
Viene da chiedersi come si possa, con poche e semplici parole, raccontare e descrivere in maniera così fedele quella che è l'anima di una persona. Dare un colore alle sue paure, aspirazioni e desideri, vederle nascere e prendere vita da una statica pagina bianca. Questo succede con le storie di Mario Francesco Gastoldi che, dopo Come se fosse l'ultima volta, torna a emozionarci con il suo nuovo romanzo Il profumo dei papaveri, uscito lo scorso novembre per Porto Seguro Edizioni.
Con un dialogo tanto semplice quanto vero, l'autore tocca temi dalla portata devastante: l'ingenuità dell'amore adolescenziale sporcato da una terribile violenza, il vuoto e la perdizione che generano l'incapacità di vivere e di prendere coscienza davanti alle scelte che la vita prospetta.
Conosciamo più da vicino l'autore e i suoi personaggi, senza lasciarci scappare niente sul segreto che fa da sfondo a tutto l'intreccio.
Mario, innanzitutto raccontaci qualcosa di te.
Sono nato in un piccolo paese della Pianura Padana, il paese che ha dato i natali al grande pittore Michelangelo Merisi, detto appunto Il Caravaggio. Dopo trent'anni vissuti di musica e arte, ho deciso di intraprendere un viaggio che mi ha portato a scoprire le meraviglie della terra ligure.
Da dove è nata la passione per la scrittura?
La musica ha sempre fatto parte della mia vita. È proprio grazie alla musica che è nata la mia passione per la scrittura, sotto forma di testi per brani pop e rock. Il passaggio alla scrittura romanzata è stato istintivo e naturale. A volte si è rivelato liberatorio sotto il flusso continuo dell'ispirazione.
Hai mai pensato da bambino che saresti diventato l'autore che sei oggi?
Quando, in seconda media, mi è stato chiesto cosa volessi fare da grande, ho risposto sicuro… il poliziotto! Ma, da allora, molto è cambiato.
Hai un luogo o una stanza dove preferisci scrivere? Qualche rituale?
Ogni stanza, ogni luogo dove regni la tranquillità e la quiete può essere la mia culla di scrittura. Ma può capitare di riuscire a buttare qualche idea su carta anche durante una passeggiata. Questo per dire che l'istinto di scrivere e l'ispirazione stessa non possono essere controllati.
Come definiresti la tua scrittura?
La mia è una scrittura semplice, fluida e cinematografica. Quando il lettore si approccia alla mia storia riesce a ricreare delle immagini che lo portano a vivere ciò che legge, a creare una sorta di film nella propria testa.
Parlaci del tuo ultimo romanzo, Il profumo dei papaveri.
Attraverso le pagine del libro, si ripercorrono gli avvenimenti più importanti dell'adolescenza del protagonista Lorenzo Corti, un musicista jazz dalla carriera in declino. Nell'estate del 1990, infatti, il giovane Lorenzo, insieme ai suoi amici fraterni, è testimone di un evento gravissimo che lo catapulta aldilà della tranquilla realtà di un piccolo paese, simbolo di quella spensieratezza tipica della giovinezza.
Un filo invisibile unisce gli avvenimenti del passato con quelli del presente, tingendosi di un rosso papavero che ricorda sia l'amore che la violenza. Entrambi gli elementi sono protagonisti del mio romanzo, affrontati in maniera inconsueta sottolineando i risvolti psicologici non solo di chi subisce in prima persona un evento traumatico, ma anche di chi gli sta accanto segnandone profondamente l'animo.
Ho reso i miei personaggi a tutto tondo. Li ho animati grazie a una scrittura fresca e viva capace di restituire al lettore immagini di scena. Inoltre, ho voluto dare importanza anche allo sfondo che fa da cornice alle vicissitudini e all'intreccio, descrivendo un'Italia caratterizzata dai mutamenti socioeconomici dei primi anni Novanta, tra cui il fenomeno della migrazione e delle tossicodipendenze.
Quali altri temi hai voluto trattare?
Perdono e rinascita. Infatti, Lorenzo è costretto ad affrontare il passato attraversando un ponte e schivando le palle di fuoco che il passato gli presenta, consapevole che, una volta dall'altra parte, può tornare a essere la parte migliore di sé, lasciandosi il male alle spalle. A questo proposito è molto significativo questo passaggio:
“A volte non siamo pronti per affrontare i nostri fantasmi, altre volte li aspettiamo in punta di piedi, pensando di essere preparati, anche se non lo siamo. Ci possono volere anni o decenni ma, prima o poi, il momento arriva e, quando arriva, bisogna necessariamente farsi trovare pronti, con mente e cuore aperti. Lorenzo ora era pronto e lo sapeva.”
Dove trovi la forza e l'ispirazione per scrivere certi temi molto delicati?
Penso che descrivere situazioni di vita reale, seppur dolorose e tragiche, con delicatezza e semplicità di linguaggio, possa risvegliare all'interno del lettore un'emotività unica e irripetibile.
Quando scrivi, provi le emozioni che vivono i personaggi oppure l'uso della terza persona ha lo scopo in qualche modo di "sollevarti"?
Per il primo romanzo ho utilizzato la prima persona, cercando di rivivere le stesse emozioni che hanno vissuto i personaggi protagonisti. Per il secondo, invece, ho utilizzato la terza persona perché volevo che la storia fosse raccontata da un occhio esterno sempre presente nelle vicende dei protagonisti, ma al tempo stesso distaccato.
Che rapporti hai con i tuoi personaggi? Cosa ti spinge a fargli prendere una scelta al posto di un'altra?
Ho un rapporto di amore e odio con i personaggi dei miei romanzi. In particolare, l'amore si sviluppa durante tutta la fase di stesura, quando loro stessi ti indicano la piega che la storia deve prendere e, allo stesso tempo, subentra un sentimento di odio quando sai che la storia che volevi raccontare non è quella che effettivamente hai scritto. Loro stessi sono i veri autori dei miei romanzi, i fautori del loro destino.
Quale parte del romanzo è stata più difficile da scrivere?
Il finale è sempre la parte più difficile da scrivere. Corri il rischio di chiuderlo troppo frettolosamente oppure girare attorno senza arrivare mai al dunque.
Se il romanzo si fosse svolto al giorno d'oggi, pensi che ci sarebbe stato un finale diverso? Una consapevolezza maggiore?
Certo. Oggi con l'avvento delle nuove tecnologie, quali internet e i social, avrebbe avuto un risalto assolutamente maggiore e, di sicuro, anche il comportamento dei ragazzi coinvolti sarebbe stato diverso.
Consigliaci tre libri che hai letto recentemente e che hai trovato sorprendenti.
Pulp di Charles Bukowski, Altri libertini di Piervittorio Tondelli e Resto qui di Marco Balzano. Bukowski e Tondelli mi hanno colpito per la sfacciataggine di linguaggio e i sentimenti profondi descritti in maniera primitiva, al limite del volgare. Resto qui, invece, mi ha piacevolmente sorpreso per l'emotività dei protagonisti in una storia che, alla fine, è parte del nostro passato.
A chi consiglieresti il tuo romanzo?
A tutti, indistintamente. A chiunque voglia provare un'emozione leggendo una storia dura scritta in maniera semplice.
(articolo a cura di Gaia Buffa)
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