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Chiunque ami leggere si sarà certamente imbattuto in un testo, di qualsivoglia genere, a sfondo storico. Che si parta dagli innamorati separati dalle vicende belliche, per arrivare alla tranquilla monotonia di provincia turbata dalla deflagrazione delle armi da fuoco, la guerra è spesso legata a doppio filo alle vicende d'amore. Dall'Iliade, passando per Guerra e Pace per arrivare a Cristo si è fermato ad Eboli, solo per citarne tre.

Alcuni lettori si sentono talmente coinvolti da voler approfondire, sapere qualcosa di più, ed allora i testi prettamente storici sono aperti, consultati, studiati.

Il fior fiore di esperti ha tracciato i movimenti delle truppe, descritto i colori delle divise e degli stendardi, analizzato fin nel minimo dettaglio ogni arma bianca e da fuoco. Un lavoro che non può che generare ammirazione e rispetto.

Chi volesse andare oltre, comprendere cosa rappresentasse, nella sua nuda crudeltà, un campo di battaglia, deve sedersi alla propria scrivania ed iniziare a leggere Un ricordo di Solferino di Henry Dunant.

Egli, poco più che trentenne, transitava per i luoghi coinvolti dagli scontri fra truppe francesi ed austriache quando ebbe modo di constatare le spaventose condizioni nelle quali giacevano i feriti, lasciati privi di cure adeguate a causa della pessima organizzazione dei soccorsi.

Era consuetudine, fino a quell'epoca, considerare un soldato come merce di valore solo nel caso fosse abile al servizio. Ferito, nella maggior parte dei casi veniva abbandonato a sé stesso.

Il cuore e l'animo di quest'uomo non ressero: sconvolto dal sangue, dall'incuria e dalle sofferenze ingiustificabili, egli prese carta e penna e vergò poche pagine che cambiarono la sorte di milioni di uomini e militari.

Nessuna analisi di reggimenti, forze contrapposte ed equipaggiamenti bellici, la descrizione procede a piccoli passi, quasi in punta di piedi. Si fa la conoscenza di soldati arsi dalla sete o fradici di pioggia, il tuonare del cannone si sente a malapena, in lontananza.

Poi, all'improvviso, si è calati nell'inferno del dolore senza speranza di sollievo: uomini dalle piaghe aperte che implorano di essere uccisi, soldati che vagano per il campo di battaglia alla ricerca disperata di un amico o di un parente, cavalli impazziti che corrono di notte calpestando i cadaveri, feriti incapaci di farsi intendere che vengono seppelliti con i morti.

Mosche e corvi, attirati dall'odore del sangue, danno il tormento e la maggior parte dei soldati non ha nemmeno più la forza di allontanarli. La descrizione precisa in ogni sua fase di un'amputazione è un vero pugno nello stomaco.

Non meno dolorosa è la narrazione dei sentimenti della famiglia che vedrà tornare indietro le lettere ancora sigillate del giovane caduto in combattimento. Dove l'organizzazione ufficiale non arriva, si muove il popolo che vede i propri figli soffrire. Ed ecco donne, che non hanno nulla, che preparano pezzi di stoffa, da bere e da mangiare sulla soglia di casa, per poter offrire tutto ai soldati straziati dai movimenti dei carretti sui quali sono trasportati.

Questo piccolo libretto, nato dallo sfogo di un uomo che non riuscì a rimanere indifferente davanti allo scempio della carne umana, passò di mano in mano e la sua fama crebbe fino a raggiungere le alte sfere.

L'impatto di quelle poche righe, in un'Europa dilaniata dalle guerre e nella quale ognuno poteva vedere nella descrizione di quei soldati la possibile sorte destinata ad un proprio caro, sfociò in due miracoli: ispirò la creazione della Croce Rossa e della Convenzione di Ginevra.

I militari, prigionieri o feriti, sarebbero stati curati senza distinzione di nazionalità. Un soldato disarmato terminava di essere, com'era sempre stato, un elemento inutile e finalmente tornava ad essere uomo e come tale andava rispettato.

Un ricordo di Solferino dovrebbe essere letto non solo da chi ama la Storia, ma da chiunque voglia comprendere il prezzo di una guerra.

Dopo aver "vissuto" quelle pagine ci potremo ancora, perché no, esaltare per le gesta di Napoleone o Alessandro Magno, applaudire alla vista di un corazziere a cavallo dei secoli passati o rimanere affascinati dalla bellezza degli stendardi, ma sicuramente dopo la lettura di questo libricino, che ha cambiato il destino di molte vite, ai lati della bocca una piega amara di consapevolezza e saggezza sfumerà il sorriso del fanciullo festante, sempre celato in noi, che applaude al passaggio dei soldati, completamente ignaro delle loro sofferenze.

(articolo a cura di Patrizia Figini)

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