Sabato, 06 Settembre 2025

"Il pensiero giapponese" di Mai Yen Le

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26/02/2022 11:12 #58166 da guidocx84
"Il pensiero giapponese" di Mai Yen Le è stato creato da guidocx84
Sono aperte le discussioni sul secondo libro del percorso di lettura: "Il pensiero giapponese: Viaggio nello stile di vita del Sol Levante" di Mai Yen Le (304 pagine;  VERSIONE CARTACEA VERSIONE DIGITALE ).

In questa lunga, metaforica camminata attraverso Kyoto e alcuni siti della regione del Kansai, quindici luoghi diventano l'occasione ideale per immergerci in altrettanti concetti fondanti del pensiero filosofico, spirituale, culturale e sociale del paese nipponico. Spesso ci sentiamo vicini a questi pensieri, ma non è facile vederli vivere, immaginarli, tradurli nel nostro quotidiano. Perché non solo sono troppo lontani nello spazio, ma anche molto distanti dal nostro modo di vivere la realtà di ogni giorno e, talvolta, troppo al di fuori delle nostre concezioni e di tutte le nozioni che abbiamo assorbito. Possiamo dire la stessa cosa della calligrafia e degli ideogrammi dei vecchi templi di questo paese meraviglioso: li guardiamo con stupore, ma senza capire, i simboli ci sfuggono. Tra il Giappone e noi le differenze possono scavare un grande abisso sull'orlo del quale rimaniamo affascinati ma lontani. Questo libro serve per colmarlo.

«Heaven goes by favor. If it went by merit, you would stay out and your dog would go in.» Mark Twain
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27/02/2022 12:06 - 27/02/2022 12:07 #58189 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic "Il pensiero giapponese" di Mai Yen Le
Ciao!! Siete pronti per unirvi a noi ed imparare qualcosa in più sulla cultura giapponese? Si parte verso il Paese del Sol Levante! Chi si unisce a noi?

Volevo informarvi che oggi ho trovato l'e-book in offerta a 1,99 € (invece che a 11,99 €) sul Kindle Store 

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Ultima Modifica 27/02/2022 12:07 da guidocx84.

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28/02/2022 16:07 #58213 da elis_
Risposta da elis_ al topic "Il pensiero giapponese" di Mai Yen Le
Ho sempre osservato con stupore e meraviglia il Giappone e la sua cultura quindi mi ispira molto la trama di questo libro, il prezzo poi, devo ammetterlo, è stato quello che mi ha convinta definitivamente! :P sarò volentieri dei vostri, anche se non posso assicurare nulla riguardo le tempistiche: ho una certa Anna Karenina che mi aspetta ancora per circa 500 pagine! :D
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06/03/2022 16:54 - 06/03/2022 16:56 #58318 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic "Il pensiero giapponese" di Mai Yen Le
Qualche giorno fa ho iniziato questa lettura e vorrei cominciare a condividere con voi qualche prima impressione sul libro 

Trovo molto azzeccata l'idea di utilizzare un viaggio nella stupenda Kyoto (e più in particolare alcune delle sue principali attrazioni) per introdurre uno alla volta alcuni tra i concetti filosofici principali della cultura giapponese.

Per adesso ho letto i primi due capitoli e la prima osservazione da fare (vale per entrambi) è che a tratti i concetti esposti dall'autrice (che nella vita fa la  professional organizer ) possono sembrare davvero troppo filosofici, eterei, poco pragmatici, al punto che leggendoli mi sono domandato più volte quali fossero gli insegnamenti pratici da ricavarne. Però, ponendo attenzione a ciò che leggiamo e facendo scorrere le parole lentamente, e accompagnando quello che leggiamo con qualche ricerca on line, non è difficile entrare in sintonia con quanto scrive l'autrice, facendo auto-riflessione e cogliendone gli aspetti pratici da provare ad attuare giorno per giorno.

Faccio un esempio pratico introducendo il primo capitolo.

PRIMO CAPITOLO: WABI SABI - L'elogio dell'imperfezione

Il wabi sabi si basa sull'idea che nulla è eterno e che ogni cosa è incompiuta: dobbiamo soltanto allenarci ad accorgercene ed accettarlo. Non appena ci riusciamo, se ci riusciamo, abbiamo la strada spianata per adattarci con maggiore prontezza ai cambiamenti che la vita ci impone. Per convivere con l'imperfezione e contemplarla finalmente come la più grande bellezza del mondo.

Accettare che qualcosa possa avvenire al di fuori del nostro controllo non significa rassegnarsi, abbandonarsi ai venti del destino come una barca alla deriva. Accettare che qualcosa possa avvenire al di fuori del nostro controllo vuol dire piuttosto incoraggiarci ad andare avanti nonostante ciò che ci succede intorno, proprio come fa la natura. Il passato deve essere solo una fonte di apprendimento, deve risvegliare ricordi capaci di ispirare in noi un sorriso benevolo. Accettarlo significa anche saper distinguere ciò che vale la pena lasciare indietro da ciò per cui è necessario un intervento. E soprattutto, ciò che ci è impossibile modificare da ciò che invece aspetta soltanto il nostro contributo.


Dobbiamo smettere di opporci al cambiamento, fuori e dentro di noi

Facendo qualche ricerca on line ho scoperto che il concetto è stato preso in prestito intorno agli anni '90 da sviluppatori software ed impiegato nella programmazione agile per descrivere l'accettazione dello stato di continua imperfezione.

Sotto questo punto di vista, rimanere impantanati per lungo tempo nel tentare di realizzare una nuova funzionalità a causa della ricerca della perfezione, risulta essere inutile e deleterio se si considera che ogni stato è transitorio e che l'idea di finire completamente qualcosa è solamente un'illusione.

Se pensate alle wiki (es. Wikipedia stessa), il concetto è esattamente questo. Se si fosse pensato di realizzare una Wikipedia omnicomprensiva rilasciandola on line solo quando pronta, oggi ancora Wikipedia non sarebbe on line.
Invece l'approccio è stato quello di creare una piccola base solida da far crescere a piccoli passi e con un approccio collaborativo.

Anche con Il Club del Libro, se ci pensate, abbiamo adottato questo approccio, cambiando molto negli anni anche e soprattutto in base all'esperienza che facevamo qui e ai feedback delle persone.

Tornando al nome del capitolo (elogio all'imperfezione), credo di aver capito che prima prendiamo coscienza che il perfetto non esiste e che è proprio l'assenza di perfezione che ci permette di andare in contro al cambiamento e migliorarci, prima incominceremo a rilasciare valore per noi stessi e per gli altri.

Qualcuno direbbe che "il meglio è nemico del bene". Il proverbio evidenza come ricercando la perfezione o ponendosi obiettivi troppi ambiziosi, si rischia di ottenere l'opposto del risultato sperato. Cercando di raggiungere un livello sempre più alto si rischia di perdere ciò che di buono già si ha. Inoltre non si considera che con il passare del tempo le condizioni mutano e che ciò che potevamo ritenere "meglio" al tempo X, potrebbe non esserlo più al tempo X+1.

Per approfondire l'argomento, suggerisco questa lettura , la quale fornisce alcune linee guida interessanti e di natura pratica che possiamo applicare nello sviluppo software ma che sono certo trovino applicazione in tanti altri contesti se generalizzate ;)

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Ultima Modifica 06/03/2022 16:56 da guidocx84.
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06/03/2022 22:09 #58322 da Spadera
Risposta da Spadera al topic "Il pensiero giapponese" di Mai Yen Le
Buona sera a tutti. 
Io ho deciso di rifare questo viaggio. 
E considerata la mia passione per il Giappone e la sua millenaria cultura, riparto più che volentieri.
La valigia è pronta...

Indice: una storia millenaria racchiusa in quindici parole.  

Le introduzioni di solito le salto. Questa volta mi ha incuriosito: si intuisce lo spirito di questo viaggio. Un viaggio attraverso il Kansai: una regione costruita nei secoli con principi racchiusi in parole magiche che conservano il proprio potere ancora oggi.     
"E' disperato, eterogeneo, inverosimile, questo Giappone, con la sua immobilità di quindici o venti secoli e a un tratto la sua infatuazione per le cose moderne che lo ha colto come una vertigine. E a colpire ancora di più è la perfetta coesistenza di queste due anime." 

 

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06/03/2022 22:18 - 10/03/2022 07:32 #58324 da Spadera
Risposta da Spadera al topic "Il pensiero giapponese" di Mai Yen Le


"PRIMO CAPITOLO: WABI SABI - L'elogio dell'imperfezione

Il wabi sabi si basa sull'idea che nulla è eterno e che ogni cosa è incompiuta: dobbiamo soltanto allenarci ad accorgercene ed accettarlo. Non appena ci riusciamo, se ci riusciamo, abbiamo la strada spianata per adattarci con maggiore prontezza ai cambiamenti che la vita ci impone. Per convivere con l'imperfezione e contemplarla finalmente come la più grande bellezza del mondo." 


Wabi Sabi, 侘寂,  parola composta da wabi 侘 povertà, semplicità e sabi 寂, che indica quella bellezza che nasce dal passare del tempo.
Ultima Modifica 10/03/2022 07:32 da guidocx84. Motivo: Corretto tag quote

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07/03/2022 14:27 - 07/03/2022 14:28 #58330 da Spadera
Risposta da Spadera al topic "Il pensiero giapponese" di Mai Yen Le
Questa mattina il viaggio è cominciato pienamente.

Ho ripercorso il primo capitolo "Wabi Sabi", L'elogio dell'imperfezione. Può sembrare un concetto molto astratto. Lontano dalla nostra società. Eppure, se ci riflettiamo bene, esso non fa altro che descrivere che il mondo è imperfetto, che noi siamo imperfetti, e che non c'è nulla di male nell'accettarci con le nostre imperfezioni. Anzi, sono proprio queste che rendono l'individuo, la società, il mondo, dei luoghi in cui riscoprire continuamente la bellezza dell'esistenza. Perchè questa ricerca che parte dall'imperfezione e attraversa la bellezza che ci circonda ci permette di acquisire consapevolezza. La consapevolezza di se stessi come parte essenziale dell'universo. Un universo che non è eterno, che è incompiuto, a che proprio per questo suo essere non perfetto, ci offre l'opportunità di imparare ad adattarci con prontezza al cambiamento, unica costante dell'esistenza. Forse è questo il segreto della felicità?    
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07/03/2022 16:03 - 07/03/2022 16:30 #58334 da enrico
Risposta da enrico al topic "Il pensiero giapponese" di Mai Yen Le
Guido ci indica un’ interessante somiglianza tra l’imperfezione wabi-sabi e il pensiero agile. Potremmo aggiungere il principio del Minimum Viable Product .

Ma vorrei restare sul piano dell’estetica e del gusto. Ritrovando in altre culture, anche senza alcun contatto con il Giappone, un tratto comune che corrisponde al rapporto rilassato con la levigatezza delle forme e della regolarità dei pattern visivi.  Penso al gusto per il Mediterraneo. Per forme, textures, superfici, asimmetrie, semplicità, irregolarità e imperfezioni che amiamo. Credo per una reazione all’estetica dominante che si è accompagnata al progresso tecnologico.

Me ne sono occupato studiando design management. Scriveva nel 1954 il designer Ettore Sottsass del gusto per il rustico:

  “nasce da un certo amore per tutto ciò che è mediterraneo, da Capri al Marocco, dalla Sicilia alla Tunisia e per il colore del mare caldo, del cielo limpido del meridione. E’un amore che comprende non soltanto il Mediterraneo ma le cose rustiche e ruvide di tutti i mari del Sud, dalle calde isole del mar dei Caraibi, delle coste del Messico, dei deserti dell’America meridionale. E’ amore per tutte le cose corrose dai secoli, dal sole e dalle sabbie bollenti; amore per i colori violenti e vecchi, per le materie dolci e granulose, per le paste tenere e fragili.” (Ettore Sottsass, Scritti, Neri Pozza, Vicenza 2002)


Ettore Sottsass era stato il fulcro creativo del design Olivetti. Poi, negli anni ’70 si era smarcato dal razionalismo per seguire strade nuove. Ma anche in periodo razionalista aveva sposato la natura organica delle forme, delle superfici e delle palette cromatiche che si discostavano dagli stilemi dell’arredo per ufficio. 
Una vacanza su un’isola del Mediterraneo avvicina a quel primitivo e quel semplice che è in comune con il Wabi-Sabi. Anche se nessun marinaio mediterraneo ha mai veleggiato nei secoli passati verso le isole del Giappone.

Il primitivo, l’imperfetto è una forma di relax dell’anima che si manifesta in ogni cultura. Gli stessi stoici, come l’Imperatore Marco Aurelio, trovavano riposo dell’anima, provata dalle battaglie e dall’esercizio del potere nella complessità del governo, in un piccolo orto, tra le cose semplici e imperfette dei contadini. Ogni Arcadia non è che un mondo possibile in cui si può dissetare con acqua di ruscello in una coppa di legno grezzo o di argilla rustica.

Ma tornando dagli stili di pensiero, dai gusti e dalle mentalità ai nostri officia quotidiani, dove ci aveva portato il libro e il commento di Guido, credo che dovemmo apprendere quella speciale rilassatezza che caratterizza una vacanza su un'isola o in campagna nel modo in cui viviamo la nostra workplace experience. Provandoci ad essere più giapponesi, ma anche più mediterranei.
Ultima Modifica 07/03/2022 16:30 da enrico.
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07/03/2022 21:25 - 07/03/2022 21:26 #58339 da Spadera
Risposta da Spadera al topic "Il pensiero giapponese" di Mai Yen Le
Uno dei concetti che più mi ha colpito in questa prima tappa attraverso Wabi Sabi e saniwa, è quanto possiamo imparare dalla natura: chi vive nella natura sa che accettare che qualcosa possa avvenire al di fuori del nostro controllo non significa assolutamente rassegnarsi. In questo mi sembra di ritrovarvi tanto di quello che nell'ambito dei progetti è il significato più profondo di gestione.Ci sono cose che possiamo gestire. Altre che invece possono accadere ma non possono essere controllate. Quanto è importante per chi si occupa di progetti imparare ad affrontare le prime e le seconde? Occorre molta umiltà per comprendere e far proprio tale atteggiamento, e, probabilmente, l'umiltà andrebbe annoverata tra le soft skill di un buon project manager. "Dobbiamo imparare a sopportare l'incertezza e ad allenarci alla pazienza."In un certo senso è lo steso concetto che nei primi anni 2000 da Dave Snowden ha cercato di sviluppare attraverso il suo famoso framework "Cynefin". Il termine Cynefin, è una parola gallese che spesso viene tradotta con “habitat”, ma che in realtà ha un significato più complesso. Il termine infatti descrive un luogo dove un essere vivente percepisce la natura intorno a sé come giusta e accogliente.    

Allegati:
Ultima Modifica 07/03/2022 21:26 da Spadera.
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09/03/2022 15:47 - 09/03/2022 15:49 #58369 da Spadera
Risposta da Spadera al topic "Il pensiero giapponese" di Mai Yen Le
Seconda tappa: il KaizenTermine giapponese che molti sicuramente conoscono e che viene tradotto in italiano con l’espressione “miglioramento continuo”. In effetti “kaizen” è molto più di un termine: è una vera e propria filosofia di vita. Un miglioramento continuo che è fatto di tanti piccoli passi e i cui risultati cominciano a vedersi poco per volta ma che hanno la proprietà di essere sostenibili, ovvero duraturi nel tempo. Qui sta il segreto di questa parolina. Toshio spiega a Le Yen Mai perché a Kyoto ci sono tante panetterie. Ottime panetterie. Perché i Giapponesi hanno saputo fare proprio il concetto di “kaizen”: apprendimento attraverso la pratica, selezione dei migliori modelli da imitare e implementazione per un miglioramento continuo degli stessi. “In poche parole: studiare, imitare, migliorare.”Attenzione, perché non si tratta di una copia di qualcosa di preesistente ma di un’evoluzione che parte da un modello base esistente per arrivare a risultati sempre più importanti in una continua tensione alla perfezione. Una perfezione che non è un punto di arrivo ma un modo di essere. Piccoli passi, uno dopo l’altro che non finiranno mai… 

 
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Ultima Modifica 09/03/2022 15:49 da Spadera.
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