Finito anch'io, ieri sera
Può darsi che tutto quanto sia relativo … e forse è anche vero che de gustibus non disputandum est … ma se esistono pure punti fermi, questo romanzo lo si può considerare solo ed oggettivamente bello.
La grandezza de
I Buddenbrook , a mio avviso, sta anzitutto nel senso della misura. Strano a dirsi, se consideriamo che il libro consta di oltre 700 pagine. Ma non una riga di troppo appesantisce questo capolavoro, cesellato nei minimi particolari senza mai risultare stucchevole e che sa essere anche doloroso e straziante senza mai sconfinare nel melodrammatico.
Tale compostezza, a prima vista, potrebbe essere scambiata per distacco e freddezza, ma in realtà è già commossa partecipazione. Dell’autore, certo; ma anche del lettore, accomunato nella nostalgica e sofferta rivisitazione di un passato che in talune scene e sensazioni diviene anche proprio, ma che in ogni caso non può più rivivere.
Un passato, per i Buddenbrook, economicamente florido e socialmente prestigioso che sembrava potesse essere replicato all’infinito, semplicemente tramandandolo di generazione in generazione, e che invece si dissolve progressivamente, fino all’estinzione. Perché?
Si potrebbe supporre una questione fisiologica (al raggiungimento della vetta, è naturale che segua un declino), così come concomitanti possono essere i fattori esterni (il tramonto della vecchia borghesia accelerato dall’ascesa dei nuovi
parvenus senza scrupoli). Oppure si potrebbe maledire il destino, che a un certo punto si mette di traverso. O, infine, risolverla in una improvvisa e inopinata mancanza di volontà.
Sì, d’accordo: ma perché questa volontà a un certo punto viene a mancare? Ricordo che il vecchio Johann soleva prendere decisioni e risolvere le questioni tagliando corto: «N’en parlons plus! En avant!» Non pensava, non rifletteva, non aveva dubbi. Dunque agiva.
Tra i discendenti, qualche dubbio comincia invece a sorgere. In particolare, il dubbio – espresso forse in maniera inconscia - che sia così giusto e importante anteporre sempre il decoro e la prosperità della famiglia alla propria individualità. La risposta - che nelle riflessioni intime e personali non verrà mai - sta nelle conseguenze: Tony perde amore e giovinezza, Christian rispetto e dignità, Thomas sicurezza e serenità, Hanno salute e, infine, vita.
Restano comunque tutti personaggi indimenticabili. E come Bibbagood, penso anch'io di concedere prossimamente una seconda chance almeno a
La morte a Venezia , pur consapevole del fatto che come i Buddenbrook nessuno mai …