
Charles Baudelaire nasce a Parigi nell'anno 1821. Scrittore, critico d'arte e poeta ma anche filosofo, giornalista e traduttore, si dedica infatti alla traduzione delle opere dell'autore americano Poe, che apprezza molto.
È considerato un esponente chiave del simbolismo, un movimento culturale nato in Francia nel XIX secolo. Nella letteratura simbolista la poesia, così come l'arte in generale, è immaginata come incontaminata dalle problematiche sociali. Baudelaire, seppur appartenente a questa corrente letteraria, assume una posizione autonoma, elaborando il concetto di "poesia pura" libera da ogni preoccupazione e costrizione morale.
Vive un'infanzia molto tormentata. All'età di sei anni perde il padre e dopo poco la madre si risposa con un altro uomo, il tenente Aupick, dal carattere freddo e severo, che il giovane Charles non tollera e finisce presto per odiare. Da allora il rapporto con la madre diviene molto difficile. La sua condizione familiare è sicuramente la causa della vita dissoluta e sregolata, in opposizione al perbenismo borghese che avrà in seguito.
Nello studio è incostante, alternando buonissimi profitti ad un atteggiamento pigro, arrivando perfino a essere espulso dal liceo in cui studia a causa della sua condotta, per non aver voluto consegnare al professore un biglietto che un suo compagno di classe gli aveva passato.
Dopo il liceo comincia per Baudelaire quella vita del bohémien o del flâneur, quest'ultimo termine reso celebre da lui stesso e che evoca l'immagine dello studente o del gentiluomo che vive una vita oziosa e ribelle vagando per le strade tra i piaceri della notte e l'interesse per l'arte. Proprio a causa della vita dispendiosa e priva di regole, la sua famiglia lo costringe a un viaggio in India in nave, che però non porterà a termine, ma in cui affronterà tappe importanti e avrà influenza in seguito, sulla sua opera prima. Un anno dopo, nel 1842, incontra Jeanne Duval, chiamata "La Venere Nera", danzatrice creola, che secondo la madre lo tortura ogni giorno spogliandolo del suo patrimonio. Con questa donna avrà una lunga e tormentata relazione e nei suoi scritti lei rappresenterà agli occhi del poeta “l'amore carnale”.
Il capolavoro di Baudelaire è la raccolta del 1855, I Fiori del Male, opera che evoca un tale scandalo da costringere il poeta a subire un processo per immoralità. Solo il titolo rievoca che il male risieda anche nella bellezza, in un essere puro come il fiore, ed è così che il mondo diabolico e quello angelico coesistono. L'opera si sofferma sul concetto di Spleen, che si presenta in diversi componimenti ed è definito come quella noia opprimente e cupa, quella depressione e tristezza meditativa.
Quando, come un coperchio, il cielo basso e greve
schiaccia l'anima che geme nel suo tedio infinito,
e in un unico cerchio stringendo l'orizzonte
fa del giorno una tristezza più nera della notte [...]
Contrapposta a questa malinconia, c'è l'Idèal, ideale divino fatto di amore e bellezza, mezzo per fuggire dalla tristezza. La sua vita, come la sua poesia, è un alternarsi di queste due forze che arrivano a farlo sprofondare nel dolore e nelle droghe. Tenterà infatti più di una volta il suicidio.
D'ispirazione per la sua opera saranno le sue amanti, Jeanne Duval ma anche Madame Sabatier, donna molto affascinante e musa di vari artisti dell'epoca, che rappresenta per lui la bellezza ideale.
Nel 1860 pubblica un saggio I Paradisi Artificiali in cui affronta il tema di tre vizi: l'oppio, l'hashish e il vino. L'hashish è parzialmente condannato poiché annulla la volontà dell'artista, mentre il vino la esalta.
Un'altra raccolta è pubblicata nel 1866 Relitti, che riunisce ventitré componimenti, compresi quelli che erano stati censurati nella prima edizione de I Fiori del Male. In quello stesso anno, Baudelaire è colpito da una paralisi e muore l'anno successivo, vicino alla madre. Solo circa un secolo dopo, la Corte di Cassazione francese che aveva censurato le sue opere, condannandole per oscenità, decide di riabilitarle tramite procedimento di revisione, riscattando così anche la memoria del grande poeta maledetto Charles Baudelaire.
Le sue opere influenzeranno altri autori come Paul Verlaine, Julien Leclercq, Arthur Rimbaud e Stéphane Mallarmé e la sua figura letteraria, innovatrice e avanguardista, segnerà profondamente la cultura dell'epoca, rimanendo ancora ai nostri giorni attuale. La sua poesia è tuttora un invito a vivere sempre al massimo delle possibilità.
Di vino, di poesia o di virtù: come vi pare. Ma ubriacatevi. – Charles Baudelaire
(articolo a cura di Vanessa Del Chiaro Tascon)
Se vuoi collaborare con la Rubrica Letteraria del Club del Libro, segnalarci iniziative interessanti o semplicemente comunicare con noi, scrivici a: