Ho terminato di leggere la Sonata a Kreutzer, di Tolstoj.
Opera scritta dopo la “conversione ai Vangeli”, questo racconto è profondamente intriso di puro fanatismo religioso. L’amore romantico non esiste, afferma con vigore Tolstoj: dietro questa bella maschera si cela solo un istinto bestiale e un desiderio di possesso carnale, che svilisce sia l’uomo che la donna.
Solo l’amore disinteressato per il prossimo è in grado di elevare l’anima; è dunque l’astinenza sessuale l’ideale cui ogni essere umano dovrebbe aspirare.
Il rischio infatti è quello di finire come Pozdnyšev, il protagonista del racconto, che uccide la moglie in un impeto di gelosia, ma che a ben vedere sfoga una rabbia che ha origine non tanto nel presunto tradimento di lei, ma dall’odio che marito e moglie provano ciascuno nei confronti dell’altro. Perché anche il matrimonio è un inganno: una volta sopita la passione, non rimane altro che una reciproca e dolorosa incomprensione ...
Ho scoperto (e scaricato gratuitamente qui
www.lanavediteseo.eu/ebook-omaggio-amore...vole-sofja-tolstaja/ ) che Sof’ja Tolstaja, moglie di Lev Tolstoj, scrisse un romanzo in risposta alla
Sonata composta dal marito.
Amore colpevole , è il titolo: in pratica, pur sotto altre spoglie, la versione rovesciata della storia di cui sopra - in parte anche personale - narrata dal punto di vista della moglie, Anna, alter ego di Sof’ja.
Eh no, caro Lev, afferma con forza la giovane Sof’ja: l’amore romantico e spirituale esiste eccome! Ed è l’amore che ogni donna sogna e che poi identifica - o si sforza di identificare - in quello suggellato dal matrimonio. Se poi il marito ti trascura, o peggio, ti tratta come un oggetto, è chiaro che il cuore possa cercare/trovare altre corrispondenze d’amorosi sensi, senza per forza scadere nell’adulterio.
Anzi, è proprio la sacralità del vincolo matrimoniale a rendere impensabile il tradimento. Ciò tuttavia non può impedire ad un amore casto e puro di sbocciare e fiorire, come appunto accadrà ad Anna con un amico del marito. E indubbiamente questa è la parte del racconto più lirica (e struggente, dato il finale).
Il romanzo è breve e si legge velocemente: non particolarmente avvincente, se vogliamo, e a tratti forse anche ripetitivo (anche in talune espressioni lessicali), ma comunque sempre piacevole. Molto bella, in particolare, l’ambientazione: la campagna russa, vista attraverso i vari cambiamenti di stagione.
Tutto sommato, una lettura che mi sentirei di consigliare: non sarà un capolavoro, ma è la prova che si possa scrivere qualcosa di bello senza per forza sconfinare – e il riferimento a Lev non è casuale - in un numero di pagine spropositato.