
Se vi chiedessero di rispondere alla domanda "Qual è la distanza giusta, quella da mantenere per evitare di farsi male?", probabilmente alcuni replicherebbero: "Dipende dalla situazione." Altri forse risponderebbero in automatico: "Un metro, un metro e mezzo", una misura che ora è impressa nella nostra mente, quella anti-contagio.
La distanza ha sempre fatto parte della nostra quotidianità, ma non le abbiamo prestato particolare attenzione, forse perché finora non ha mai rappresentato un problema o perché non ci è stato imposto un limite da rispettare, se non in circostanze specifiche. Pensiamo, ad esempio, alla classica linea gialla dipinta sulla banchina delle stazioni, una linea di demarcazione che separa la zona "sicura" dal pericolo di essere travolti dal treno, o a quella sul pavimento negli uffici postali e in alcuni studi medici, ideata per proteggere la privacy. In questi casi il distanziamento è limitato ad un breve lasso di tempo, e alcuni, quelli più pazienti, riescono a stringere i denti e a rispettare le regole.
Quest'anno però, il 2020, sarà ricordato come l'anno in cui la distanza ha costituito un grande problema per la maggior parte di noi, separando figli dai genitori, nonni dai nipoti, fidanzati, amici, coniugi. Se pensassimo unicamente a questi episodi, la distanza assumerebbe una connotazione negativa, ma l'abbiamo detto poco fa: la distanza è anche una precauzione, salva la vita. Ci permette di fare i conti con noi stessi, di capire quali sono le cose più importanti e di dargli la giusta priorità. A volte abbiamo bisogno di allontanarci da una situazione che ci preoccupa per avere una visione più ampia, una prospettiva diversa che ci aiuti a cambiare atteggiamento o a prendere decisioni sagge, ponderate. In altri casi, al contrario, la distanza è distruttiva: ci si allontana dalle persone che amiamo, ci distrae dagli obiettivi inducendoci a procrastinare impegni e scadenze, oppure contribuisce ad indebolire i legami.
La distanza quindi ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi, pro e contro. Come si fa a stabilire quella giusta in un qualsiasi rapporto? "Ogni tipo di relazione, non importa la sua natura, ha sempre e comunque bisogno della sua giusta distanza."
Una domanda a cui non è facile rispondere perché il nostro concetto di "giusta distanza" differisce da quello degli altri. Potremmo considerarci discreti e invece risultare freddi, o reputarci premurosi ed essere considerati opprimenti o addirittura invadenti. Questo è proprio ciò che accade ai protagonisti dell'ultimo libro di Sara Rattaro, La giusta distanza (Sperling & Kupfer), Aurora e Luca, che sembrano rincorrersi senza riuscire ad incontrarsi, e restare insieme solo per pochi istanti, per poi allontanarsi di nuovo. Sono vicini eppure lontani, vogliono cose diverse e, come accade a molti, quando hanno iniziato a frequentarsi Aurora era troppo giovane per una relazione seria, un fidanzamento in vista del matrimonio. Lui protettivo, riservato, ordinato, efficiente; lei impulsiva, con scarso autocontrollo, incostante, alla continua ricerca di certezze. Il contrasto tra le due personalità è evidente: Aurora sa che Luca è certezza, ma in alcuni momenti rifiuta la compostezza e la neutralità che gli impediscono di prendere una posizione. Lei desidera correre il rischio di perdere quella sicurezza per vivere i suoi vent'anni, scappare dal dolore per la perdita della madre e per l'assenza del padre.
Una storia di distanze che si accorciano e si dilatano in un arco di tempo lungo più di dieci anni, in cui questi due ragazzi crescono e maturano insieme, riuscendo, alla fine, a trovare l'equilibrio: la giusta distanza. "Perché una pietra focaia e un vecchio pezzo di legno non possono fare granché se tenuti lontani. Ma quando la distanza diventa quella giusta, allora preparatevi a domare un incendio." Che si tratti di un matrimonio o di un'amicizia, la forza del legame non sta nell'avere i medesimi interessi, ma gli stessi valori.
(articolo a cura di Rossella Belardi)
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