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In Colombia, nel dipartimento Magdalena, sorge un piccolo comune fondato nel 1885 sulla riva del fiume omonimo, Aracataca. Per arrivare fin lì dalla costa lo scenario è suggestivo, si percorrono lunghe strade piene di vegetazioni di platani e banani. Ed è proprio lì che si trova la casa di uno dei più grandi scrittori colombiani Gabriel García Márquez, dove nacque e visse con la famiglia dei nonni materni a cui lui stesso era profondamente affezionato.

Una frase di Marquez definisce molto il suo forte attaccamento, in particolare al nonno:

"El coronel Nicolás Ricardo Márquez Mejía, que era su nombre completo, es tal vez la persona con quien mejor me he entendido y con quien mejor comunicación he tenido jamás. Cada vez que me ocurre algo, sobre todo cada vez que me sucede algo bueno, siento que lo único que me falta para que la alegría sea completa es que lo sepa el abuelo."

Gabriel fu infatti l'unico tra i fratelli a vivere nella casa del nonno e non in quella che viene chiamata la casa del Telegrafista, ossia del padre che svolgeva questa professione. Anche la casa del telegrafista, che si trova poco distante, è accessibile ai turisti. Inoltre, percorrendo la Colombia, ci si accorge che quella di Aracataca non è l'unica casa dell'autore e questo è conseguenza del fatto che Marquez si trasferì diverse volte nell'arco della propria vita. Ma è certo l'unica casa, l'unico luogo dove lo scrittore è nato.

Appena si arriva in questo piccolo borgo incantevole, si respira un'aria differente. Le case basse sono modeste ma caratteristiche di un luogo che sembra magico, nelle strade la gente è sorridente e fermandosi davanti alla casa del Gabo, subito si viene accolti all'entrata. Un giovane colombiano fa una piccola introduzione al contesto storico, mostrando poi la bancarella di souvenir. Accompagnati da una guida si fa il giro della casa, attraversando ogni stanza, dalla camera dei nonni alla camera dello scrittore, fino alla cucina e allo studio.

La casa non è originale, ma una ricostruzione dettagliata di ogni stanza che apparteneva alla vecchia casa del Gabo, che si ergeva in quello stesso luogo. Le stanze, ammobiliate con mobili e oggetti dell'epoca, riportano appeso a ogni muro un cartello con le frasi dello scrittore nei suoi libri. Per esempio, nella camera del Gabo si trova la scritta:

"No pudo imaginarme un medio familiar mas proprio para mi vocacion que aquella casa lunatica, en especial por el carácter de la numerosas mujeres que me criaron"

O ancora, nella sala da pranzo è attaccato un casco di banane con un cartello appeso che recita: Hay que pelarlos antes que comerlos. Si precisava a tutti di togliere la buccia alle banane, quel frutto nuovo e sconosciuto all'epoca, prima di mangiarle.

Alcune stanze poi erano riservate a soli uomini ed altre a sole donne. Solo il piccolo Gabo aveva accesso a entrambe le stanze. Quando si trovava nella stanza riservata agli uomini, spesso capitava che non capiva delle parole e chiedeva al nonno il loro significato, in quei casi, invece di dire qualcosa, il nonno gli dava il vocabolario dicendogli di cercare lì la parola. E così Marquez, già da piccolo, si avvicinava alle parole. Ma le conversazioni più interessanti erano quelle che si tenevano nella stanza delle donne, ricche di storie del popolo, elementi magici e racconti carichi di superstizione. Furono queste storie, che lui poteva ascoltare in silenzio, che diedero poi vita a una gran parte della sua letteratura.

Non solo, nella casa era presente anche una stanza "ospedale" in cui, in caso di necessità, venivano curati i malati del paese. Questo faceva sì che nella casa ci fosse un continuo passaggio di persone, da qui la famosa frase di Marquez "Mas que un hogar, la casa era un pueblo".

Molte altre frasi sono sparse per la casa e richiamano i suoi testi e in particolare Cent'anni di solitudine, un libro molto legato alla casa e al borgo. Si pensi che nel 2006 ci fu un referendum per decidere se ribattezzare la città Aracataca in Macondo, l'ambientazione immaginaria del romanzo che portò l'autore al Premio Nobel, che però fallì per mancato raggiungimento del quorum di votanti.

Resta quindi Aracataca il nome di questo incantevole paesino nell'entroterra colombiano, che cela dentro di sé la storia incredibile di un autore la cui scrittura ha segnato profondamente il Paese e il mondo. Un luogo magico che vale la pena vedere una volta nella vita.

(articolo a cura di Vanessa Del Chiaro Tascon)

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