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Eugenio Scalfari, fondatore del quotidiano Repubblica ed ex membro della Camera dei Deputati deceduto proprio a luglio di quest'anno, nel 2009 con Einaudi pubblicò la sua autobiografia. Un racconto della propria vita nel quale ogni evento diventa spunto per una riflessione collettiva ma sempre personale. Tra le molte autobiografie presenti nella letteratura italiana moderna in questa l'autore si mette davvero in discussione. Arbitro di un incontro sul ring tra chi è stato e chi è diventato, mette al tappeto i suoi errori e spiega come ha curato le sue ferite.

"Mi liberai dalla necessità, che è sempre incombente, di trovare un senso ultimo. Non ci sono alternative alla vita e dunque il suo senso altro non è che viverla. Come è dolce vedersi cambiare senza smarrire la memoria sentimentale del proprio passato. Non credevo che fosse possibile e invece è accaduto."

Forte dei suoi successi e sicuro della sua personalità, questo grande giornalista non ha paura di descrivere i passi falsi del suo percorso e anzi li mette a servizio del lettore offrendo una nuova visione delle cose. È su questa linea che definisce il fascismo, a cui da giovane si era avvicinato, un "virus ideologico" di cui le vittime in un attimo diventano carnefici. Ogni fase della vita, dall'infanzia alla vecchiaia, porta con sé un insegnamento che non riguarda mai solo se stessi ma anche gli altri perché "Bisogna dimenticarsi di sé per conoscere l'altro senza invaderlo, bisogna modificare la grammatica della psiche per passare dall'io e dal tu al noi. Il noi dell'accoglienza che cancella la separatezza".

Il titolo di questo libro, non è scelto a caso: Scalfari era ateo. Siamo vicini al Natale quindi può sembrare uno sgradevole contrasto ma vi garantisco che non lo è. Leggere quest'opera può rafforzare sia la fede dei credenti che l'ateismo degli atei. L'autore credeva che la vita fosse "un breve percorso che si svolge sotto l'incubo della morte" e che non ci fosse nulla ad aspettarlo "dopo" ma nonostante ciò era sereno, non spaventato. Può essere questo un buon punto d'incontro tra chi crede in Dio e chi no? È forse questo il significato di tolleranza? Accettare che ognuno sceglie armi diverse per provare a vivere al meglio. Per Scalfari "Dio muore nel momento in cui scopriamo di averlo inventato per sfuggire la paura" ma passando davanti ad una chiesa avrebbe sorriso affettuosamente a chi prega. Perciò se prima che questanno finisca volete riflettere sul vostro personale modo di affrontare la realtà e sulla vostra vita, leggere quella di Eugenio Scalfari vi aiuterà.

(articolo a cura di Sveva Serra)

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