mulaky post=57940 userid=3998Ciao Vincenzo, direi che il risultato è abbastanza chiaro però vorrei chiederti una cosa 
Dal romanzo di Mauriac che ti aspetti? Non quello che hai letto in giro, anzi dimentica per un attimo come lo descrivono altri lettori e critici. Leggendo la trama che cosa ti aspetti come primo pensiero? Che sensazioni ed emozioni pensi ti possa dare questo libro? Insomma, per farla breve, che film ti fai sul suo contenuto?
Ovviamente ti puoi avvalere della facoltà di non rispondere perché non voglio metterti in difficoltà, sono solo curiosa di vedere se poi questo romanzo corrisponderà alle attese 
Ciao Giorgia, mi fa piacere leggerti e ti rispondo volentieri senza alcuna difficoltà anche se trovo sinceramente curiosa questa domanda che mi poni. A ogni modo, come ho già detto all'inizio, leggere un'opera di Mauriac è un modo per me di conoscere uno scrittore di cui ho letto cose lusinghiere sulla sua vita di scrittore e giornalista e nutrivo il piacere di osservarlo più da vicino leggendo qualche suo saggio per coglierne il pensiero critico e lo spessore morale, oltre che suoi romanzi.
Detto ciò, per quanto riguarda la scelta del romanzo, perché proprio Therese Desqueroux e non un altro come ad esempio "Groviglio di Vipere", sempre dello stesso autore, di cui la critica sembra proporlo come altro capolavoro? La storia che si racconta in Therese si sviluppa secondo una prospettiva ai miei occhi interessante: non è lo scrittore qui che racconta la vicenda ma lascia la parola alla sua protagonista con un taglio psicologico direi profondo. Questo aspetto lo trovo interessante soprattutto in connessione con la morale cristiana che guida lo scrittore. Come si rapporta rispetto alla storia? Qual’è il taglio che ci propone? Le premesse, cioè il fatto che non racconti direttamente la storia ma per voce della protagonista mi suggerisce forse un atteggiamento prudente che l’autore adotta per non scivolare in quella critica bigotta che spesso accompagna l’uomo di fede?
La protagonista si presenta come persona dai tratti della personalità cupi. Non riesce a spiegare le ragioni del proprio gesto. Perché? Cosa nasconde? Lascerà il lettore senza risposta, con l’amaro in bocca, o sarà in grado di svelare indizi nel corso della sua narrazione perché il lettore possa risalire a una ricostruzione dei fatti condivisibile? Non abbiamo certezza che ciò che racconta sia la verità perché è sempre una ricostruzione personale dei fatti, essendo lei che li narra, che non sembra essere supportata da prove concrete. È la sua personale verità. Dobbiamo crederle sulla parola? È forse spinta da quello che H. Arendt definisce banalità del male? Sarebbe interessante sviluppare un ragionamento sul punto, fare una connessione con tale concetto, ove è possibile.
Le esperienze di vita sin da giovane l'hanno in qualche modo segnata nel suo percorso di vita e a un certo punto il peso della pressione sociale le diventa insopportabile. Siamo agli inizi del novecento ove la condizione femminile non è quella che oggi conosciamo. Le pressioni sociali del tempo erano decisamente forti e avrebbero potuto spingerla anche al suicidio eppure reagisce alle convenzioni sociali cogliendo una via d'uscita forte cioè avvelenare il marito, unico modo per sciogliere il legame con tutte le conseguenze che sono poi seguite. Come affronta tutto questo, sola, confinata a vivere in una solitudine di sentimenti? Cosa saprà raccontarmi per convincermi della sua innocenza o giustificarsi per il gesto?
È questo, il tratto psicologico della protagonista che rende interessante la vicenda e la rende a mio giudizio attuale e il lettore potrà indagarne il percorso introspettivo che la protagonista offre e scorgere quella che può essere una possibile ricostruzione dei fatti lasciando inevitabilmente punti scoperti su cui riflettere.
Spero di aver soddisfatto la tua curiosità.