Stefan Zweig “Freud”
Castelvecchi Editore luglio 2015
Pag.90
Sinossi dalla IV di copertina
Nel 1931, quando questo libro viene pubblicato per la prima volta, la psicoanalisi è ormai una disciplina diffusa e apprezzata in varie parti del mondo, ma continua a destare scandalo, sospetto e polemiche. Raccontando la vita di Freud in parallelo alle evoluzioni della teoria e della pratica psicoanalitica, Stefan Zwieg traccia la storia di un portatore di verità che ci ha dato la possibilità di guardare dentro noi stessi, spingendoci nello stesso tempo a una maggiore comprensione e all’indulgenza verso gli altri. Per lo scrittore, la biografia di Sigmund Freud è lo specchio di una profonda e originale riflessione sul rapporto tra corpo e spirito, sulla differenza tra la medicina scientifica e la terapia dell’anima e sul significato esistenziale della malattia.
La situazione spirituale al tramonto dell’Ottocento
L’autore inizia con la critica della morale ottocentesca, la quale non ha voluto farsi carico di spiegare in modo chiaro la natura umana con le sue pulsioni sessuali, preferendo celarle dietro a una psicologia falsa e insostenibile. La norma morale del XIX secolo era quella di sorvolare su ogni argomento imbarazzante ed agendo sempre come se quell’argomento non esistesse.
Lo Stato, la famiglia, la Chiesa, la scuola e le Università sono tutte armate contro l’idea imbarazzante che l’uomo abbia delle pulsioni, meglio evitare il problema non parlandone.
Sono molti i giovani adolescenti che a causa dell’ipocrisia dominante passano da un medico all’altro i quali non sapendo come curarli li mandano nelle cliniche e nei manicomi dove possono avere delle cure idropiniche o elettriche. Gli omosessuali vengono perseguitati dalle leggi dello Stato e considerati da tutti come esseri moralmente inferiori.
Ed è in questa situazione morale di disciplinata ipocrisia che Freud si viene a trovare con le sue scoperte. Egli inizia con l’esporre a un congresso medico le cause e la natura delle psicosi. Ciò suscita scandalo e sbigottimento.
L’autore inizia ad esporre la teoria freudiana di base, e cioè:
1. Le pulsioni non si possono dominare, al massimo si possono ricacciare dalla coscienza all’inconscio, creando però un fermento e un’inquietudine nervosa perenne.
2. Così si viene a creare un elemento energetico che non sarà mai possibile abolire se non trasferendolo alla coscienza e lì elaborarlo.
Quindi quello che all’epoca viene ritenuto dall’etica sociale un pericolo primo, cioè rendere consapevoli, è ritenuto da Freud salutare. Così si esprime Zweig:
“Gli istinti li può tenere a freno soltanto chi li conosce, i demoni li può dominare soltanto chi li tira fuori dal loro abisso per guardarli liberamente in volto.”
Chi vuole valutare l’opera freudiana a partire dal 1890 in poi, come prettamente medica, cade in un errore grossolano, perché il nuovo metodo proposto da Freud ha impresso una nuova direzione a tutti i problemi basilari della nostra civiltà. Freud ha dato all’umanità maggior chiarezza che non vuol dire felicità, approfondendo l’immagine del mondo per tutta una generazione.
“Le verità radicali non danno mai la felicità portando soltanto decisioni”
L’uomo Freud viene descritto da Zweig come una persona che ebbe una vita modesta: settant’anni nella stessa città e oltre quaranta nella stessa casa, che fu costretto ad abbandonare nel 1938 a causa delle leggi raziali e all’annessione dell’Austria alla Germania.
Ebbe sei figli, la più giovane, Anna, seguirà il lavoro del padre diventando una famosa psicanalista infantile. Ella accudirà amorevolmente il padre fino alla sua morte avvenuta a Londra nel 1939.
Aggiungo alcune note che documentano i rapporti e gli incontri che ci furono tra Freud e Zweig
STEFAN ZWEIG E S. FREUD
Ernest Jones, Vita e opere di Freud III vol.
Ernest Jones nella sua biografia su Freud cita per ben quindici volte Stefan Zweit.
Stefan Zweit era amico di Freud, col quale corrispondeva. Il 14 maggio del 1924 Freud ricevette la visita di Romain Rolland, fu S. Zweig a condurlo a casa di Freud, trascorsero insieme la serata Zweit fungeva da interprete.
Ancora una volta Zweig viene citato: nel dicembre del 1925 Zweit andò a trovare Freud.
Stefan Zweit pubblicò nel 1926 un articolo speciale su Freud. (p. 154)
“Da alcuni anni Freud conosceva Stefan Zweig ed era in corrispondenza molto più estesa con Arnold Zweit. I due scrittori che non avevano nessun rapporto di parentela tra loro erano molto dissimili. Stefan, figlio di genitori facoltosi, si aggirava nei circoli più colti ed artistici di Vienna. Percorreva nella vita un cammino facile. Scrittore fluente e dotato, compose una quantità di libri interessanti e avvincenti, soprattutto biografie storiche, nelle quali rivelava una notevole intuizione psicologica. Però poco lasciava all’immaginazione dei lettori, e li istruiva a putino su ciò che essi dovevano sentire a ogni passo dei suoi racconti. [omiss.] L’atteggiamento di Freud nei confronti dei due uomini è indicato dal modo in cui egli si rivolgeva loro: Stefan era Lieber Herr Doktor, Arnold era Lieber Meister Arnold. Freud conosceva già naturalmente prima gli scritti di Arnold Zweig, ma fu il famoso racconto di guerra Il sergente Grischa a portare a contatto i due uomini. (pag. 165)
Più avanti viene citato ancora Zweig circa L’uomo Mosè, romanzo storico, scritto da Freud, pare che ne abbia parlato con Zwieg, il quale ha pubblicato un articolo che ha infastidito Freud.
A pag. 257 dell’opera di Jones troviamo una lettera datata 17 novembre 1937 di Freud a Zweit in cui si congratula con il futuro autore di Magellano.
A pag. 280 abbiamo una lettera di Freud a Zweig data 20 luglio 1938 in cui Freud ringrazia Zweit per avergli fatto conoscere portandolo a casa sua il giorno prima Salvador Dalì;
Freud ringrazia Zweit per avergli portato il visitatore del giorno prima.
“Poiché fino ad oggi ero incline a considerare i surrealisti che mi pare mi abbiano assunto a loro santo patrono, come perfetti pazzi (diciamo per il 95%, come per gli alcolisti). Quel giovane spagnolo, con i suoi candidi occhi di fanatico e la sua innegabile maestria tecnica, mi ha fatto cambiare parere. Sarebbe certo molto interessante indagare analiticamente come è giunto a creare quella pittura.”
Nel 1939 S. Zweig tenne un lungo discorso in tedesco al funerale di Freud.
Zweig viene ancora citato da Jones circa il suo racconto Drei Meister (I tre maestri, su Dostoewskij)
"ESSERE! ESSERE E' NIENTE. ESSERE E' FARSI".
(Da "Come tu mi vuoi" di Pirandello)