SINOSSI
Clarissa Dalloway, moglie di un deputato conservatore, prepara la sua festa per la sera; Septimus Warren Smith, sopravvissuto alla "grande guerra", nel frattempo passeggia con la moglie Rexia a Regent's Park in preda ai suoi deliri. Nulla sembra legare i due, se non la città di Londra. I due senza incontrarsi, ma passando per gli stessi luoghi, tessono il filo sottile di corrispondenze, di echi ed emozioni che crea il romanzo.
RECENSIONE
Per me è un onore avere l'opportunità di dire la mia riguardo un romanzo che ha segnato un profondo cambiamento nella letteratura non solo inglese, ma anche mondiale; mi riferisco a "La signora Dalloway" dell'intensa e magistrale Virginia Woolf, pubblicato nel 1925. Quest'opera è considerata uno dei manifesti del Modernismo, una corrente ideologica di inizio Novecento, influenzata dalle scoperte fisiche e psicanalitiche del periodo, che si occupa della crisi dell'esistenza umana e delle certezze che l'uomo fino ad ora si era portato dietro. A primo impatto si nota subito l'impostazione innovativa del romanzo: è assente il narratore onnisciente (tipico dei romanzi di Manzoni o di Dickens), pertanto solo attraverso i pensieri e le emozioni dei personaggi del romanzo è possibile ricostruire i fatti della vicenda narrata. Tutto ciò è l'applicazione diretta della teoria filosofica del "flusso di coscienza", ossia il treno di pensieri che scorre all'interno dell'uomo e tenta di emergere o attraverso lapsus (come direbbe Freud) o, per usare termini dell'autrice, attraverso i "momenti dell'essere", con cui i personaggi, attraverso le proprie emozioni, riescono a comunicare a vicenda senza il dialogo o l'uso di qualunque parola. La trama del romanzo è molto povera, tratta della cinquantaduenne Clarissa Dalloway, la quale è intenzionata a fare una festa a casa sua la sera; la forza del libro risiede infatti nel discorso indiretto libero della protagonista, mediante il quale il lettore riesce a ricostruire le vicende del personaggio, sia quelle legate alla sua giovinezza, sia alla sua matura età. Accanto a Clarissa, un secondo protagonista del romanzo è Septimus Warren Smith, un soldato reduce dalla I Guerra Mondiale ma profondamente segnato da essa, quasi ossessionato che lo ha reso molto fragile e insicuro a tal punto che lo condurrà al suicidio alla fine del romanzo. Inspiegabilmente (attraverso i momenti dell'essere) il dolore di Septimus è avvertito dalla stessa Clarissa, la quale incomincia a sentirsi incompleta e insoddisfatta, ma non a tal punto da suicidarsi, avendo in mente ciò che le è più caro, ossia la gioia di vivere. Si ricorda che con il personaggio di Septimus, Virginia Woolf critica fortemente la guerra, che, secondo l'autrice, non ha niente di positivo, porta soltanto disgrazie e dispiaceri. Un altro elemento su cui ruota l'intera opera è il tempo, e, in modo particolare, la distinzione fra tempo oggettivo, segnato dalle lancette dell'orologio e dalle campane del Big Ben, e tempo interiore (inner time), ossia il tempo che scorre in ciascun personaggio, che non ha limiti e, soprattutto, non ha estremi (si passa facilmente dalla propria infanzia, al presente e si può arrivare all'imminente futuro). Riconosco che "La signora Dalloway" sia un romanzo parecchio impegnativo e complesso, ma, se viene contestualizzato nel periodo storico-letterario in cui è stato prodotto, allora si riesce ad apprezzarlo fino in fondo, considerando anche la presenza di tematiche molto importanti e significative per la letteratura non solo di ieri ma, perché no, anche di oggi. Ricordo inoltre che Vanessa Redgrave ha interpretato Clarissa Dalloway nella trasposizione cinematografica del 1997.
[RECENSIONE A CURA DI ROBY]
| Autore | Virginia Woolf |
| Editore | Mondadori |
| Pagine | 236 |
| Anno edizione | 2007 |
| Collana | Collana Oscar classici moderni |
| Lingua | Italiano |
| ISBN-10(13) | 9788804570233 |
| Prezzo di copertina | 9,00 € |
| Prezzo e-book | 0,99 € |
| Categoria | Contemporaneo - Attualità - Sociale - Psicologico |


Commenti
Pubblicato nel 1925, La signora Dalloway è una delle vette della narrativa del Novecento, momento cruciale nell’evoluzione letteraria della Woolf. Scrittrice tra le più originali del suo tempo e figura centrale del gruppo di Bloomsbury, Woolf rinnova profondamente la forma del romanzo. Il romanzo si svolge nell’arco di una sola giornata, seguendo i pensieri della protagonista Clarissa Dalloway, borghese raffinata impegnata nei preparativi per una festa serale. Ma l’apparente semplicità della trama è il pretesto dietro cui si cela un mondo interiore complesso, fatto di desideri repressi, ricordi, inquietudini, che, senza alcun ordine cronologico, emergono attraverso una prosa elegante e raffinata. Sviluppandosi sul filo della memoria, del desiderio e della morte, Clarissa, perfetta padrona di casa, coltiva un senso di vuoto interiore, un'oscura consapevolezza dell’inutilità delle convenzioni sociali. La signora Dalloway, per la sua sperimentazione linguistica, per la lucidità con cui affronta il tema del trauma, della solitudine e dell’identità, per la modernità con cui scardina la narrazione patriarcale, resta un’opera imprescindibile del canone novecentesco: un classico, ma anche un testo vivo, capace di parlare al presente con voce intima e universale. La vera novità del romanzo sta nell’utilizzo di uno stile che caratterizzerà molto anche la produzione successiva della Woolf, il ricorso al “flusso di coscienza” come tecnica che la scrittrice adatta in modo personale: non pura registrazione del pensiero, ma strumento poetico e riflessivo. Il tempo oggettivo – le ore scandite dal Big Ben – si intreccia con il tempo soggettivo della memoria e dell’emozione. La vetta espressiva la Woolf la raggiungerà nel 1927 con Gita al faro in cui, oltre alle tematiche dell’identità, della memoria, del tempo soggettivo e della condizione femminile de “La Signora Dalloway”, la Woolf aggiungerà un ulteriore grado di sofisticazione unendo riflessione metafisica e profonda analisi delle dinamiche familiari e artistiche. Il romanzo si inserisce pienamente nel movimento artistico e letterario del Modernismo che rivoluziona le strutture narrative tradizionali, rinunciando alla linearità e all’oggettività per privilegiare la frammentazione del tempo, la soggettività e l’interiorità. Esplorare, attraverso nuove forme, la coscienza umana nell’epoca della modernità affianca la Woolf ai più fulgidi esempi del Modernismo quali l’Ulysses (1922) di Joyce e The Waste Land (1922) di Eliot, con cui la Woolf dialoga condividendone la crisi del linguaggio e della rappresentazione. Accanto a Clarissa, emerge la figura tragica di Septimus Warren Smith, reduce della Prima guerra mondiale affetto da disturbi mentali, attraverso cui Woolf denuncia il trattamento riservato ai reduci e critica duramente l’ottusità delle istituzioni mediche e sociali: la sua follia non è solo personale ma simbolo del fallimento sistemico e morale della società. Il suo suicidio diventa il lato oscuro della brillante festa di Clarissa, in un montaggio parallelo che fonde dramma individuale e critica sociale. Il contrasto con Clarissa, simbolo dell’alta borghesia inglese, mette in luce le tensioni tra apparenza e interiorità, tra mondanità e dolore. Clarissa stessa riflette continuamente sulla morte, sulla solitudine, sul senso della vita; una donna intrappolata tra i ruoli sociali e la propria individualità, simbolo di eleganza e di rispettabilità, ma attraversata da inquietudini esistenziali, memorie di desideri non vissuti, domande irrisolte su amore, morte e senso dell’esistenza. Dal ricordo di Sally Seton — amica e forse amore giovanile — affiora una complessità affettiva e identitaria che sfida le norme del tempo. Woolf esplora così non solo la fragilità della mente ma anche la condizione femminile, le tensioni tra libertà e costrizione. La sua giovinezza con Sally Seton, evocata in flashback, lascia intuire un legame affettivo e forse omosessuale che non ha trovato spazio nella vita adulta — un tema che Woolf affronta con una sensibilità straordinariamente moderna in cui rievoca un sentimento amoroso mai pienamente vissuto, da cui emerge una tensione affettiva e identitaria tratteggiata con rara finezza, anticipando questioni legate al genere e alla sessualità al centro del futuro pensiero femminista. Un’opera cardine del Modernismo e dell’intera produzione di Woolf: laboratorio stilistico, riflessione esistenziale e politica che interroga il lettore di ieri e di oggi. Una lettura complessa che abbandona la rappresentazione oggettiva del mondo per immergersi nella soggettività più profonda, nella frammentarietà dell’io, nella crisi delle apparenze. La signora Dalloway, ci obbliga ad ascoltare con più attenzione il tempo interiore che ciascuno porta con sé. Woolf non ci offre risposte, ma ci invita ad ascoltare la voce interiore dei suoi personaggi e, attraverso di essa, forse anche la nostra.