Mercoledì, 31 Dicembre 2025

Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari

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18/12/2025 12:12 #73041 da edo_theboss
Risposta da edo_theboss al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari
Buongiorno a tutti, ieri sera ho finito il libro.
Mi è spiaciuto, visto il periodo lavorativo che mi ha portato via la testa, non essere riuscito a leggere i vostri commenti di pari passo con il libro; sicuramente avrebbero arricchito l’esperienza, visto che li ho trovati molto interessanti. Ero molto scettico prima di iniziarlo ma, mano a mano che andavo avanti, nonostante abbia passato alcune sere a leggere pochissime pagine, mi ha coinvolto molto anche grazie a uno stile lineare e a una scrittura molto scorrevole.
Ho apprezzato molto il protagonista; Buzzati gli dà un grandissimo spessore e ci porta a conoscerlo nel profondo, sia mentalmente che fisicamente, facendoci scorrere davanti tutta la sua vita: una vita militaresca in un forte di confine, un confine quasi dimenticato, dove la "routine da caserma" fatta di disciplina, ordine, monotonia e rigida gerarchia è la stereotipia di una vita in attesa che si avveri finalmente il sogno di tutti i commilitoni: l’attacco dei Tartari e una guerra che dia finalmente senso alla vita da militare. Ho trovato molto interessanti anche le figure dei suoi commilitoni: ognuno, con le proprie caratteristiche personali, gravita nella sua orbita intorno alla Fortezza.
Ho letto vari commenti in cui si parla di un ritmo lento; credo che sia proprio questa l’idea che ci vuole trasmettere il racconto: un lento incedere di una vita monotona e ripetitiva in attesa di un colpo di scena che non arriverà mai in tempo per essere pienamente goduto, ma che anzi avrà sul protagonista un effetto contrario.
Pensando alla vita di Drogo mi è venuta un’analogia con un buco nero, anche se il tema astrofisico era più vicino al libro dello scorso mese: la Fortezza Bastiani agisce come un buco nero esistenziale. Inizialmente viene vissuta con malavoglia e appare come un punto lontano che esercita una forza di gravità debole. Drogo vi si avvicina convinto di poter mantenere il controllo, ma superando la soglia della Fortezza attraversa quello che in fisica viene chiamato "orizzonte degli eventi".
Oltre questo punto la realtà si distorce: il tempo, che fuori scorre in modo lineare (la vita in città scorre regolare, gli amici si sposano, hanno dei figli e conducono la loro vita fatta di scelte), qui subisce una curvatura estrema. Inizialmente i giorni cadenzati dalla routine procedono lentamente, dando a Drogo l'illusione di avere ancora tutta la vita davanti e la capacità di andarsene. Tuttavia, più egli rimane intrappolato nella routine e nell'attesa dei Tartari — e quindi della guerra che dovrebbe dare un senso alla sua esistenza — più la forza gravitazionale dell'abitudine lo trascina verso il centro del vuoto.
Il tempo inizia così ad accelerare vorticosamente: gli anni passano velocissimi e la volontà di Drogo viene sopraffatta. Egli realizza il pericolo quando ormai è troppo tardi: come un buco nero è in grado di catturare la luce nonostante l’estrema velocità a cui viaggia, inghiottendola nella sua oscurità, così la Fortezza ha attratto a sé Drogo catturando la luce del suo futuro, consumandolo in una vana attesa e condannandolo a un oscuro oblio dove, solo alla fine e con composta fierezza militare, affronta l’oscurità con un sorriso.
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19/12/2025 16:07 #73047 da Francis
Risposta da Francis al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari
Anche io sto andando molto a rilento, per via dei numerosi impegni di questo mese tremendo!
Sono arrivato al capitolo 18, quando Drogo tenta di "cambiare le cose", se si può dire così, sentendosi però inadeguato.
Un'altra parola che mi sento di aggiungere alle chiavi di lettura che questo romanzo mi dà: l'inadeguatezza, il senso di non appartenenza.

...in medio stat virtus...

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21/12/2025 16:29 #73066 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari

Un'altra parola che mi sento di aggiungere alle chiavi di lettura che questo romanzo mi dà: l'inadeguatezza, il senso di non appartenenza.

Interessante. Cosa o chi ti ha trasmesso questi sentimenti durante la lettura?

Te lo chiedo perché inevitabilmente penso a Drogo ma credo che per scegliere la vita che ha scelto di fare, in realtà abbia avuto un forte senso di appartenenza, addirittura esagerato, cieco. Talmente cieco da non essersi reso conto del tempo che passava in attesa dei Tartari e della vita che gli è passata davanti.

«Heaven goes by favor. If it went by merit, you would stay out and your dog would go in.» Mark Twain

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22/12/2025 18:13 #73094 da Mattia P.
Risposta da Mattia P. al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari

Ok, non volevo scrivere nulla, perché Il deserto dei tartari l'ho letto parecchi anni fa, da giovane studente, e poi l'ho ripreso da uomo maturo un paio di anni addietro, per cui rileggerlo non mi andava... che fare allora? Alla fine ho deciso di intervenire comunque nella discussione.

E hai fatto benissimo ad intervenire! Il tuo contributo conferma quanto questo libro sia apprezzabile per varie ragioni, tra cui, oltre alla scrittura, le molte metafore della vita umana a cui ci sentiamo inevitabilmente vicini per trascorsi che come diceva Davide, ciascuno di noi avrà provato almeno una volta.

Trovo che la delicatezza con cui Buzzati ha rappresentato il concetto generale dietro la storia sia meravigliosa: non ti dà uno schiaffo ma ti mette un amichevole braccio sulle spalle e ti fa pensare.

Certo, la tecnica adoperata da Buzzati è voluta, è strumentale, proprio per "fare entrare" il lettore dentro la fortezza, metterlo accanto a Drogo, vivere al suo fianco le lunghe giornate di attesa, aspettando l'arrivo del nemico. Vi ricordate - per chi l'ha letto, of course - come inizia Il nome della rosa di Umberto Eco? Proprio in questa maniera lenta e "faticosa", per fare entrare il lettore piano piano nell'atmosfera del Medioevo, per far sì che anche il lettore viaggiasse lentamente accanto ad Adso e Guglielmo su su verso l'abbazia...

Certo che mi ricordo! Fu uno dei nostri primi Libri del Mese, l'unico che ha coperto due mesi, luglio/agosto 2010.
Non volevo abbandonarlo, anche perché appunto ci tenevo a leggerlo con la Community che stava nascendo, però ricordo nitidamente la frustrazione di non capire il latino che da studente di un istituto tecnico non avevo mai affrontato. Poi mi pare che qualcuno mi disse che il latino non era indispensabile e serviva a creare contesto. Infatti andai avanti e mi innamorai del libro (che poi ho ascoltato anni dopo in audiolibro con delle poche riletture ufficiali qua sul Club). Ricordo che nella postfazione, Eco parla di una montagna da scalare per raggiungere la vetta e godersi lo splendido panorama. Devo dire però che Buzzati c'ha fatto patire molto meno, è stato clemente! 

a me per ora ha colpito di più l'elemento "di formazione", di crescita, come una sorta di distacco da un'età all'altra, esplicato nella bellissima immagine della ricerca del rifugio nella madre, quando Giovanni vuole scriverle una lettera perché solo lei può capirlo, ma alla fine si rende conto che deve cavarsela da solo, che non può turbare il bel ricordo che la madre ha di lui. E quindi lascia perdere, deve crescere.

Altro spunto di riflessione in cui mi ritrovo. Mi hai fatto ripensare all'innocenza con cui il giovane Drogo, uscito dal "nido", dopo giorni da solo in direzione della Fortezza, vede da lontano un militare che presumibilmente va nella sua stessa direzione e urla per salutarlo, con quel misto di gioia e frenesia tipica di chi si lancia in una nuova avventura (vi capita quando partite per un viaggio verso una meta che non conoscete di essere frenetici e iper agitati in positivo?).

Attenzione: Spoiler!

Ciao a tutti,
Si Guido, sicuramente la procrastinazione è un aspetto centrale, ma l'autore ne esplicita un altro altrettanto rappresentativo che è "abitudine". "...ma c'era già in lui il torpore delle abitudini...". Bellissima l'immagine dell'abitudine che ti invischia. Utilissima risorsa per vivere una vita in cui non devo sempre rielaborare tutto da zero, ma che si trasforma in una prigione quando ho bisogno di un nuovo adattamento.


 

Concordo. L'abitudine diventa conforto. Il conforto ci fa gradire l'abitudine. Abitudine e conforto si auto alimentano e si innesca un circolo vizioso, e il tempo scorre, scorre inesorabile... quindi cosa possiamo fare per spezzare questo loop? Secondo me, riconoscere queste situazioni, esserne consapevoli, sarebbe il primo passo importante (quattro anni fa l'ho fatto pensando al mio lavoro e dopo otto anni ho avuto la forza di cambiarlo). Dopodiché riflettere su noi stessi e sulla nostra vita periodicamente (non continuamente, sarebbe deleterio) e attuare piccoli cambiamenti. Può funzionare secondo voi? 
 
Assolutamente. Condivido a pieno. E necessario trovare modi e tempi per fare il punto della situazione, periodicamente. E possibilmente aggiustare il tiro con qualche cambiamento. La cosa assurda però, è che a volte è palese che una situazione non è più sotenibile, si è giunti a un capolinea... Ma allora perchè continuamo a restarci? Una situazione del genere, per me fu nell'ultimo periodo di permanenza all'estero. Era chiaro che stare li mi aveva alienato, ma ciò nonostante continuavo a portare avanti la mia vita come un automa. Fu mia moglie a rompere questa sorta di incantesimo. Consapevole che cose quali il senso di responsabilità, la paura del futuro, una generale astenia mi impedivano di fare le scelte che andavano fatte, mi sono fidato di lei un giorno che mi disse: "tu domani dai il notice!". Cosi feci e feci molto bene.
Forse a Drogo è mancata una figura di questo tipo? Chissà! Mi sembra che comunque lui le occasioni per romprere l'incantesimo le abbia avute, ma le alternative che la vita gli offre semplicemente non lo attraggono. 

Ho finito il libro da qualche giorno e confermo la mia impressione iniziale: bellissima opera scritta in modo pregevole. In particolare, penso che negli ultimi capitoli ci sia addirittura un crescendo e un grandissimo finale. E proprio il finale mi fa pensare che Drogo sia un pò il simbolo di tutte quelle vite in cui, costi quel che costi, si porta avanti il proprio ideale. Solo questo può dare senso alla propria vita, nel bene e nel male. Ma come sappiamo, la vita è una e passa in fretta. E se questo ideale non si realizza il rischio altissimo è quello di giungere alla consapevolezza di averla sprecata. 

"Bea sostiene che leggere è un'arte in via di estinzione e che i libri sono specchi in cui troviamo solo ciò che abbiamo dentro di noi, e che la lettura coinvolge mente e cuore, due merci sempre più rare"

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22/12/2025 20:48 #73099 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari

Fu mia moglie a rompere questa sorta di incantesimo. Consapevole che cose quali il senso di responsabilità, la paura del futuro, una generale astenia mi impedivano di fare le scelte che andavano fatte, mi sono fidato di lei un giorno che mi disse: "tu domani dai il notice!". Cosi feci e feci molto bene.

Anche te come me allora! Sante donne! Sono sempre avanti! 

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23/12/2025 09:15 #73103 da Ciro64
Risposta da Ciro64 al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari

Ok, non volevo scrivere nulla, perché Il deserto dei tartari l'ho letto parecchi anni fa, da giovane studente, e poi l'ho ripreso da uomo maturo un paio di anni addietro, per cui rileggerlo non mi andava... che fare allora? Alla fine ho deciso di intervenire comunque nella discussione.

E hai fatto benissimo ad intervenire! Il tuo contributo conferma quanto questo libro sia apprezzabile per varie ragioni, tra cui, oltre alla scrittura, le molte metafore della vita umana a cui ci sentiamo inevitabilmente vicini per trascorsi che come diceva Davide, ciascuno di noi avrà provato almeno una volta.

Trovo che la delicatezza con cui Buzzati ha rappresentato il concetto generale dietro la storia sia meravigliosa: non ti dà uno schiaffo ma ti mette un amichevole braccio sulle spalle e ti fa pensare.

Certo, la tecnica adoperata da Buzzati è voluta, è strumentale, proprio per "fare entrare" il lettore dentro la fortezza, metterlo accanto a Drogo, vivere al suo fianco le lunghe giornate di attesa, aspettando l'arrivo del nemico. Vi ricordate - per chi l'ha letto, of course - come inizia Il nome della rosa di Umberto Eco? Proprio in questa maniera lenta e "faticosa", per fare entrare il lettore piano piano nell'atmosfera del Medioevo, per far sì che anche il lettore viaggiasse lentamente accanto ad Adso e Guglielmo su su verso l'abbazia...

Certo che mi ricordo! Fu uno dei nostri primi Libri del Mese, l'unico che ha coperto due mesi, luglio/agosto 2010.
Non volevo abbandonarlo, anche perché appunto ci tenevo a leggerlo con la Community che stava nascendo, però ricordo nitidamente la frustrazione di non capire il latino che da studente di un istituto tecnico non avevo mai affrontato. Poi mi pare che qualcuno mi disse che il latino non era indispensabile e serviva a creare contesto. Infatti andai avanti e mi innamorai del libro (che poi ho ascoltato anni dopo in audiolibro con delle poche riletture ufficiali qua sul Club). Ricordo che nella postfazione, Eco parla di una montagna da scalare per raggiungere la vetta e godersi lo splendido panorama. Devo dire però che Buzzati c'ha fatto patire molto meno, è stato clemente! 

a me per ora ha colpito di più l'elemento "di formazione", di crescita, come una sorta di distacco da un'età all'altra, esplicato nella bellissima immagine della ricerca del rifugio nella madre, quando Giovanni vuole scriverle una lettera perché solo lei può capirlo, ma alla fine si rende conto che deve cavarsela da solo, che non può turbare il bel ricordo che la madre ha di lui. E quindi lascia perdere, deve crescere.

Altro spunto di riflessione in cui mi ritrovo. Mi hai fatto ripensare all'innocenza con cui il giovane Drogo, uscito dal "nido", dopo giorni da solo in direzione della Fortezza, vede da lontano un militare che presumibilmente va nella sua stessa direzione e urla per salutarlo, con quel misto di gioia e frenesia tipica di chi si lancia in una nuova avventura (vi capita quando partite per un viaggio verso una meta che non conoscete di essere frenetici e iper agitati in positivo?).

Attenzione: Spoiler!

Ciao a tutti,
Si Guido, sicuramente la procrastinazione è un aspetto centrale, ma l'autore ne esplicita un altro altrettanto rappresentativo che è "abitudine". "...ma c'era già in lui il torpore delle abitudini...". Bellissima l'immagine dell'abitudine che ti invischia. Utilissima risorsa per vivere una vita in cui non devo sempre rielaborare tutto da zero, ma che si trasforma in una prigione quando ho bisogno di un nuovo adattamento.



 

Concordo. L'abitudine diventa conforto. Il conforto ci fa gradire l'abitudine. Abitudine e conforto si auto alimentano e si innesca un circolo vizioso, e il tempo scorre, scorre inesorabile... quindi cosa possiamo fare per spezzare questo loop? Secondo me, riconoscere queste situazioni, esserne consapevoli, sarebbe il primo passo importante (quattro anni fa l'ho fatto pensando al mio lavoro e dopo otto anni ho avuto la forza di cambiarlo). Dopodiché riflettere su noi stessi e sulla nostra vita periodicamente (non continuamente, sarebbe deleterio) e attuare piccoli cambiamenti. Può funzionare secondo voi? 

 
Assolutamente. Condivido a pieno. E necessario trovare modi e tempi per fare il punto della situazione, periodicamente. E possibilmente aggiustare il tiro con qualche cambiamento. La cosa assurda però, è che a volte è palese che una situazione non è più sotenibile, si è giunti a un capolinea... Ma allora perchè continuamo a restarci? Una situazione del genere, per me fu nell'ultimo periodo di permanenza all'estero. Era chiaro che stare li mi aveva alienato, ma ciò nonostante continuavo a portare avanti la mia vita come un automa. Fu mia moglie a rompere questa sorta di incantesimo. Consapevole che cose quali il senso di responsabilità, la paura del futuro, una generale astenia mi impedivano di fare le scelte che andavano fatte, mi sono fidato di lei un giorno che mi disse: "tu domani dai il notice!". Cosi feci e feci molto bene.
Forse a Drogo è mancata una figura di questo tipo? Chissà! Mi sembra che comunque lui le occasioni per romprere l'incantesimo le abbia avute, ma le alternative che la vita gli offre semplicemente non lo attraggono. 

Ho finito il libro da qualche giorno e confermo la mia impressione iniziale: bellissima opera scritta in modo pregevole. In particolare, penso che negli ultimi capitoli ci sia addirittura un crescendo e un grandissimo finale. E proprio il finale mi fa pensare che Drogo sia un pò il simbolo di tutte quelle vite in cui, costi quel che costi, si porta avanti il proprio ideale. Solo questo può dare senso alla propria vita, nel bene e nel male. Ma come sappiamo, la vita è una e passa in fretta. E se questo ideale non si realizza il rischio altissimo è quello di giungere alla consapevolezza di averla sprecata. 
L'ideale. Anch'io penso che l'ideale sia quello che ci fa alzare dal letto la mattina e affrontare la giornata. E' vero, la vita è brutta ("A vita è tosta e nisciuno t'aiuta, o meglio c'sta chi t'aiuta ma una volta sola, pe' putè dicere: T'aggio aiutato!", frase attribuita a Eduardo De Filippo), ma l'ideale t'aiuta. Non facciamo come Jacopo Ortis, il protagonista dell'omonimo libro di Ugo Foscolo, che perde l'ideale napoleonico, l'amore, la voglia di vivere, che non ha più nulla per cui valga ancora la pena di tirare avanti ed allora si uccide. Ma Foscolo no. Anche egli ha perso tanto, ma ha una cosa per la quale vale ancora vivere, la poesia, l'arte che sublima tutto e che lo sostiene.  

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23/12/2025 17:29 #73108 da Mattia P.
Risposta da Mattia P. al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari
Eh si Guido! Dio le benedica!   Ma in realtà non penso si tratti di una dote di genere (senza nulla togliere alle sacrosante differenze), ma piuttosto ad avere quel qualcun* che in certi momenti ti presta un paio d’occhi nuovi per ritrovare la strada… 

Grazie Ciro per la chicca di cinismo napulitano, una frase che sembra proprio nello stile dell’immenso Eduardo. Anche a me piace pensare che, alla fine, la vita di Drogo non sia stata una vita sprecata perché spesa nel tentativo di realizzare il suo sogno. Sono il movimento e la ricerca derivanti dal sogno ad avere valore (per esempio pedagogico o formativo) piuttosto che la sua realizzazione. Come quando si dice che il senso del viaggio è viaggiare e non la meta. E come è emerso da vari commenti, c’è un’evoluzione del personaggio Drogo. E forse questo basta.

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26/12/2025 16:51 #73119 da Francis
Risposta da Francis al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari
Premettendo di non avere ancora finito, ma di essere alle battute conclusive...

Mi viene da dire: il "sogno", nel senso di ideale, obiettivo, tiene in piedi Drogo. Però dal romanzo sembra che semplicemente il personaggio si lasci scorrere il tempo addosso. Abbattuto dalla routine della vita militare... 
Il sogno sì, ma devi avere proprio gli occhi chiusi per lasciar passare via il tempo così...

Tra l'altro il segnale che in fondo in fondo Drogo sappia di non aver fatto le scelte giuste c'è, perché lo si vede bene quando vorrebbe parlare con il nuovo tenente Moro e non lo fa, per questo o quel motivo... 
Potrebbe essere d'impatto nella vita di una persona che sta intraprendendo il suo stesso non proprio fruttuoso viaggio, e invece resta nel suo e lo lascia a marcire, come è stato per sé.

Devo ammettere che sul finale ho provato, per questi motivi scritti prima, una certa avversione per il personaggio di Drogo...
 

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28/12/2025 15:40 #73134 da lettereminute
Risposta da lettereminute al topic Dicembre 2025 - Il deserto dei tartari
Finalmente ho finito anche io la lettura! Sono andata avanti con molta calma perché è un libro che richiede impegno, penso proprio per il ritmo, come già è stato fatto notare diverse volte. Anche io penso che sia funzionale alla storia.

Ho letto vari commenti in cui si parla di un ritmo lento; credo che sia proprio questa l’idea che ci vuole trasmettere il racconto: un lento incedere di una vita monotona e ripetitiva in attesa di un colpo di scena che non arriverà mai in tempo per essere pienamente goduto, ma che anzi avrà sul protagonista un effetto contrario.

Ecco, proprio così! :D

Posso aggiungere poco ai vostri commenti, davvero complessi e articolati, però voglio confermare la sensazione di trovarsi davanti a un gran libro, e anche a un gran finale. Non era facile scriverne uno per questa storia così atipica, ma credo che Buzzati abbia fatto proprio la scelta giusta.

Attenzione: Spoiler!


A proposito di note biografiche, ho sfogliato la mia edizione Mondadori per capire quale fosse la relazione di Buzzati con il fascismo, dato che il romanzo esce appunto in un contesto di regime e alle porte della guerra. Da quanto ho capito, era una "non-relazione", nel senso che non era quel che si dice un animale politico (e nei suoi romanzi si vede, nel senso che sono altre le dimensioni che lo interessano: quelle più intime, esistenziali, che corteggiano quasi il fantastico) ma ha fatto "quel che c'era da fare" per andare avanti con la sua vita (in questo senso, colgo una certa somiglianza con Drogo!).

Eppure, trovo davvero particolare l'uscita di questo romanzo perché, se è vero che non si può definire antifascista, è ambientato di fatto in un ambiente militare privo di qualsiasi tipo di eroismo, anzi, vengono spesso sottolineate, anche se con delicatezza, le incoerenze e lo svuotamento di senso di questo tipo di vita: ripetitivo, rigido fino a causare morti inutili, e soprattutto che smarrisce spesso la sua ragion d'essere. Vedi l'attesa infinita di un nemico che non arriva.

Maria Chiara | Redattrice editoriale e per il Web | Social: @lettereminute
Anch'egli sarebbe invecchiato, anch'egli un giorno sarebbe dovuto morire [...]. Ma oggi egli era giovane, era un bambino, il nuovo Siddharta, ed era pieno di gioia. (Siddharta, Herman Hesse)

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Avatar di Panadia Panadia - 30/12/2025 - 23:45

Ciao a tutti,Sono una lettrice non molto assidua, mi sono appena iscritta con l' intento di farmi ispirare da voi dai vostri consigli.

Avatar di paolacelio61 paolacelio61 - 29/12/2025 - 11:31

Scusatemi ieri ho sbagliato ed addirittura confuso il giorno l'incontro era il 28 e non il 29. Quindi vorrei prepararmi per il prossimo mi dite dove posso trovare le informazioni, grazie.

Avatar di callmeesara callmeesara - 25/12/2025 - 22:13

Buon Natale!

Avatar di guidocx84 guidocx84 - 21/12/2025 - 16:13

Ciao Stefania, certo che può esserle d'aiuto. Qua leggiamo e scriviamo, ci confrontiamo e col tempo ci apriamo. La lettura diventa strumento di condivisione e crescita. Vi aspettiamo ;)

Avatar di Cerry Cerry - 18/12/2025 - 00:20

Ciao sono Stefania mamma di una 23enne booklover amante di romance e thriller Mi sono iscritta al club perché ho bisogno di capire se può essere di aiuto a mia figlia in questo periodo difficile

Avatar di mulaky mulaky - 06/11/2025 - 08:33

Vi aspettiamo nel topic di SORPRESE LETTERARIE, il gioco di novembre!!! :D

Avatar di mulaky mulaky - 29/10/2025 - 10:03

Buongiorno! Se qualcuno avesse ancora problemi di login, dovete prima cancellare la cache del pc/smartphone, ricaricare la pagina, riaccettare i cookies e poi fare il login ;)

Avatar di bibbagood bibbagood - 27/10/2025 - 19:21

Ciao Cristina, in che senso? Oggi sei riuscita a scrivere sul forum :-/ scrivimi una mail (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) con l'errore che ti esce quando provi a fare cosa ;)

Avatar di Cri_cos Cri_cos - 27/10/2025 - 15:37

Ciao a tutti non riesco ad accedere al forum ne con pc ne con il cellulare :(

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