Ecco, riporto il trafiletto che si trova in seconda di copertina ( si dice così? boh!) del libro La figlia del tempo e poi il commento di Paolo Zaccagnini che si trova alla fine del libro nell'edizione Sellerio.
Forse perché in Italia solo da poco tempo il racconto "giallo" ha vinto ogni discriminazione che lo esiliava dalla parte nobile della repubblica delle lettere, il nome di Josephine Tey da noi non ha una notorietà all'altezza della sua importanza. Si pensi che, in un catalogo critico di una decina di anni fa,introdotto da Patricia Highsmith - Crime & Mistery -, questo La figlia del tempo è citato fra i cento migliori polizieschi di tutti i tempi. Dagli anni Trenta ai Cinquanta, infatti, la Tey è stata una creatrice di grande forza innovativa, con l'invenzione del suo personaggio, l'ispettore capo Grant, che unisce l'aristocratico talento del venerando detective dilettante alla tenacia da segugio del poliziotto londinese che ama perdersi nella nebbia.
"La scrittrice di gialli che piace a chi odia i libri gialli": così viene definita Josephine Tey. Scrittrice di cui si parla, e si sa, sempre poco - del periodo in cui visse e scrisse le si preferiscono Margery Allingham e il suo Albert Campion, Agatha Christie con Jane Marple e Hercule Poirot, oppure Lord Peter Wimsey della Dorothy Sayers -, la Tey, vero nome Elizabeth MacKintosh, scozzese di Inverness, arrivò al giallo per caso, dopo aver collaborato inviando poesie, disegni e racconti a testate come la "Westminster Gazette", il "Glasgow Herald" e l'autorevole "English Review", e nel frattempo guadagnandosi da vivere insegnando ginnastica, materia che aveva preferito alla storia dell'arte alla quale era stata avviata dai genitori. E fu proprio la decisione di ritirarsi in un remoto villaggio delle Highlands scozzesi per accudire i vecchi genitori a farle tentare la strada della scrittura, in primo luogo romanzi polizieschi che in quegli anni stavano iniziando a vivere in Inghilterra il loro momento d'oro. L'esperienza non la soddisfece, tanto è vero che non pubblicò una storia gialla fino al 1936, A Shilling for Candles, che Alfred Hitchcock portò sullo schermo l'anno successivo col titolo di Young and Innocent, facendolo interpretare da Nova Pilbeam e Derrick De Mornay. Nonostante il successo del libro e del film, che Hitchcock considerò sempre tra i preferiti di quelli girati in patria, cessò di scrivere polizieschi pubblicando invece due romanzi e tre commedie storiche - Richard of Bordeaux del 1933, Queen of Scots e The Laughing Woman - la prima delle quali venne portata al successo dal compianto Sir John Gielgud, rendendo così popolare Gordon Daviot, pseudonimo che la MacKintosh - Tey si era scelta per l'occasione. Il rapporto con la letteratura gialla fu sempre difficile, quasi come se la rifiutasse in quanto genere minore per poi tornarvi, gettarvisi a capofitto nella fase finale della vita. Infatti passarono altri dieci anni prima che pubblicasse, nel 1946, Miss Pym Disposes, uno dei suoi capolavori e l'unico in cui mise a frutto le sue conoscenze di insegnante di ginnastica, e anche quello che non ha per protagonista il suo alter ego poliziesco, l'ispettore Alan Grant, uomo di legge piuttosto particolare, elegante, di gran cultura e curiosità, dubbioso di tutto e tutti, in primo luogo di se stesso, preso poi a modello da P.D. James per creare il suo di protagonista, il poliziotto-poeta Adam Dalgleish. Il grande interesse per la storia del suo paese, la Scozia, spinse la MacKintosh-Tey-Daviot a occuparsi, in Claverhouse del 1937, del leader nazionalista John Graham, per poi passare, nel 1939, alla storia di Giuseppe tratta dal Vecchio Testamento, The Stars Bow Down, fino a otto atti unici intitolati Leith Sands e pubblicati nel 1946, anno in cui decise di accettare il suo ruolo di scrittrice di romanzi polizieschi. Unica eccezione da allora alla sua morte, avvenuta a Londra nel 1952, fu la biografia romanzata del corsaro Sir Francis Drake intitolata The Privateer, pubblicata postuma. La solida fama della Tey risiede, oltre che su La figlia del tempo e nei già citati The Man in the Queue e A Shilling for Candles, in The Franchise Affair del 1948, in cui si risolve un famoso caso giudiziario ottocentesco e Grant vi appare quasi solo di sfuggita, Brat Farrar, del 1949, torbida storia di uno scambio di persona nell'alta società, To Love and Be Wise, del 1950, fino all'atto finale della saga di Grant, The Singing Sands del 1952, che vede ancora l'ispettore alle prese con la malattia, e la soluzione di un crimine oltre al disvelamento di una leggenda scozzese.
Leggere oggi, in un periodo in cui la letteratura poliziesca è ostaggio di improbabili serial-killer, detective sempre più banali e prevedibili, avvocati cavillosi, perite legali che vanno in brodo di giuggiole ogni volta che devono dissezionare un corpo putrescente o metter mano a un cervello ridotto in pappa, una scrittura corriva che dovrebbe mandare a memoria i maestri, per la gran parte misconosciuti al grande pubblico, delle dime stories USA, caratterizzazioni risibili oltre a un'eccessiva serializzazione e riproposizione dei personaggi, un libro della Tey è godimento puro perché la poco nota scozzese era maestra nel sottile gioco psicologico tra i personaggi, gioco che andava di pari passo con l'evolversi, lento ma inesorabile, della trama. Grant è un risolutore di delitti e misteri suo malgrado, si evince da come indaga che scoprire colpevoli non è il termine ultimo del suo lavoro: quello è individuare le radici vere del Male, le pulsioni psicologiche che armano la mano dei colpevoli, che fanno architettare certe trame impossibili, che spingono l'essere umano a delinquere, rompere quell'"ordine naturale delle cose" che per Grant così naturale non appare. Più che fare paragoni con altre autrici di polizieschi, la scrittrice che immediatamente viene da collegare alla Tey, e questa connessione non faccia gridare allo scandalo, è Penelope Fitzgerald, che proprio con un pastiche poliziesco, The Golden Child, debuttò nel 1977. Come la Fitzgerald per la Tey contano innanzitutto la lingua, - il loro inglese è perfetto -, la costruzione logica, le caratterizzazioni, l'"impatto compatto " della storia    
            
            
            "Tutto ciò che possiamo decidere è come disporre del tempo che ci è dato" (Il signore degli anelli - Tolkien)
        
     
            
    
        
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