Martedì, 04 Novembre 2025

Scelta del Libro del Mese di Giugno 2015

Sondaggio: Scelta del Libro del Mese di giugno 2015 (terminato il 2015-05-15 00:00:00)

Cuore di tenebra
3 8.6%
La figlia del tempo
16 45.7%
Piccolo atlante celeste
16 45.7%
Numero votanti: 35 ( Wanda, milena, maretha, DakotaRain, veronica.foti ) Visualizza altro
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03/05/2015 19:37 #16590 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic Scelta del Libro del Mese di Giugno 2015

ShadowK98 ha scritto: Non so se è il posto adatto dove chiedere, ma chi è che può suggerire un libro e poi decidere quali 3 mandare al voto?
Grazie :)


Ciao ShadowK98, come ti dicevo, leggi il regolamento di sezione e tutto ti sarà più chiaro ;)

www.ilclubdellibro.it/forum/7-scelta-lib...rima-di-postare.html

«Heaven goes by favor. If it went by merit, you would stay out and your dog would go in.» Mark Twain
I seguenti utenti hanno detto grazie : ShadowK98
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04/05/2015 05:35 - 04/05/2015 05:36 #16598 da niggle
Risposta da niggle al topic Scelta del Libro del Mese di Giugno 2015
Oh, piccolo atlante celeste è in vantaggio, dai!
Ma non possiamo abbassare la guardia, continuo con una strategia di marketing aggressiva...
:cheer:

" Amo solo ciò che difendo" Faramir in J.R.R. Tolkien, Il signore degli Anelli, Le due torri.
Ultima Modifica 04/05/2015 05:36 da niggle.
I seguenti utenti hanno detto grazie : Katya, Francis
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04/05/2015 09:43 #16611 da EmilyJane
Risposta da EmilyJane al topic Scelta del Libro del Mese di Giugno 2015

porthosearamis ha scritto: ebbene si.....dopo esattamente un anno ecco una mia proposta per il Libro del Mese B) B) B)

ecco i titoli....a voi la scelta:

La figlia del tempo, Tey Josephine (cat. 5 Giallo/poliziesco/noir) 179 pp.[/b]
"La figlia del tempo" (1951), l'ultimo libro di Josephine Tev, è probabilmente il romanzo più famoso della serie di Alan Grant. Definito da un noto critico "non soltanto una delle più grandi detective story dell'anno, ma di tutta la storia del romanzo giallo", è uno dei primi esempi di "armchair mystery", il "giallo in poltrona": l'investigatore, impossibilitato a muoversi, deve indagare rimanendo chiuso nella propria stanza, e dunque basandosi sulle prove che gli torniscono i colleghi. Alan Grant è confinato in un letto d'ospedale con una gamba rotta, quando una stampa di Riccardo III regalatagli da un'amica cattura la sua attenzione. Il re è passato alla storia per aver fatto rinchiudere nella Torre di Londra, e successivamente assassinare, i due giovani nipoti. Ma il nostro investigatore, osservando il volto e l'espressione di Riccardo III, non riesce a convincersi che si tratti di uno spietato assassino. Esaminando documenti e resoconti storici reperiti da un ricercatore americano, Alan Grant arriva alla conclusione che il crimine imputato a Riccardo III non è che una montatura orchestrata dai Tudor. Le indagini lo porteranno ad altre interessanti conclusioni sui grandi miti della Storia e su come gli uomini di potere riescano a imporre la propria versione dei fatti.


Emiliano sei fantastico!!!!!! :cheer: Ma perchè devi aspettare un anno intero per fare le tue proposte? Adesso le vogliamo un mese si e uno no visto che due di seguito non si può. :laugh:

Si capisce cos'ho votato? Intanto perchè è già nella mia libreria e poi perchè il mistero dei principini nella torre mi affascina parecchio...inoltre io sono follemente innamorata di Riccardo III. :blush:

Detto questo Cuore di tenebra l'ho già letto, ma lo rileggerei volentieri, mentre Piccolo atlante celeste sarebbe un libro più adatto al mio quasi-marito ma non sembra male neppure a me.
Quindi qualunque libro vinca sarà un piacere leggerlo!

Però, dato che mi sposo a breve, quale miglior regalo potrebbe farmii il club se non votare in massa La figlia del tempo? :laugh: :laugh: :laugh: :whistle: :whistle: :whistle:

"Tutto ciò che possiamo decidere è come disporre del tempo che ci è dato" (Il signore degli anelli - Tolkien)
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04/05/2015 13:43 #16618 da porthosearamis
Risposta da porthosearamis al topic Scelta del Libro del Mese di Giugno 2015

EmilyJane ha scritto: Emiliano sei fantastico!!!!!! :cheer: Ma perchè devi aspettare un anno intero per fare le tue proposte? Adesso le vogliamo un mese si e uno no visto che due di seguito non si può. :laugh:


Però, dato che mi sposo a breve, quale miglior regalo potrebbe farmii il club se non votare in massa La figlia del tempo? :laugh: :laugh: :laugh: :whistle: :whistle: :whistle:



;) ;) ;) ;) :laugh: :laugh: :laugh:
Erica....sono contento che ti siano piaciute le mie proposte....

non posso assicurarti la scelta del libro...
però potremmo pensare ad un regalo per il tuo matrimonio...per i prossimi 6 mesi scelgo io :laugh: :laugh: :laugh:
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04/05/2015 14:47 #16622 da Francis
Risposta da Francis al topic Scelta del Libro del Mese di Giugno 2015
caspita, già 17 voti in tre giorni!! :ohmy:
la scadenza per le votazioni è il 15 o il 25??? (non ricordo più...)

...in medio stat virtus...
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04/05/2015 14:53 #16623 da Claudia1221
Risposta da Claudia1221 al topic Scelta del Libro del Mese di Giugno 2015
il 15

"Fino al giorno in cui mi minacciarono di non lasciarmi più leggere, non seppi di amare la lettura: si ama, forse, il proprio respiro?"
Harper Lee, Il buio oltre la siepe .
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04/05/2015 15:09 #16625 da Francis
Risposta da Francis al topic Scelta del Libro del Mese di Giugno 2015
ok thanks!! ;)

...in medio stat virtus...
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04/05/2015 17:01 - 04/05/2015 17:05 #16629 da pierbusa
Risposta da pierbusa al topic Scelta del Libro del Mese di Giugno 2015
Vi chiedo sinceramente scusa per la lunghezza di questo intervento però credo che questo mese la scelta del libro da leggere non sia semplicissima ed io (molto) favorevole al "Piccolo atlante celeste" vorrei poter far qualcosa di concreto per convincere altri a dare il mio stesso voto.

Nel seguito vi riporto l'indice e l'introduzione del libro.

Indice

V Introduzione. Dal pozzo alla Luna
di Giangiacomo Gandolfi e Stefano Sandrelli

3 Lettera di Galileo Galilei ad Antonio de' Medici

Piccolo atlante celeste

11 Le auree mele del sole di Ray Bradbury
21 I giorni della Luna e il mistero della grande peste
di Guido Ceronetti
35 L'eclissi di Sole dell'8 luglio 1842 di Adalbert Stifter
47 Stelle cadenti di André Theuriet
55 Come cometa di Daniele Del Giudice
63 L'occhio e i pianeti di Italo Calvino
69 I pulitori di stelle di Julio Cortázar
75 Una stella tranquilla di Primo Levi

Sentimento del cielo

83 Di notte in notte di Dino Buzzati
87 Le lune di Giove di Alice Munro
109 Notturno di Isaac Asimov
157 Riaccendiamo le luci del cielo di Mario Rigoni Stern
161 Le stelle. Racconto d'un pastore provenzale
di Alphonse Daudet
167 Ciàula scopre la Luna di Luigi Pirandello

Astronomi

177 La vita sul pianeta Marte di Giovanni V. Schiaparelli
197 Il mondo dei ciechi di Edward Bellamy
219 Viaggio tra gli astronomi del Cervino di Giuseppe Pontiggia
229 Il Copernico: dialogo di Giacomo Leopardi
241 A spasso sugli anelli di Saturno di Paul Collins
259 L'astronomo deluso di Giovanni Papini
263 All'osservatorio di Avu di Herbert G. Wells

Cosmologie

275 L'espansione accelerata dell'universo di John Updike
293 No comet di Ray Vukcevich
299 Alfred Testa. La nuova cosmogonia di Stanislaw Lem
333 Quando lo spirito di Raymond Queneau
341 Immagine riflessa di un giovane in equilibrio di Peter Hoeg

355 Nota biobibliografica


***

Introduzione

Dal pozzo alla Luna

Osservare le stelle con il naso all'insú ha i suoi rischi: non si vede dove si mettono i piedi. E in effetti la lista dei pensatori distratti, dei filosofi, dei cosmologi, degli astronomi caduti in un pozzo - o piú semplicemente inciampati - è lunga e lastricata di nomi illustri, come una Hollywood Walk of Fame, la passeggiata delle stelle di Hollywood.

Il primo cosmologo a cadere fu Talete, cosí ci raccontano Platone nel suo Teeteto e Diogene Laerzio qualche secolo piú tardi. Il filosofo di Mileto inaugura una lunga teoria di capitomboli letterari di sventurati studiosi di stelle: nel Novellino, a cadere è uno 'strologo di dubbia saggezza; in una celebre fiaba in versi di La Fontaine cade chi pretende di leggere il destino tra i pianeti; in un film del magico Méliès è la volta di un astronomo che si sporge troppo dalla torre, l'occhio incollato al telescopio. Forse anche Newton, che non cade ma beneficia fortunosamente degli effetti di una caduta altrui - incidentalmente quella di una mela - potrebbe con buona volontà rientrare nell'elenco.

Guardare il cielo, insomma, è decisamente pericoloso. Specialmente se non si cade. Eh sí, cadere può condurre a scoperte imprevedibili. Significa dover fare i conti con le bollette da pagare, con la fame da soddisfare, con un corpo che pretende le giuste cure. Significa ristabilire un contatto con una realtà meno astratta ed elevata, piú facile da schematizzare. Scomoda ma con il privilegio della prevedibilità.

Pensiamo invece a uno che non cade. Ciàula di Pirandello, per esempio. Ciàula non cade mai: lui nel pozzo ci scivola al mattino e ci vive tutto il giorno. La sua vita è lí, vorremmo poter dire fra quattro mura, ma in realtà in un cunicolo buio, dentro la terra: una casa e una vita, quella di Ciàula, che non conoscono neppure il sospetto del cielo stellato. Sí, il cielo lo ha visto pure lui, ma mai veramente. Lo ha visto infatti come un'immagine che scorre senza fermarsi, non si è mai fermato a contemplarlo. Bene: quando esce dal pozzo e scopre la Luna - meravigliosa, sublime - il minatore siciliano la guarda per la prima volta. Ecco perché si inginocchia e si mette a piangere: perché vede in quel corpo bianco e luminoso, meraviglioso, come ripeterà Galileo in tanti suoi scritti, un mondo che non aveva mai potuto neppure considerare.

È pericoloso guardare le stelle: se non cadi c'è il rischio che tu senta davvero un mondo diverso da questo. E che questo mondo non ti basti piú.

Attraverso questa antologia di racconti, splendidamente disomogenei, ricchi di spunti, temi e suggestioni - talvolta anche contrastanti - emerge in effetti un filo conduttore preminente: la presenza della volta celeste come protagonista di una storia che ci racchiude e che spesso dimentichiamo. Lo scenario naturale piú antico si fa qui narrazione, ci spinge a stringerci intorno a un fuoco atavico e metaforico e a osservare, raccontare, disegnare sulla misteriosa cupola stellata che ci avvolge.

Apre, non a caso, la parola mirabilmente levigata di Galileo Galilei , un miracolo di precisione e profondità che guarda al cielo attraverso la canna di un telescopio descrivendolo in volgare italiano, pochi mesi prima della pubblicazione - in latino - del Sidereus Nuncius (marzo 1610). A pensarci, la stessa canna del telescopio ricorda la canna di un pozzo. Come se gli occhi di Galileo fossero stati in grado di trasformare il pozzo in uno strumento che avvicina il cielo. Cosí Galileo, libero finalmente dalla metafisica medioevale, si innalza fuori dal pozzo e vede la Luna, una Luna che non è la medesima pensata dai suoi colleghi, ma fatta della stessa sostanza della Terra: monti, valli, polvere, irregolarità, nascita e morte.

E questo è l'altro grande pericolo del guardare le stelle: la nascita e la morte. Ovvero il rendersi conto della nostra fragilità. È chiaro che se scopri le stelle, poi non sei piú lo stesso.

È Galileo, con il suo metodo non ancora del tutto scientifico, con la sua lingua non del tutto italiana, che solleva il sipario e ci spinge all'ascensione. Galileo conferma - nella lettera in volgare ad Antonio de' Medici, in cui racconta ciò che di inaudito (e mai visto prima) ha scoperto nel cielo - di essere un maestro assoluto della narrazione, come osserverà prima Leopardi nello Zibaldone, e puntualizzerà poi Calvino, eleggendo il pisano il «piú grande scrittore in prosa» della letteratura italiana. E Galileo, in effetti, è il cardine di una tradizione lunare forse ancora troppo poco celebrata che parte da Dante e prosegue con Ariosto, Bruno, Leopardi per giungere a Calvino stesso, a Primo Levi. L'equilibrio tra rigore della scienza e arte del racconto in Galileo rasenta la perfezione e dimostra che scienza e letteratura (l'arte in generale, se consideriamo gli straordinari disegni con i quali gli astronomi illustravano i loro volumi) si sono compenetrate fin dalla loro origine senza alcuna forzatura, in modo completamente naturale e straordinariamente fecondo.

Bastano queste semplici osservazioni per mostrare come la scissione fra cultura umanista e cultura scientifica, cosí lucidamente identificata da Charles P. Snow nel celebre saggio Le due culture e la rivoluzione scientifica a metà del Novecento, non sia altro che una degenerazione culturale e sociale, figlia di quel secolo.

Quando il moderno umanista si rende conto che la teoria della relatività e la fisica dei quanti hanno riscritto le categorie fondamentali dello spazio e del tempo, strappandole al terreno del filosofo e del letterato, sceglie la via piú breve per togliersi dall'imbarazzo: allontanare da sé quel che non capisce, squalificando la scienza, i suoi risultati, le sue riflessioni, le sue immense potenzialità politiche e sociali. Ma cosí facendo sceglie anche di non utilizzare i risultati e il metodo della scienza per il progresso del Paese. Questione niente affatto accademica, come si vede, ma definitivamente politica, di grande e dolorosa attualità.

Dopo Galileo, l'ascesa dal pozzo alla Luna è veloce. Con progressione incalzante proviamo a tracciare una rotta tra le luci del cielo, un piccolo atlante per orientarci negli abissi dello spazio, in bilico tra finta scienza, vera scienza, delicate emozioni, artificio poetico, conquista tecnologica e invettiva luddista. All'utopismo tutto americano di Ray Bradbury , al suo trattenuto, insolitamente sobrio spirito della frontiera, si contrappone l'invettiva di Guido Ceronetti a difesa degli astri profanati, spogliati del loro logos, della loro dimensione mitica. E cosí via oscillando: riflessi umani nelle scie celesti delle stelle cadenti nel racconto di André Theuriet; l'estasi mistico-scientifica di fronte al piú potente degli spettacoli naturali, il ratto del Sole dal cielo evocato da Adalbert Stifter (niente catastrofismo, per carità: è solo un eclissi e dura pochi minuti); la vaporosa, sfuggente comparsa di una chioma cometaria nel campo dell'oculare di Del Giudice ; la buffa galleria di tipi planetari del Palomar calviniano. E siamo già alle stelle. Per scoprire che lucidarle (ce lo insegna Julio Cortàzar ) farebbe piazza pulita del paradosso di Olbers, che luce assoluta e buio assoluto si equivarrebbero cancellando ogni asimmetria, ogni bellezza. E che anch'esse vivono e muoiono, benché la nostra esistenza sia come un soffio a confronto dei loro cicli maestosi e immaginabili a fatica. È Primo Levi a ricordarcelo, con il suo fraseggio semplice ed elegante, con il suo linguaggio poetico e preciso.

Ora che lo scenario è dispiegato, è naturale inserirvi l'uomo e il suo afflato per le cose celesti. Occorre esplorare quello che, parafrasando Ungaretti, si può ben definire il «sentimento del cielo»: uno stato d'animo, un'attitudine, un'atmosfera che trova la sua dimensione nel silenzio della notte, nel contrasto tra il buio tessuto del firmamento e gli squarci luminosi dei corpi celesti.

Il pastorello di Alphonse Daudet domina con sicurezza un firmamento tranquillo, bucolico, tradizionalista nella sua semplicità rurale, ma anche capace di far crollare barriere sociali, di sedare ritrosie e inquietudini sensuali. Tramontato il vecchio cielo contadino, ecco emergere la dimensione della nostalgia: nostalgia dell'infanzia, dei vecchi tempi, dell'eternità immutabile cui quel panorama sembra alludere, trascendendo la morte personale. Una vena quasi consolatoria mirabilmente espressa da un Buzzati giovanile che si protende nel futuro, «di notte in notte», mentre il firmamento montano di Rigoni Stern è piú un ripiegamento indietro, lamento per il passato perduto, denuncia ecologica di accorato tono elegiaco.

Ma cosa accadrebbe se questo cielo ammirato, agognato, dimenticato, quasi estinto, rappresentasse una novità assoluta? Quale sentimento dominerebbe se, come immaginava lo scrittore e filosofo Ralph Waldo Emerson, «le stelle apparissero una sola notte ogni mille anni»? La fantascienza di Isaac Asimov offre in questo caso la risposta, ed è una risposta cupa, nella quale la civiltà descritta nel racconto piomba nelle tenebre, e vi trascina anche la potenza della ragione. La rivelazione del firmamento assume le forme di un parossismo mistico, di un delirio di trascendenza capace di infrangere le stesse strutture sociali sotto l'urto apocalittico della visione di centomila soli notturni. A poco valgono le previsioni, gli sforzi razionalizzanti degli scienziati: il cielo non è solo catalogo, calcolo, misura, ma anche appiglio ancestrale, eterno riferimento ciclico. Vederlo mutare di colpo, integralmente, significa rischiare la ragione.

Col che si ritorna agli astronomi, non quelli che cadono nel pozzo, ma quelli che mantengono ben saldo lo sguardo in alto, quelli che calcolano orbite, esplorano pianeti, indagano comete, cambiano il corso della storia oppure, non di rado, ne vengono sopraffatti, ridicolizzati.

In una recente, concisa analisi socio-letteraria, Michael J. West, ricercatore dell'European Southern Observatory, identifica tre archetipi essenziali per lo studioso del cielo dipinto dalla narrativa e dalla cronaca: c'è lo scienziato riverito, quello disprezzato e ingiuriato, e quello irriso. Alla prima categoria appartiene certamente il Copernico leopardiano, con la sua visione alta e profetica, la sua dimensione di innovatore, di rivoluzionario malgré lui. Alla terza il tragicomico Thomas Dick di Paul Collins, sorta di creazionista planetario anzitempo, un teologo naturale, un biblista prestato all'astronomia e ossessionato da allucinazioni telescopiche di ogni genere. Quanto alla seconda categoria - lo scienziato ingiuriato - pare assai poco popolata e non è facile trovarne esempi letterari: nel nostro viaggio dal pozzo al cosmo ci imbattiamo in ricercatori diligenti, minacciati dal grande mistero là fuori (quelli dell'osservatorio tropicale di Avu), in accaniti osservatori di Marte, capaci di volare fin lassú e testimoniare di una società perfetta (ancora l'astronomo profeta) o in grigi burocrati, quelli di Giuseppe Pontiggia , che indagano per inerzia, avendo ormai perso quasi completamente la scintilla della passione conoscitiva e il balsamo della contemplazione estetica. Di deprecati vilains, di soggetti pericolosi per la società e meritevoli di aperto biasimo, neanche l'ombra. Nella peggiore delle ipotesi i detective del firmamento possono sbagliare, anche grandiosamente, ma non se ne perde il rispetto, non si smarrisce il senso quasi sacrale della loro missione solitaria e disinteressata. Discorso a parte merita un altro astronomo-scrittore, seguace di Galileo nel riprodurre con la parola scritta i chiaroscuri del cielo: Giovanni Virginio Schiaparelli vola qui alto sulle ali potenti dell'ippogrifo e compie il miracolo. «Semel in anno licet insanire», chiosa preventivamente nel suo scritto divulgativo su Marte, consapevole dell'azzardo. Eppure non arretra, avanza in territori ambigui, pericolosi, e straordinariamente promettenti. Cosí, dove dovrebbe regnare l'irrisione, il compatimento per l'ennesima illusione di una scienza superata dai fatti (i proverbiali canali fantasma del pianeta rosso), germoglia invece l'ammirazione per la fantasia creatrice, l'entusiasmo per una scienza che allude a fratellanze cosmiche, a una nuova spiritualità interplanetaria. Al tramonto dell'Ottocento la febbre della vita extraterrestre attraversa la società, si riversa nei giornali, invade la comunità scientifica con lunghi brividi sognanti, produce romantici best seller come quelli di Camille Flammarion. Da spunto ideale per la narrativa utopica (esemplare il caso di Edward Bellamy e del suo «mondo di ciechi») diviene spinta propulsiva alla ricerca, orizzonte prediletto di pubblico ed astronomi. Là dove Thomas Dick si arrestava sconfitto e cancellato dalla memoria, Schiaparelli trasfigura insomma l'errore e sale nell'empireo della bruciante visione letteraria, capace di incidere sull'immaginario comune oltre che sulla storia. Quale migliore sintesi di scienza e narrativa?

Ma la letteratura compie nei confronti del firmamento il suo volo forse piú ambizioso quando tenta la carta della cosmogonia, della descrizione e narrazione dell'intero universo conosciuto. Le strade possibili sono molteplici, e tutte da far tremare i polsi. Il tono può essere ponderoso, visionario e realistico come nell' Eureka di Edgar Allan Poe (che non abbiamo incluso, come tanti altri che nominiamo, perché sarebbe stata necessaria una seconda antologia), ma anche giocoso, scherzoso come nel folle laboratorio linguistico di Raymond Queneau , all'ombra lunga dell'OuLiPo (e intendiamo ricordare, oltre al presente Quando lo spirito, anche la celebre Piccola cosmogonia portatile ). L'operazione può comprendere affreschi cosmici di vastissima portata spaziale e temporale, come nell'intera produzione di Olaf Stapledon , o panorami mozzafiato misti a tecnicismi vertiginosi, come nella piú recente hard science fiction di Greg Egan, Ian Watson, Charles Stross. Talvolta, in un gioco di specchi labirintico, può alludere alle reciproche riflessioni tra micro e macrocosmo, può svelare nella vita dell'uomo gli stessi meccanismi che regolano lo spaziotempo a grande scala: è la via scelta da Updike nel suo L'espansione accelerata dell'universo, malinconica cosmologia racchiusa nella vicenda di un singolo individuo, e anche del celebre Entropia di Thomas Pynchon, con lo spaventoso scenario di una morte termica indifferenziata per tutti e tutto. Ma è il lucidissimo Stanislaw Lem , in un avventuroso funambolismo intellettuale sotto forma di falsa recensione, a ricordarci, come già intuiva Ceronetti, che «in un tempo cosí corto» siamo riusciti a «sfregare uomo su tutto», persino sul piú remoto panorama extragalattico. Quasi in una preveggente parodia del «disegno intelligente» anche le leggi della fisica e i fenomeni piú energetici, vasti e cataclismici, vengono qui burlescamente antropomorfizzati, avvolgendo l'improbabile delirio nel gergo tecnico e carico d'autorità dell'astrofisico, del cosmologo senza scrupoli. E a proposito di specchi in cui ci viene inevitabilmente, perennemente rimandato il nostro stesso sguardo avido, ansioso e disposto a ogni illusione : la superficie limpida e trasparente descritta da Peter Høeg nella sua cosmologia sintesi di tutte le cosmologie, è un perfetto concentrato delle mille e mille domande senza risposta sull'ambiente cosmico che ci ospita. Per un attimo, nella penna di questo straordinario scrittore troppo presto relegato al «genere», lo spaziotempo e il suo groviglio di contraddizioni si arrestano, si contemplano, si dissolvono sul margine del vuoto, sul ciglio dell'oblio, sull'orlo del nulla. Solo un attimo, come avviene sempre nella grande letteratura, poi la dialettica riprende, il gioco ricomincia.

Alla fine del percorso, paradossalmente, riaffiora il pozzo da cui si è preso il largo, a rischio di ripiombarci volontariamente. Non c'è da stupirsi. L'intensità abbagliante del cosmo, la sua resistenza a ogni tentativo di imporgli un senso, l'ambiguità della sua interpretazione da un'angolazione cosí parziale come quella umana, sono vertiginosi inviti a ripiegare le ali, a perdere quota. Si aggiunga che l'esperienza di ammirare quelle luci, quel segno di muta presenza del cielo e dell'universo, si fa via via piú rara, piú eccezionale, sovrastata com'è da altre luci vicine e artificiali, quelle già lucidamente deprecate da Rigoni Stern. Cosí il firmamento diventa un fossile, il ricordo di una visione mai completamente esperita, residuo quasi da cervello rettiliano, a cui lo scrittore contemporaneo si avvicina solo attraverso una forte mediazione culturale, perché ne ha letto, perché glielo hanno raccontato, perché sa, nonostante tutto, che vi siamo perennemente immersi oltre il giallo sintetico delle insegne urbane. Sprazzi maldigeriti di cielo incomprensibile, prospetticamente distorto, si sommano alla vaga consapevolezza di astri estremi, neri inghiottitoi cosmici, mitologie asteroidali. E allora può scattare il rifiuto, il tentativo di sfuggire all'evidenza. Giovanni Papini può imprecare all'insensatezza degli infiniti soli, all'immane spreco universale di energia e materia; Alice Munro può gettare uno sguardo disincantato al misero surrogato dell'esperienza cosmica offerto da un planetario, rifugiarsi di fronte alla spietatezza della vicenda umana nel conforto della parola che descrive, che elenca le lune di Giove, che le circoscrive futilmente; soprattutto, Ray Vukcevich può giocare ironicamente col solipsismo, con l'idealismo piú estremo e sperare che l'oscurità di un sacchetto di carta sul capo (geniale metafora della culla consumistica in cui ci rinchiudiamo) possa proteggere le nostre vite dalla cieca inesorabilità della macchina cosmica, costituire una barriera contro l'ignoto, in fin dei conti contro la realtà.

E tuttavia, lirici, pastorali, drammatici, escapisti, estatici o umoristici che siano, questi frammenti di firmamento, questi racconti celesti, rappresentano un tentativo di relazionarsi all'universo, di alzare lo sguardo oltre la siepe e di sollevarsi almeno per un po' dal pozzo della quotidianità.

Perché questo in fondo accomuna scienza e poesia, scienza e letteratura: cercare la misura dell'uomo e di ciò che lo circonda col linguaggio, adagiare su un foglio l'incommensurabile con ferrea autodisciplina, guardare in faccia il mondo e ricrearlo a parole o simboli, con passione.

La loro sinergia è tanto piú necessaria quanto piú la ricerca moderna ci porta lontani dal sogno di Laplace, quello di un determinismo semplificatore, di un meccanicismo strumentale. Lo aveva ben intuito, oltre a Italo Calvino , un altro letterato italiano lungimirante, piú o meno nello stesso periodo in cui Snow delineava sociologicamente il conflitto, la frattura. Leonardo Sinisgalli , guardando a Leonardo e Galileo, ne invocava il superamento, la ricomposizione, e percepiva come particolarmente propizio il tramonto del Positivismo piú intransigente: «La verità dei nostri tempi è di una qualità sottile, è una verità che è di natura sfuggente, probabile piú che certa, una verità "al limite" che sconfina nelle ragioni ultime, dove il calcolo serve fino a un certo punto e soccorre una illuminazione, una folgorazione improvvisa: Scienza e Poesia non possono camminare su strade divergenti».

Conviene allora assecondare l'ascesa al cielo, preservando l'esile e prezioso abbraccio tra astronomi e scrittori. Conviene seguirne il corso senza divergenze, verso l'alto, zigzagando tra frasi che celano equazioni e numeri che tradiscono emozioni. Il pozzo resterà lontano, in basso, sullo sfondo, la Luna e i suoi crateri brilleranno ancora meravigliosi e l'orizzonte si espanderà a dismisura, a rivelare il mondo nuovo di Schiaparelli e Galilei: un mondo vertiginosamente illimitato.

GIANGIACOMO GANDOLFI - STEFANO SANDRELLI


Buona scelta a tutti! :P

(Su Anna Karenina) È un'opera d'arte perfetta, che arriva assai a proposito; un libro assolutamente diverso da ciò che si pubblica in Europa: la sua idea è completamente russa.Fëdor Dostoevskij
Tanti anni nel Club e nemmeno una medaglia!
Ultima Modifica 04/05/2015 17:05 da pierbusa.
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04/05/2015 18:26 #16631 da ShadowK98
Risposta da ShadowK98 al topic Scelta del Libro del Mese di Giugno 2015
Per la mia prima volta per poter votate il libro del mese, purtroppo mi astengo, perché non mi ispira nessuno dei tre :(
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04/05/2015 18:36 #16633 da EmilyJane
Risposta da EmilyJane al topic Scelta del Libro del Mese di Giugno 2015

porthosearamis ha scritto: ;) ;) ;) ;) :laugh: :laugh: :laugh:
Erica....sono contento che ti siano piaciute le mie proposte....

non posso assicurarti la scelta del libro...
però potremmo pensare ad un regalo per il tuo matrimonio...per i prossimi 6 mesi scelgo io :laugh: :laugh: :laugh:


Io ci sto! :laugh: Lo mettiamo nero su bianco prima che gli altri membri del club arrivino a linciarmi? :woohoo:

"Tutto ciò che possiamo decidere è come disporre del tempo che ci è dato" (Il signore degli anelli - Tolkien)
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Avatar di mulaky mulaky - 29/10/2025 - 10:03

Buongiorno! Se qualcuno avesse ancora problemi di login, dovete prima cancellare la cache del pc/smartphone, ricaricare la pagina, riaccettare i cookies e poi fare il login ;)

Avatar di bibbagood bibbagood - 27/10/2025 - 19:21

Ciao Cristina, in che senso? Oggi sei riuscita a scrivere sul forum :-/ scrivimi una mail (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) con l'errore che ti esce quando provi a fare cosa ;)

Avatar di Cri_cos Cri_cos - 27/10/2025 - 15:37

Ciao a tutti non riesco ad accedere al forum ne con pc ne con il cellulare :(

Avatar di mulaky mulaky - 27/10/2025 - 09:21

Siamo di nuovo ONLINEEEEEEE!!! :D

Avatar di guidocx84 guidocx84 - 20/10/2025 - 16:44

Ciao Marialuisa! Sezione "News & Eventi" del sito: ;)

Avatar di bibbagood bibbagood - 16/10/2025 - 21:24

Ciao!Sìsì lo abbiamo già pubblicato, trovi il link nell'ultimo numero della newsletter :) buona lettura!

Avatar di Marialuisa Marialuisa - 16/10/2025 - 17:22

Ciao! Ma mi sono persa il resoconto dell'ultimo raduno di Bologna?? Mi piacerebbe molto leggere il seguito della "saga" !! Dove posso trovarlo??

Avatar di monteverdi monteverdi - 14/10/2025 - 12:55

Buongiorno, sono un appassionato di cinema e romanzi di vario genere. Il mio autore preferito è John Fante, ultimamnete leggo molto i gialli di Manzini. Mi piace scrivere.

Avatar di Nonna Iaia Nonna Iaia - 10/10/2025 - 10:14

Ciao a tutti!Amo i libri da sempre ma solo ora, in pensione, riesco finalmente a leggere!Mi appassionano le storie vere, le biografie ed i romanzi storici perché mi consentono di conoscere i fatti da diverse prospettive arricchendo, spero, il mio senso critico. Integro i romanzi con saggi di geopolitica e di storia. È la prima volta che mi iscrivo ad un Gruppo di Lettura e sono molto curiosa e contenta di poter condividere i miei pensieri ed emozioni con voi.Grazie

Avatar di Manuela Zennaro Manuela Zennaro - 01/10/2025 - 18:14

Buon pomeriggio sono Manuela e scrivo da Roma. Ho 59 anni (quasi 60, in realtà), sono una giornalista enogastronomica di professione, lettrice onnivora per passione. un saluto a tutti!

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