Il romanzo che ha portato al successo la scrittrice irlandese Sally Rooney, Persone normali (2018), ha vinto il Costa Book Award come miglior romanzo e si è aggiudicato il venticinquesimo posto nella lista dei cento migliori romanzi del secolo stilata dal Guardian. La BBC ha dunque deciso di crearne una serie uscita nel 2020. Anche la serie è stata molto apprezzata, tanto da ottenere una nomination ai Golden Globe 2021. Però, a differenza del libro, questa ha diviso il pubblico: una sua discreta fetta è rimasta scettica e non ha gradito la trasposizione televisiva.
La prima cosa che viene da pensare iniziandone la visione è che i protagonisti, Marianne e Connell, non sono come li avevamo immaginati. Molti, per esempio, hanno pensato che l'attore che interpreta Connell avrebbe dovuto essere più bello, l'attrice che interpreta Marianne più sgraziata… Invece, andando avanti con gli episodi ci si rende conto che le scelte sono state giuste, che la timidezza di Connell è ben rappresentata, così come la sfrontatezza di Marianne. Finiamo per affezionarci a loro, fino a volergli bene. La storyline in alcuni punti è stata indubbiamente modificata con nuove scene o cambiamenti delle originali ma, nonostante ciò, la serie cerca di essere il più fedele possibile al romanzo, tanto da riportare, in diverse occasioni, gli stessi identici dialoghi. Anche le scene aggiunte sono in linea con il libro, non stonano e, anzi, sembrano un'estensione, come un'aggiunta di dettagli inserita per coinvolgerci maggiormente. 
Probabilmente l'unica pecca è l'immagine che viene data della famiglia di Marianne. Il rapporto tossico che ha con il fratello e la madre, che la vessano facendole continuamente violenza verbale (e raramente fisica) viene ridimensionato. Sarà stata una scelta dei produttori per rendere meno "brutale" la messa in scena? Non possiamo dirlo con certezza, ma quello che sappiamo è che, in un modo o nell'altro, questa deviazione modifica la nostra percezione della protagonista e del suo bagaglio emotivo. La scrittura della Rooney è coraggiosa, non ha paura di raccontare la luce e l'oscurità di ciò che viviamo, i chiaroscuri a cui andiamo incontro tutti i giorni. La serie è forse meno coraggiosa? Tende a semplificare un po' il contesto generale e le circostanze? Sì, ma non è forse un percorso di trasformazione che molte storie subiscono quando se ne cambia la forma di rappresentazione e la sua finalità? 
Non hanno però semplificato, ridimensionato, sminuito o modificato le sensazioni che questo racconto ci lascia addosso. La storia di due giovani ragazzi prede di un mondo inospitale e giudicante, sopraffatti da sentimenti inaspettati e spesso incomprensibili, vittime di passati scomodi e profonde ferite, alla ricerca di un proprio modo di esprimersi ed esprimere ciò che il cuore urla. Un uomo e una donna simbolo di un amore che si rincorre in lungo e in largo provando a cercare il suo tempo, il momento giusto per stabilirsi definitivamente nelle loro vite. Un amore inquieto e travagliato che proprio per questo è vero, autentico, reale. La lettura indubbiamente lascia più libertà: la libertà di immaginare, creando un nostro palcoscenico dove i personaggi si muovono e hanno peculiarità che noi gli abbiamo affibbiato. Immaginarli con quel preciso tono di voce o espressione ci permette di avvicinarci quanto più vogliamo. Vederli su uno schermo limita la nostra immaginazione ma, nel complesso, è interessante confrontare il prodotto della nostra fantasia con ciò che effettivamente viene rappresentato, come un incontro-scontro tra palcoscenici diversi.
(articolo a cura di Sveva Serra)
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