SINOSSI

"Attenzione: colui che entrerà in scena all'inizio di questo romanzo, in qualità di umile spalatore di fossi, è uno dei personaggi più leggendari prodotti dalla letteratura moderna. Attenzione ad Arturo Bandini, il possente scrittore, lo spietato condottiero, l'invincibile mezzofondista, l'amante irresistibile, il tenero figlio che dà sangue e sudore per mantenere una famiglia di femmine parassite. Bandini l'immortale, orgoglio d'Italia e d'America; l'astuto Bandini che nessuno mette nel sacco; egli sta per fare la propria comparsa e conquisterà il mondo." (Sandro Veronesi)

RECENSIONE

La strada per Los Angeles è un romanzo che vibra come un nervo scoperto: non levigato, non conciliato, non maturo, e proprio per questo tremendamente vivo. Arturo Bandini, nel suo primo vero passo narrativo, non è ancora l’eroe disilluso e struggente che incontreremo più avanti: è un ragazzo goffo, furioso, pieno di energie disordinate che sembrano esplodere in ogni direzione. La sua Los Angeles — o meglio, quella striscia di periferia aspra e polverosa che guarda da lontano la grande città, come un miraggio — ha poco a che fare con il glamour da cartolina. È un territorio di confine, una terra di passaggio, dove i sogni fanno più rumore delle strade stesse.
Il ritmo del romanzo è febbrile: Bandini parla, sbraita, immagina, crolla, si rialza, sempre mosso da un desiderio infantile e feroce di diventare "qualcuno". Il suo ego smisurato, la sua rabbia contro il mondo — e contro se stesso — non sono difetti, ma strumenti narrativi. È come assistere alla nascita di un personaggio che sa già che un giorno diventerà grande, ma non ha ancora imparato a tenere in mano gli attrezzi della vita. Una delle qualità più sorprendenti del libro è la capacità di alternare comicità e disperazione con una naturalezza disarmante. Si ride della sua goffaggine, delle fantasie esagerate, delle dichiarazioni di grandezza sparate nel vuoto; e un attimo dopo ci si accorge che dietro ogni risata c’è una fame autentica di dignità, di amore, di riconoscimento. La miseria morale ed economica che Bandini si porta addosso non è mai pietistica: è una forza primordiale che lo spinge avanti, malgrado tutto. Il rapporto con la madre è il centro emotivo più potente del romanzo: dolente, teso, mai risolto. Lei è presenza silenziosa, sacrificale, appartenente a quel mondo di immigrati che sopravvive a colpi di rassegnazione; lui, figlio ribelle e ingrato, si dibatte per sfuggire a un destino che percepisce come una condanna. La casa povera, il quartiere senza gloria, il mare lontano della California: tutto diventa un recinto da cui scappare. In questo senso, il romanzo è quasi un rito di passaggio. Non racconta "come si arriva" a qualcosa, ma come si impara a camminare tra illusioni e sberle morali, tra entusiasmi immotivati e cadute inevitabili. La scrittura è nervosa, tagliente, a volte sgraziata: ma proprio questa imperfezione restituisce una verità che pochi romanzi del Novecento possiedono con tale intensità.
Alla fine della lettura rimane la sensazione di aver assistito non tanto alla storia di un ragazzo, quanto alla combustione spontanea di un talento. Una fiamma ancora instabile, ma destinata a illuminare molto altro: la città, i sogni, la povertà, il coraggio, e quella fame di vita che nessuna disillusione riuscirà mai davvero a spegnere.

[RECENSIONE A CURA DI MINNELLI]

Autore John Fante
Editore Einaudi
Pagine 200
Anno edizione 2016
Collana Super ET
ISBN-10(13) 9788806232450
Prezzo di copertina 13,00 €
Prezzo e-book 6,99 €
Prezzo audiolibro 10,95 €
Categoria Contemporaneo - Attualità - Sociale - Psicologico