È inevitabile ormai, nel mondo dei libri, sentir parlare di letteratura Non-Fiction. Ma cos'è?
L'ultima moda dell'editoria sono le cosiddette opere non fiction, che trattano e descrivono eventi realmente accaduti. Quello che si racconta con questo genere sono fondamentalmente storie vere, ad esempio biografie o autobiografie, oppure avvenimenti di cronaca ripresi e abbelliti dalla scrittura romanzesca, che però riporta con fedeltà giornalistica tutti i fatti.
La moda del romanzo-verità
Nella storia della letteratura il personaggio è stato in molti casi il cuore e il motore trainante di un romanzo, basti pensare a David Copperfield o a Zeno Cosini. Ma di questi personaggi, oggi, se ne vedono sempre meno.
La nuova moda è quella del romanzo-verità, che racconta, con la leggerezza del novel, fatti veri e concreti. E come tecnica di scrittura ha delle regole abbastanza precise: prima fra tutte, fondamentale per un romanzo non fiction, è l'attendibilità delle informazioni, la veridicità dei fatti. Insomma, non si può inventare. Lo scrittore è tenuto a rimanere in dei limiti molto delineati riportando tutti i fatti, possibilmente in modo imparziale, senza tralasciare nulla di importante. 
Questa pazza voglia di parlare di sé
All'interno del genere non fiction ci sono varie forme, come le tanto amate biografie e autobiografie. Genere molto di tendenza, in questa nostra epoca dove tra social e televisione c'è una pazza corsa a parlare di sé stessi. È ormai molto difficile trovare un personaggio televisivo o un influencer che non abbia scritto un libro su di sé. 
E allora in tutta questa foga di raccontare le nostre interessantissime vite, non ci si ferma spesso a pensare a quei personaggi inventati ma così profondamente veri. 
Eh sì, perché lo scrittore, con un personaggio di fantasia, diventa libero: libero di dire finalmente la verità, di essere scorretto, perfido come Catherine Earnshaw, spregiudicato come David Copperfield, sognatore e insoddisfatto come Madame Bovary, volubile come Fermina Daza, geniale come Poirot, ladro gentiluomo come Arsene Lupin o, infine, pazzo come Don Chisciotte. Personaggi così imperfetti e così veri nella loro imperfezione. 
Inevitabile che sia diverso quando lo scrittore racconta di sé stesso. Quanti autori con storie motivazionali, che ci narrano di quanto siano determinati, tenaci ad aver superato certe difficoltà, certi tradimenti, certi problemi della vita. L'obiettivo non è solo l'empatia con il personaggio, ma che il lettore finisca l'ultima pagina commentando "che bravo ragazzo", "che donna forte e tenace", "che uomo dai giusti principi". E, nei casi peggiori, le biografie diventano a tutti gli effetti strumenti di marketing, pubblicità alla persona – per dirla all'inglese, azioni di personal branding. 
Il sottile confine tra finzione e realtà
Tutto questo non è sempre vero, ovviamente; d'altronde, anche Casanova scrisse le sue memorie. Se è vero che ci sono delle vite incredibili che vale la pena conoscere, è vero anche che c'è qualcuno che allenta la briglia, smascherando l'oscurità della propria vita e chi invece rimane sulla superficie del bello, della finta perfezione. 
E quindi attenzione, che questa voglia di verità, questo indietreggiare della fantasia, questa moda della non-fiction, non faccia poi perdere l'autenticità. 
Attenzione che non si perdano quei personaggi come Heatcliff, come Zeno Cosini che, pur nel loro essere inventati, sono ciò che di più vero ci possa essere. Attenzione che nella foga di raccontare il reale, non si perda l'arte. 
(articolo a cura di Vanessa Del Chiaro Tascon)
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