SINOSSI
Le terre dello sciacallo è la prima grande opera di Amos Oz, una raccolta di racconti dall’ampio respiro che ha segnato l’affermazione dello scrittore. Nove storie sono ambientate in un kibbutz, l’ultima, invece, è una specie di parabola ambientata in tempi biblici. In questo libro l’Israele di oggi ancora non esiste, ci sono solo piccoli agglomerati di abitazioni e di campi coltivati che, dopo il tramonto, precipitano nel buio e nel silenzio, circondati dall’ignoto. Lì vivono uomini, donne e bambini impegnati in un ambizioso progetto utopico, spinti dal desiderio di fondare una patria ma anche dall’aspirazione a una vita diversa, a nuovi rapporti tra le persone, a una speranza di rigenerazione. Pionieri, sabra, intellettuali europei e rifugiati che hanno un sogno, che hanno combattuto guerre, dato forma a un’ideologia politica per forgiare una nazione. Ma la realtà non è dolce come il sogno. Sono storie conturbanti, sensuali, poetiche e spietate. E lo sciacallo, che insegue il lettore pagina dopo pagina, ulula nella notte fuori dai cancelli.
RECENSIONE
I racconti si svolgono per la maggior parte nei Kibbutz, una vita in comunità (descritta nell'ultima parte del libro La bibliotecaria di Auschwitz di Dita Kraus) in cui ogni attività, dal lavoro al pranzo, si svolge in associazione, a cui si contrappone il deserto circostante che simboleggia, con la sua immobilità ed il suo silenzio, la solitudine interiore dei personaggi. Soli nel proprio dolore, nella sofferenza che deriva dal passato (campi di concentramento) oppure causato da scelte obbligate e fatte contro il proprio desiderio. Lo sciacallo è una presenza fissa in ogni racconto, un "fil rouge" che accompagna il lettore nel suo percorso dal primo racconto in cui un cucciolo intrappolato all'interno di una tagliola provoca "gioia per il male altrui che fa fatica a camuffarsi da pietà" da parte delle altre belve ma, simboleggia, lo stesso sentimento che provano i personaggi delle storie verso l'angoscia altrui. Lo sciacallo, come la morte che può solo rievocata in un ricordo o reale, arriva quando non c'è più speranza di riscatto. I personaggi di questi racconti non sono descritti dal punto di vista fisico nel dettaglio, come in altri autori; una vecchia è una donna con solchi profondi ai lati del viso oppure una giovane donna è descritta per la pelle bianca e delicata. Descrizioni che sono come pennellate veloci su una tela intonsa, pennellate date con furia come furiosi e violenti sono i caratteri ed i comportamenti dei protagonisti. Su questa tela si forma velocemente l'immagine del luogo in cui si svolge la scena, il lettore vi si immerge e tramite questi pochi ma diretti tratti è lì all'interno, uno spettatore non visto ma che interagisce attraverso la scrittura di OZ con i sentimenti cupi degli interpreti della storia. Il tutto è racchiuso nel pensiero di un giovane militare che si pone un quesito fondamentale: "La domanda è: da dove viene questo improvviso e intenso desiderio di morire, qui e ora ?" È un libro cupo ad una prima visione ma Oz è riuscito a catturarmi nel suo turbinio di sentimenti e, dopo quattro giorni di lettura, mi sono sentita orfana di questi racconti e ne avrei voluti ancora e ancora.
[RECENSIONE A CURA DI SILVIARKI]
| Autore | Amos Oz |
| Editore | Feltrinelli |
| Pagine | 272 |
| Anno edizione | 2021 |
| Collana | I narratori |
| ISBN-10(13) | 9788807034695 |
| Prezzo di copertina | 18,00 € |
| Prezzo e-book | 11,99 € |
| Categoria | Contemporaneo - Attualità - Sociale - Psicologico |


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