SINOSSI
Ultimo volume della «Recherche» pubblicato da Proust in vita, tra maggio 1921 e aprile 1922, «Sodoma e Gomorra» è il libro più costruito e al tempo stesso libero, arioso e inventivo dell'opera, «il più ricco in fatti psicologici e romanzeschi» secondo lo stesso autore. A primeggiare è la figura di Charlus, una delle più grandi creazioni dell'universo proustiano, insieme al personaggio di Albertine, entrambi protagonisti di episodi erotici a sfondo omosessuale. Ma «Sodoma» contiene anche uno dei momenti più alti, vibranti e commoventi della «Recherche»: la scoperta, da parte del Narratore, delle celebri "intermittenze del cuore".
RECENSIONE
In questo volume dell'opera, Proust introduce quelle che nei precedenti volumi aveva accennato più o meno velatamente: il tema dell'omosessualità, pratica erotica che resta sterile e non porta alla procreazione. Proust la definisce "razza maledetta". Nonostante ciò, Proust ci descrive un incontro omosessuale fra il sarto Jupien e il barone Charlus, a cui assiste involontariamente il nostro Narratore, con una ironia che sconfina nel grottesco. Qui l'autore si riferisce a Sodoma. Mentre Gomorra la riserva all'omosessualità femminile, di cui Albertine fa parte. Possiamo anche ammirare il vasto affresco che fa l'autore di una soirée dalla principessa Guermantes alla quale partecipa il nostro Narratore. Altro motivo di grande interesse, con belle descrizioni poetiche, è la descrizione del secondo soggiorno a Belbec, con le pagine indimenticabili delle "Intermittenze del cuore". Il Narratore, mentre si allaccia gli stivaletti, ricorda la nonna amata e morta, che l'anno prima lo confortava ed era pronta ad arrivare nella sua stanza non appena lui l'avesse chiamata con un colpo alla parete assai sottile che divideva le loro stanze. Il ricordo irrompe prepotente nella memoria del Narratore, con tutta la sua tragicità. Egli pare non sopportare la tristezza di questo ricordo e si dispera piangendo. Il Narratore sente finalmente col cuore che la nonna è morta e soffre per questa perdita. Questa sofferenza, involontaria e improvvisa, va custodita come una reliquia perchè, dice il Narratore, in essa traspare "quella strana contraddizione della sopravvivenza e del nulla intrecciati dentro di me". La nonna muore nel libro precedente, e si capisce che il Narratore non aveva ben metabolizzato tale fatto, anche se una delle pagine più belle riguarda la descrizione del Narratore che porta a casa la nonna che sta male, su una carrozza. Queste righe successive sono tratte direttamente dal libro precedente, le riporto qui perché per me sono più che meravigliose: "Il sole declinante incendiava un muro interminabile che il nostro fiacre doveva costeggiare per raggiungere la via dove abitavamo: muro sul quale le ombre del cavallo e della vettura, proiettate al tramonto, si stagliavano in nero contro il fondo rossastro, come un carro funebre in una terracotta di Pompei". Decisamente questo libro mi è piaciuto molto. Direi che, tra quelli scritti da Proust, è il libro più romanzato che abbia scritto: è pieno di avvenimenti e di nuovi personaggi che diventeranno amici del nostro Narratore. Da non dimenticare il racconto della vita nel Gran Hotel: i suoi portieri, Lift e il direttore con i suoi strafalcioni linguistici veramente divertenti.
[RECENSIONE A CURA DI GRAZIELLA]
Autore | Marcel Proust |
Editore | Mondadori |
Pagine | 584 |
Anno edizione | 2018 |
Collana | Oscar moderni |
ISBN-10(13) | 9788804704010 |
Prezzo di copertina | 12,00 € |
Prezzo e-book | 0,99 € |
Categoria | Contemporaneo - Attualità - Sociale - Psicologico |