L'approfondimento di Proust nella sue Recherche non finisce mai. Noi tutti i suoi lettori sappiamo che nelle sue pagine ci sono argomenti che lui nasconde in modo criptico. Una di queste cose è la citazione più volte ripetuta di un libro della Sand, Francois le Champi.Insospettita anche dalle note del curatore Alberto Beretta Anguissola, mi sono messa a leggere il romanzo che la Sand scrisse nel 1848 e pubblicato a puntate sul "Journal de Debats". L'edizione che sto leggendo è della Feltrinelli 2010, traduzione e cura di Cinzia Bigliosi, critica letteraria con grande esperienza.
Qui di seguito posto la mia piccola ricerca frutto di ripensamenti e riflessioni sulla letteratura francese dell'800 e del novecento, di cui in seguito segnalerò dei passaggi di modi di vedere e considerare il rapporto fra l'uomo/ figlio e la madre, descritti e romanzati da tre importanti scrittori francesi: G. Sand, Colette e Proust.
Francois le Champi appartiene al ciclo dei cosiddetti “romanzi campestri” e narra la storia di Francois, un bambino di sei anni circa che, prima di essere casualmente trovato dalla mugnaia Madeleine Blanchet accanto a una fontana di campagna, è stato allevato in un orfanotrofio e poi affidato a una donna molto povera. Francoise verrà cacciato dal marito della mugnaia ma ritornerà adulto e ricco al mulino per sposare la bella Medeleine. Da figlio adottivo Francoise si trasforma in amante e marito.
La domanda che mi pongo:
Perchè Proust dà così importanza a questo romanzo apparentemente innocente? Tanto da nominarlo nella prima parte della sua Recherche, nel dramma per il mancato bacio della buonanotte della madre causa di una scena isterica del Narratore bambino?
Scrive la Bigliosi:
“Esistono tratti potenzialmente eversivi all’interno di “Francois le Champi”.
“Il romanzo ci parla , ma in modo mascherato e distorto, di un amore incestuoso; e cioè di quella relazione che Proust – lettore di Sand – saprà mettere in scena senza ipocrisie, cogliendo con il rigore implacabile delle “scienze dell’anima” a lui contemporanee i nodi inestricabili che avviluppano i rapporti parentali.”
La Sand riempie il suo romanzo di molta sensualità ed è proprio su questa onda
“che il riferimento a Franois le Champi apre e chiude “Alla ricerca del tempo perduto”.
“Malgrado Proust non riconosco all’autrice doti letterarie particolarmente spiccate, riserva una posizione importante al piccolo romanzo della Sand. Egli sapeva bene d’altronde, che non sempre sono gli scrittori più raffinati e profondi a raccontare la vita più autentica.”
Chi ha letto dalla parte di Swann (volume primo della Recherche) ricorderà benissimo quello che successe quella notte in cui il Narratore bambino svegliandosi ormai a tarda ora, cercava in tutti i modi di attirare la madre impegnata in salotto con l’ospite e vicino di casa Swann, in camera sua per un ulteriore bacio delle buonanotte che per lui rappresenta l’unica consolazione nelle notti che al Narratore parevano senza fine.
L’abitudine del bacio della buonanotte contratta tra madre e figlio era fortemente contestata dal padre il quale la considerava una effusione “morbosa e assurda”
La Sand utilizza a metà dell’800 la volontà come mezzo pedagogico contro le aspirazioni di possesso e le fantasie di onnipotenza del bambino nei confronti della madre. Mentre all’inizio del XX secolo viene declinato da Proust al negativo.
“Il bacio della madre al bambino, in Proust, non è che l’esito di una vicenda dolorosa, di un dramma i cui personaggi ostentano ciò che di manchevole insidia il loro essere.”
Tale vuoto di mancanza di forza di volontà è presente non solo nel Narratore bambino, ma anche nei suoi genitori. Infatti il padre davanti alla scena isterica del figlio,
suggerisce alla madre di consolarlo andando nella sua camera da letto e la madre chiederà alla cameriera di preparare il letto grande. La resa di fronte alle richieste del figlio, segnerà la prima abdicazione del potere genitoriale e materno nei confronti del Narratore e ne segneranno la sua futura debolezza.
Così scrive Proust:
“Sapevo che una notte simile non si sarebbe mai ripetuta [….]. Il desiderio più grande che io avessi al mondo era tenere mia madre con me, nella mia camera.”
Madre e figlio si trovano di fronte, entrambi svegli e imbarazzati. La madre propone di leggere qualcosa e apre il pacchetto dei libri che la nonna aveva preparato in regalo per il nipote. Il pacco contiene quattro romanzi campresti della Sand, tra i quali Francois le Champi e la Petite Fadette
Viene scelto per la lettura Francois le Campi, non a caso, qui nella cameretta di Combrey, trasformata dall’ombra notturna in una colpevole alcova.
Nella nota 1) della pagina 52 a cura si Alberto Beretta Anguissola è scritto:
“La scelta di Francois le Champi è tutt’altro che causale, poiché vi si narra una storia d’amore in cui il sentimento materno e la passione tendono a coincidere. Nel capitolo IV, ad esempio, Francois chiede alla Mugnaia Madeleine, per lui diventata una sorta di madre adottiva, di dargli un bacio, così come lei abitualmente bacia il figlio Jeannie: “Il fanciullo si getto al collo di Madeleine e divenne così pallido ch’ella ne fu stupita e se lo tolse dolcemente dai ginocchi cercando di distrarlo. Ma lui la lasciò d’un tratto e fuggi tutto solo come per nascondersi, suscitando l’inquietudine della Mugnaia.
Medeleine andò a cercarlo e lo trovò inginocchiato in un angolo del granaio, tutto in lacrime”
Nota 19) Non a caso, il silenzioso conflitto col padre genera nel Narratore una riflessione che, sviluppa intorno al tema della “colpa, del “vergognoso” “dell’angoscia”, del “castigo e del “peccato” (Proust, alla ricerca del tempo perduto, vol. I, pp. 41 42, 47.
Mentre Francois aveva avuto bisogno della morte fisica del mugnaio, per potersi sostituire definitivamente a esso nel cuore e nello stato di famiglia di Madeleine, l’esito estremo dell’assassinio simbolico prescritto da contesto edipico della situazione che è stata qui richiamata rimane estraneo alla pagina di Proust. E’ la stessa compresenza dei genitori lungo “quella scala odiatissima” che separa il Narratore dal bacio materno ad amplificare la potenza dell’antico mito dell’incesto che rinasce più violento e ambiguo che mai.
Al Narratore è riservata la magica scoperta nella biblioteca dei Guermantes, quando, nel finale del “Tempo ritrovato, scorgendo distrattamente la costa del romanzo nella biblioteca degli ospiti, egli vede risorgere un se stesso antico, “un bambino che prende posto il mio posto”. E che i verdi paradisi perduti dell’infanzia risorgano gloriosi ed eterni, esplodendo come il gusto della madeleine inzuppata di tè caldo. Perché il nostro passato e “le anime di coloro che abbiamo perduti” sono imprigionati “in qualche essere inferiore, un animale, un vegetale, un oggetto inanimato, perdute davvero per noi fino al giorno, che per molti non arriverà mai, nel quale ci troveremo a passare accanto all’albero o a entrare in possesso dell’oggetto che ne costituisce la prigione. (Proust, Alla ricerca del tempo perduto, vol. I cit., pp 55)
"ESSERE! ESSERE E' NIENTE. ESSERE E' FARSI".
(Da "Come tu mi vuoi" di Pirandello)