'ho ripreso da uomo maturo un paio di anni addietro, per cui rileggerlo non mi andava... che fare allora? Alla fine ho deciso di intervenire comunque nella discussione.

E hai fatto benissimo ad intervenire! Il tuo contributo conferma quanto questo libro sia apprezzabile per varie ragioni, tra cui, oltre alla scrittura, le molte metafore della vita umana a cui ci sentiamo inevitabilmente vicini per trascorsi che come diceva Davide, ciascuno di noi avrà provato almeno una volta.

Trovo che la delicatezza con cui Buzzati ha rappresentato il concetto generale dietro la storia sia meravigliosa: non ti dà uno schiaffo ma ti mette un amichevole braccio sulle spalle e ti fa pensare.

Certo, la tecnica adoperata da Buzzati è voluta, è strumentale, proprio per "fare entrare" il lettore dentro la fortezza, metterlo accanto a Drogo, vivere al suo fianco le lunghe giornate di attesa, aspettando l'arrivo del nemico. Vi ricordate - per chi l'ha letto, of course - come inizia Il nome della rosa di Umberto Eco? Proprio in questa maniera lenta e "faticosa", per fare entrare il lettore piano piano nell'atmosfera del Medioevo, per far sì che anche il lettore viaggiasse lentamente accanto ad Adso e Guglielmo su su verso l'abbazia...

Certo che mi ricordo! Fu uno dei nostri primi Libri del Mese, l'unico che ha coperto due mesi, luglio/agosto 2010.
Non volevo abbandonarlo, anche perché appunto ci tenevo a leggerlo con la Community che stava nascendo, però ricordo nitidamente la frustrazione di non capire il latino che da studente di un istituto tecnico non avevo mai affrontato. Poi mi pare che qualcuno mi disse che il latino non era indispensabile e serviva a creare contesto. Infatti andai avanti e mi innamorai del libro (che poi ho ascoltato anni dopo in audiolibro con delle poche riletture ufficiali qua sul Club). Ricordo che nella postfazione, Eco parla di una montagna da scalare per raggiungere la vetta e godersi lo splendido panorama. Devo dire però che Buzzati c'ha fatto patire molto meno, è stato clemente! 

a me per ora ha colpito di più l'elemento "di formazione", di crescita, come una sorta di distacco da un'età all'altra, esplicato nella bellissima immagine della ricerca del rifugio nella madre, quando Giovanni vuole scriverle una lettera perché solo lei può capirlo, ma alla fine si rende conto che deve cavarsela da solo, che non può turbare il bel ricordo che la madre ha di lui. E quindi lascia perdere, deve crescere.

Altro spunto di riflessione in cui mi ritrovo. Mi hai fatto ripensare all'innocenza con cui il giovane Drogo, uscito dal "nido", dopo giorni da solo in direzione della Fortezza, vede da lontano un militare che presumibilmente va nella sua stessa direzione e urla per salutarlo, con quel misto di gioia e frenesia tipica di chi si lancia in una nuova avventura (vi capita quando partite per un viaggio verso una meta che non conoscete di essere frenetici e iper agitati in positivo?).

Attenzione: Spoiler!

Ciao a tutti,
Si Guido, sicuramente la procrastinazione è un aspetto centrale, ma l'autore ne esplicita un altro altrettanto rappresentativo che è "abitudine". "...ma c'era già in lui il torpore delle abitudini...". Bellissima l'immagine dell'abitudine che ti invischia. Utilissima risorsa per vivere una vita in cui non devo sempre rielaborare tutto da zero, ma che si trasforma in una prigione quando ho bisogno di un nuovo adattamento.

 

Concordo. L'abitudine diventa conforto. Il conforto ci fa gradire l'abitudine. Abitudine e conforto si auto alimentano e si innesca un circolo vizioso, e il tempo scorre, scorre inesorabile... quindi cosa possiamo fare per spezzare questo loop? Secondo me, riconoscere queste situazioni, esserne consapevoli, sarebbe il primo passo importante (quattro anni fa l'ho fatto pensando al mio lavoro e dopo otto anni ho avuto la forza di cambiarlo). Dopodiché riflettere su noi stessi e sulla nostra vita periodicamente (non continuamente, sarebbe deleterio) e attuare piccoli cambiamenti. Può funzionare secondo voi? 

«Heaven goes by favor. If it went by merit, you would stay out and your dog would go in.» Mark Twain

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13/12/2025 07:47 #72972 da Francis
Risposta da Francis al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari

lettereminute  ha scritto: Francis, hai proprio ragione: è in arrivo un evento nefasto, dopo quel sogno! Io l'ho appena appena letto ma devo ancora affrontare le conseguenze (ho buttato un occhio al capitolo successivo). Ma non faccio spoiler.
 

Ho letto il capitolo 12, infatti, e sono rimasto davvero colpito, anche se mentre si procedeva nella lettura, si intuiva chiaramente cosa sarebbe successo...
Danni prodotti dalla mancanza di flessibilità.

guidocx84
(vi capita quando partite per un viaggio verso una meta che non conoscete di essere frenetici e iper agitati in positivo?).

Io forse sono un po' atipico e anzi ricordo chiaramente che la mia sensazione di agitazione in negativo quando devo mettermi in viaggio per una nuova meta forse si è anche un po' attenuata...   Ma di certo non è una sensazione positiva! 
In me vincono sensazioni legate al mezzo di trasporto, alle condizioni che troverò in quel posto, alle problematiche che si potrebbero presentare... Probabilmente perché sono un po' ansioso e un po' perfezionista, nel senso negativo del termine...

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13/12/2025 21:04 - 13/12/2025 21:09 #72986 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari
Leggendo “Quasi un’autobiografia. L’avventura di Buzzati-Drogo dalla pagina al grande schermo” di Lorenzo Viganò (in fondo alla nuova edizione Oscar Mondadori), ho ritrovato alcune delle riflessioni che abbiamo condiviso fino ad ora.

Intanto ho scoperto che la Fortezza Bastiani è stata ispirata dagli uffici del Corriere della Sera in cui Buzzati è entrato giovane giornalista lavorandovi tutta la vita.

Il lavoro di Buzzati è descritto da lui stesso come lento e ripetitivo. Ogni giornata è uguale alla precedente e il tutto si svolge in un ambiente estremamente formale.

Scrive Viganò: “Ed è questa immobilità, questa attesa, questa ripetitività che svuota e spegne sogni e speranze e sembra condannare un Buzzati non ancora trentenne a un’esistenza vuota (e inutile), ad accendere l’idea del romanzo che la racconti. Sono il logorio dell’attesa, il torpore delle abitudini, l’irreparabile fuga del tempo che sentirà Giovanni Diego nella sua vita alla Fortezza. […] Quei giorni-fotocopia che se da un lato ne atrofizzano le ambizioni, dall’altro gli ispirano il suo libro più famoso, quello che gli darà il successo cercato”.

Mi ha fatto riflettere sul fatto che pur non cambiando drasticamente la sua vita (es. decidendo di abbandonare il Corriere della Sera), Buzzati ha trovato il modo per “combattere” la monotonia e l’apatia di quel contesto facendo qualcosa che gli piaceva. Per lui in fin dei conti possiamo dire che “sono arrivati i Tartari”!

Scrive Viganò: “Buzzati scrive innanzi tutto per sé, per raccontare il destino dell’uomo medio partendo dalla propria esperienza personale. Non pensa alla pubblicazione.”

Quando si dice volere è potere. Evidenza che il cambiamento è possibile anche dall’interno. In questo, l’autore è stato sicuramente migliore del suo personaggio protagonista.

Il libro viene pubblicato da Longanesi il 9 giugno 1940, il giorno prima dell’entrata in guerra annunciata da Mussolini. Tempismo perfetto, dice Viganò, perché “parla a chi parte per il fronte ma anche a chi resta a casa e aspetta; parla a chi sta facendo il bilancio della propria vita e a chi vi si sta affacciando”.

Il parallelismo con il periodo Covid-19 è venuto in mente anche a Viganò: “la fortezza-casa, l’attesa del nemico-virus all’esterno da cui difendersi. Il senso distorto del tempo.”

Comunque a me la Fortezza mi ha fatto pensare anche al “posto fisso”! Ricordo le conversazioni con i miei genitori quando decisi di lasciare l’aeroporto dopo otto anni di lavoro. Loro, dopo una vita in Ferrovie mio padre e in Poste mia madre, potete immaginarvi come reagirono... 

Concludo consigliando a chi ha acquistato questa edizione di leggere la postfazione di Viganò in cui sono riportati anche i vari diversi finali immaginati da Buzzati. “Finali diversi per un romanzo senza fine.”, oltre agli appunti per la scrittura del romanzo pubblicati integralmente per la prima volta che hanno il pregio di farci calare nei panni dello scrittore, un’esperienza mai provata prima, almeno per me.

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Ultima Modifica 13/12/2025 21:09 da guidocx84.
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14/12/2025 08:50 #72987 da Francis
Risposta da Francis al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari

guidocx84
Intanto ho scoperto che la Fortezza Bastiani è stata ispirata dagli uffici del Corriere della Sera in cui Buzzati è entrato giovane giornalista lavorandovi tutta la vita.

Questo dettaglio è davvero interessante, grazie di averlo condiviso Guido!
Io sto leggendo il libro in versione cartacea, perché lo avevo in libreria e non avevo mai avuto modo né occasione di cominciarlo. La mia edizione, però, è molto semplice, fa parte di una collana De Agostini ed è stata pubblicata nel 1965. Devo dire che hanno curato più l'estetica che il contenuto.

 

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16/12/2025 08:28 #73015 da Ciro64
Risposta da Ciro64 al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari
Sì, è vero, anch'io ho letto questa cosa della Fortezza Bastiani come metafora della redazione del "Corrierone" di un tempo, dalla quale Buzzati è "scappato" mettendosi a scrivere racconti e romanzi (e meno male...).
Questa cosa mi ricorda ciò che è accaduto ad un altro scrittore, Andrea Camilleri, dipendente Rai e sceneggiatore che ad un certo punto è stato messo  da parte dalla Rai per vari motivi, tra cui il fatto che era pure comuinsta e mangiatore di bambini   Così Camilleri nel suo ufficio ha impiegato il tempo morto scrivendo romanzi e racconti...

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16/12/2025 08:32 #73016 da Ciro64
Risposta da Ciro64 al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari

Leggendo “Quasi un’autobiografia. L’avventura di Buzzati-Drogo dalla pagina al grande schermo” di Lorenzo Viganò (in fondo alla nuova edizione Oscar Mondadori), ho ritrovato alcune delle riflessioni che abbiamo condiviso fino ad ora.

Intanto ho scoperto che la Fortezza Bastiani è stata ispirata dagli uffici del Corriere della Sera in cui Buzzati è entrato giovane giornalista lavorandovi tutta la vita.

Il lavoro di Buzzati è descritto da lui stesso come lento e ripetitivo. Ogni giornata è uguale alla precedente e il tutto si svolge in un ambiente estremamente formale.

Scrive Viganò: “Ed è questa immobilità, questa attesa, questa ripetitività che svuota e spegne sogni e speranze e sembra condannare un Buzzati non ancora trentenne a un’esistenza vuota (e inutile), ad accendere l’idea del romanzo che la racconti. Sono il logorio dell’attesa, il torpore delle abitudini, l’irreparabile fuga del tempo che sentirà Giovanni Diego nella sua vita alla Fortezza. […] Quei giorni-fotocopia che se da un lato ne atrofizzano le ambizioni, dall’altro gli ispirano il suo libro più famoso, quello che gli darà il successo cercato”.

Mi ha fatto riflettere sul fatto che pur non cambiando drasticamente la sua vita (es. decidendo di abbandonare il Corriere della Sera), Buzzati ha trovato il modo per “combattere” la monotonia e l’apatia di quel contesto facendo qualcosa che gli piaceva. Per lui in fin dei conti possiamo dire che “sono arrivati i Tartari”!

Scrive Viganò: “Buzzati scrive innanzi tutto per sé, per raccontare il destino dell’uomo medio partendo dalla propria esperienza personale. Non pensa alla pubblicazione.”

Quando si dice volere è potere. Evidenza che il cambiamento è possibile anche dall’interno. In questo, l’autore è stato sicuramente migliore del suo personaggio protagonista.

Il libro viene pubblicato da Longanesi il 9 giugno 1940, il giorno prima dell’entrata in guerra annunciata da Mussolini. Tempismo perfetto, dice Viganò, perché “parla a chi parte per il fronte ma anche a chi resta a casa e aspetta; parla a chi sta facendo il bilancio della propria vita e a chi vi si sta affacciando”.

Il parallelismo con il periodo Covid-19 è venuto in mente anche a Viganò: “la fortezza-casa, l’attesa del nemico-virus all’esterno da cui difendersi. Il senso distorto del tempo.”

Comunque a me la Fortezza mi ha fatto pensare anche al “posto fisso”! Ricordo le conversazioni con i miei genitori quando decisi di lasciare l’aeroporto dopo otto anni di lavoro. Loro, dopo una vita in Ferrovie mio padre e in Poste mia madre, potete immaginarvi come reagirono... 

Concludo consigliando a chi ha acquistato questa edizione di leggere la postfazione di Viganò in cui sono riportati anche i vari diversi finali immaginati da Buzzati. “Finali diversi per un romanzo senza fine.”, oltre agli appunti per la scrittura del romanzo pubblicati integralmente per la prima volta che hanno il pregio di farci calare nei panni dello scrittore, un’esperienza mai provata prima, almeno per me.
A proposito di finali diversi, mutatis mutandis voglio ricordare Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino, in cui lo scrittore ricomincia ogni volta daccapo i vari possibili incipit di un immenso romanzo solo immaginato ma mai davvero decollato...  
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Avatar di Panadia Panadia - 30/12/2025 - 23:45

Ciao a tutti,Sono una lettrice non molto assidua, mi sono appena iscritta con l' intento di farmi ispirare da voi dai vostri consigli.

Avatar di paolacelio61 paolacelio61 - 29/12/2025 - 11:31

Scusatemi ieri ho sbagliato ed addirittura confuso il giorno l'incontro era il 28 e non il 29. Quindi vorrei prepararmi per il prossimo mi dite dove posso trovare le informazioni, grazie.

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Ciao Stefania, certo che può esserle d'aiuto. Qua leggiamo e scriviamo, ci confrontiamo e col tempo ci apriamo. La lettura diventa strumento di condivisione e crescita. Vi aspettiamo ;)

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