In questo primo volume della Ricerca c'è un capitolo che può essere letto, ed è spesso pubblicato, a se stante come un libro nel libro, ed è "Un amore di Swann".
Invito tutti coloro che per qualche motivo (non del tutto immotivato) hanno timore ad accostarsi all'opera nel suo insieme a leggere almeno questo "capitolo" del primo volume che narra la storia di amore e odio tra Swann e la sua Odette.
Attraverso la lettura di questa parte de "La strada di Swann" si può "assaggiare" la spettacolare prosa proustiana.
E se vi sembra ancora troppo leggere anche solo una parte del primo volume eccovene un brano in cui troviamo Swann che ascolta un brano musicale. Leggete un po' che roba!
L’anno precedente, a una serata, aveva ascoltato un brano musicale eseguito da piano e violino. In un primo momento aveva gustato soltanto la qualità materiale dei suoni che gli strumenti secernevano. Ed era già stato un grande piacere quando, al di sotto della tenue linea del violino, esile, resistente, densa e direttrice, aveva visto a un tratto cercar d’innalzarsi in un liquido sciabordio la massa della parte per pianoforte, multiforme, indivisa, piana e internamente ribollente come l’agitazione color malva dei flutti incantati e bemollizzati dal chiaro di luna. Ma a un certo punto, senza riuscire a distinguere nettamente un contorno, a dare un nome a ciò che gli piaceva, affascinato all’improvviso, aveva cercato di cogliere la frase o l’armonia – nemmeno lui lo sapeva – che passava e che gli aveva aperto più largamente l’anima, così come certi effluvi di rose che circolano nell’aria umida della sera hanno la proprietà di dilatare le nostre narici. Proprio perché non conosceva la musica, forse, egli poteva provare un’impressione così confusa, una di quelle impressioni che, d’altronde, sono forse le sole puramente musicali, inestese, interamente originali, irriducibili a qualsiasi altro ordine d’impressioni. Un’impressione di quel genere, che ha la durata di un istante, è per così dire sine materia. Certo le note che noi udiamo in quel momento tendono già, secondo la loro altezza e quantità, a coprire davanti ai nostri occhi delle superfici di varie dimensioni, a tracciare degli arabeschi, a darci delle sensazioni di larghezza, di tenuità, di stabilità, di capriccio. Ma le note sono già svanite prima che tali sensazioni siano abbastanza formate dentro di noi per non essere sommerse da quelle risvegliate dalle note successive o persino simultanee. E questa impressione continuerebbe ad avvolgere nella sua liquidità e nel suo fondu i motivi che a tratti ne emergono, appena distinguibili, per subito riaffondare e sparire, conosciuti soltanto attraverso il piacere particolare che danno, sottratti a ogni possibilità di descriverli, ricordarli, nominarli, ineffabili – se la memoria, simile a un operaio che lavora alla posa di fondamenta durature in mezzo ai flutti, non ci consentisse, fabbricando per noi dei facsimili di quelle frasi fuggitive, di compararle e differenziarle da quelle che le seguono. Così, la sensazione deliziosa che Swann aveva provata s’era appena dissolta che già, seduta stante, la sua memoria gliene aveva fornito una trascrizione, sia pure sommaria e provvisoria, che lui aveva potuto tenere sotto gli occhi mentre il pezzo continuava, così che, quando la medesima impressione era all’improvviso ritornata, non era già più inafferrabile. Egli se ne rappresentava l’estensione, i raggruppamenti simmetrici, la grafia, il valore espressivo; aveva davanti a sé quella cosa che non è più musica pura, che è disegno, architettura, pensiero, e che consente di ricordare la musica. Stavolta Swann aveva nettamente distinto una frase che s’elevava per qualche istante al di sopra delle onde sonore. Subito gli aveva proposto delle voluttà particolari, mai immaginate prima di udirla, e che (ne era certo) nient’altro al mondo avrebbe potuto fargli sentire; e aveva provato per lei come un amore sconosciuto.    
            
            
            (Su Anna Karenina) È un'opera d'arte perfetta, che arriva assai a proposito; un libro assolutamente diverso da ciò che si pubblica in Europa: la sua idea è completamente russa.— Fëdor Dostoevskij
Tanti anni nel Club e nemmeno una medaglia!