Chi non è affascinato dal mondo nordico? Specialmente dopo serie come Vikings, l'interesse per quest'area storica e mitologica, in passato un po' dimenticata dal grande pubblico, è aumentato, spianando la strada a nuove pubblicazioni. Un buon punto di partenza, per chi è interessato a questo mondo, potrebbe essere un saggio… oppure, perché no, un romanzo! Meglio se molto avvincente. Ecco perché, come guida, abbiamo scelto Elisabetta Barberio, ricercatrice indipendente, divulgatrice ed autrice esordiente.
Ciao Elisabetta, e grazie per il tempo che hai deciso di dedicarci! Entriamo subito nel vivo parlando del tuo romanzo d'esordio, uscito nel 2022 per Bookabook: Il sogno di Ragnar. Com'è nato questo libro?
Il romanzo è nato in un periodo per tutti molto difficile, ovvero nel 2020, durante il primo lockdown. L'incertezza per il futuro e la sospensione da ogni attività lavorativa mi hanno fatto desiderare di evadere la realtà. Ho deciso di cimentarmi con la scrittura, inizialmente per riempire i vuoti e per allietare le giornate degli amici, poi ha preso una piega piuttosto seria. Mentre scrivevo mi sono accorta che le parole fluivano con naturalezza, fino ad arrivare a un romanzo completo. Sul testo ha influito la mia passione per la storia, per le culture antiche e per la mitologia; posso dire che è stata come una catarsi. Scrivere mi ha cambiata completamente e anche la mia vita è cambiata.
È interessante anche il modo in cui Il sogno di Ragnar è nato "fisicamente", trovando una sua collocazione editoriale. È stato infatti selezionato tramite crowdfunding: un esordio molto promettente! Vuoi dirci qualcosa di più?
Anche se sono una lettrice forte, quando ho pensato di pubblicare il mio romanzo non sapevo niente del mondo editoriale e non ero neanche troppo convinta delle mie capacità. Ho preso tutto un po' alla leggera, con la certezza che se l'avessi pubblicato, in qualche modo, sarebbe stato comprato solo da amici e parenti. Per questo, ho inviato il manoscritto a Bookabook. Mi sembrava il giusto compromesso tra l'editoria importante e l'editoria locale; inoltre, Bookabook pubblica gli esordienti e ho pensato di avere più possibilità.
La campagna di crowdfunding è stata complessa, mi sono dovuta impegnare molto per farmi conoscere dai potenziali lettori e raggiungere l'obiettivo che mi permettesse la pubblicazione. Quando ci sono riuscita è stata una gioia, ma ancora di più scoprire che il libro non aveva venduto solo alle persone che conosco: tuttora, il romanzo continua a essere apprezzato dal pubblico, da appassionati, o semplicemente da curiosi del mondo nordico. Questo mi ha aiutata a capire certi meccanismi editoriali, è stata un'esperienza altamente formativa. Adesso mi muovo in questo campo con più facilità, lo vedrete nelle mie scelte future.
La trama di questo romanzo si sviluppa di pari passo con il rapporto tra i due protagonisti: Ragnar, il leggendario condottiero vichingo, e Alexandra, un personaggio di fantasia di cui però sarebbe interessante scoprire l'ispirazione (ci torneremo dopo). Agli occhi del pubblico, questo elemento può fare percepire Il sogno di Ragnar come un romanzo d'amore a sfondo storico, invece un che puro e semplice romanzo storico, soprattutto perché porta la firma di una donna. Hai raccontato di avere incontrato numerose difficoltà da questo punto di vista. Che cosa intendi di preciso?
Questo è davvero un tasto dolente. Ho riscontrato questo pregiudizio sia tra il pubblico che nel mondo editoriale: le donne, per definizione, scrivono alle donne. Non importa quanto siano preparate, quanto impegno ci mettano, loro scrivono rivolgendosi al mondo femminile, con tematiche che solo le donne apprezzano. Mentre gli uomini scrivono per tutti, anche se sono storie d’amore.
Il mio romanzo ha un intreccio che comprende fatti storici, avventura, amore e intrattenimento; eppure ci si sofferma a un'analisi superficiale, solo perché i protagonisti scoprono di provare qualcosa l'uno per l'altra. Allora mi chiedo: le saghe, l'epica, i grandi classici, non hanno anch'essi questi elementi? Non ci hanno sempre detto che rappresentano la natura umana nella sua complessità?
Io mi trovo d'accordo. Infatti, i protagonisti di questi scritti così fondamentali provano dolore, coraggio, pietà, vendetta, e spesso è l'amore a far loro compiere determinate azioni. Perché non si fanno le stesse considerazioni anche in un romanzo contemporaneo scritto da una donna? Il problema esula dalla qualità del romanzo, perché viene giudicato prima della lettura. E questo avviene ancora troppo spesso.
Quali sono le fonti che hai utilizzato durante la stesura? Ragnar, per esempio, è una figura un po' a metà tra cronaca e leggenda, ed esistono tante versioni della sua storia. Per non parlare di tutto il contesto: le vicende politiche, le guerre, le tradizioni di un popolo che non ci ha lasciato nulla di scritto.
Dici bene, le fonti sono diverse e spesso contradditorie. Per ovviare a questo problema ho fatto delle scelte, indirizzandomi su quelle che ho ritenuto più funzionali rispetto alla storia che volevo raccontare. L'aspetto interessante è che queste fonti sono frammentarie e non sono coeve al periodo che descrivono. In particolare, Ragnar pare sia vissuto nel IX secolo, mentre le fonti che parlano di lui sono state scritte dal XII secolo in poi. Quelle centinaia d'anni che le separano dai fatti mettono in dubbio per certi versi la loro veridicità, ma disponiamo di questo. In generale, tutte le saghe nordiche che raccontano le gesta dei cosiddetti vichinghi sono state redatte diversi anni dopo; secondo la vulgata, solo dal XII secolo in poi i Nordici hanno imparato a leggere e scrivere, in concomitanza con la quasi definitiva conversione al cristianesimo.
Le fonti principali a cui mi sono ispirata sono chiamate Saga di Ragnarr e Saga dei figli di Ragnarr, dove troviamo le gesta del nostro eroe e dei suoi figli, altrettanto celebri. La mitizzazione di Ragnar ha portato gli studiosi a credere che le gesta raccontate non siano riconducibili a un solo uomo, ma a più eroi, poi uniti in un unico nome leggendario. È una matassa difficile da districare, per questo mi è stato molto utile studiare sui testi che analizzano il periodo vichingo da diversi punti di vista: cosmogonia degli dèi, usi e costumi, e le loro conquiste nell'Europa cristiana. Ho documentato tutto nella bibliografia.
Qual è invece l’ispirazione per Alexandra? Qual era la tua intenzione nel costruire questo personaggio? Avevi chiaro sin da subito dove avresti voluto portarla, in termini di evoluzione, o è qualcosa che è accaduto strada facendo?
Alexandra incarna un insieme di donne che sono vissute realmente nel Medioevo. Ho voluto rimarcare questa nuova tendenza della ricerca storica di scardinare l'idea oscurantista di quel periodo e, di conseguenza, far capire che il modello di donna medievale che immaginiamo da sempre esisteva, ma non era l'unico. La donna poteva ricavarsi uno spazio di libertà (non intesa nel suo significato contemporaneo, ovviamente) e un'indipendenza all'interno del sistema. Un sistema progettato da uomini, questo è certo, ma che poteva essere plasmato dalla donna, se dotata di astuzia e temperamento. Va rivista quella rigidità di pensiero che attribuiamo al Medioevo e nel mio piccolo spero di aver dato un contributo. Quando ho inventato Alexandra ho pensato che dovesse essere portatrice di questo messaggio. Un messaggio che incuriosisse il lettore o la lettrice a tal punto da approfondire uno dei periodi più interessanti della nostra storia europea.
Il romanzo termina (senza voler anticipare nulla) in una maniera che ti fa domandare, immediatamente: "E ora?" Sembra, in effetti, che la storia sia appena iniziata! Sta bollendo in pentola qualcosa di più grosso?
Certamente. Il seguito è quasi pronto e sto lavorando per renderlo ancora più appassionante per chi lo leggerà. La pentola bolle che è un piacere! Tra qualche mese avrò delle risposte importanti che non vedo l'ora di condividere.
Sul tuo profilo Instagram condividi consigli letterari originali, spesso atipici, e per questo anche più gustosi. È arrivato il nostro turno! Quale libro consiglieresti alla community del Club del Libro?
Domanda difficilissima. Ne avrei a decine. Consiglierò due libri, uno è un saggio e l'altro è un romanzo. A conferma di ciò che ho detto sulle donne consiglio Medioevo al femminile, scritto a più mani, ed edito da Laterza: un compendio che raccoglie le biografie di diverse donne, espressione del loro tempo. Con il romanzo ci spostiamo durante l’impero romano, il titolo è La nobilissima. La storia di Galla Placidia, l'ultima grande regina di Roma di Luca Azzolini. Un libro che mette insieme epica, amore, avventura e guerra con grande destrezza, e con una protagonista dalla forte personalità. Romanzo straordinario.
(articolo a cura di Maria Chiara Tamani)
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