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È arrivata ed è passata in un lampo questa XXI edizione del Pisa Book Festival, la fiera dell'editoria indipendente che si è svolta dal 29 settembre al 1 ottobre 2023 all'ombra della Torre Pendente. O meglio, degli Arsenali Repubblicani: un complesso architettonico meno noto di Piazza dei Miracoli, ma forse per questo più insolito e sorprendente.

Di tutti questi antichi edifici, infatti, che tra il XII e il XV secolo erano adibiti alla costruzione delle galee della Repubblica Pisana, è rimasta oggi solo una minima parte a causa dei bombardamenti che hanno colpito la città durante la Seconda Guerra Mondiale. Il recupero è piuttosto recente: restaurati nel 2015, gli Arsenali sono oggi sede di eventi, mostre e fiere come quella, appunto, dedicata all'editoria indipendente che si tiene ogni anno nella città toscana a cavallo tra settembre e ottobre.

Anche il Pisa Book Festival infatti ha la sua storia, meno antica ma ormai consolidata. Negli anni il programma si è sempre più infittito di eventi, dalle classiche conferenze a veri e propri laboratori, passando per i Translation Awards, nati nel 2021 in collaborazione con il Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell'Università di Pisa. E come ogni festival che si rispetti, ogni edizione ha il suo tema. Quello del 2023, per riprendere le parole del sito ufficiale, "è dedicato alle donne, tutte: le donne iraniane che lottano e le donne ucraine che resistono, le donne che sognano e le donne che ricordano, le sorelle, le figlie, le madri, le donne che scrivono e le donne che leggono, le donne poeta e, naturalmente, le coraggiose donne editrici."

Come ha il festival rispettato il suo tema? Innanzi tutto, chiamando le donne a parlare. Un intervento particolarmente interessante, a cui chi scrive ha potuto presenziare, è stato proprio quello dedicato alle donne editrici. Le due relatrici, di età e provenienza diversa, hanno portato la propria esperienza come spunto di discussione, cercando di separare le difficoltà "fisiologiche" dell'editore indipendente, dotato di una minore "potenza di fuoco" rispetto ai grandi gruppi editoriali, da quelle incontrate in quanto donne in uno scenario, quello culturale, ancora prevalentemente maschile.

L'argomento, lungi dall'essere di nicchia come ci si potrebbe aspettare, ha suscitato interesse anche nel pubblico più giovane, tra cui si sono alzate diverse mani (soprattutto di ragazze, che evidentemente stimolate dal tema hanno fatto interventi forti e pertinenti). In generale, soprattutto durante la giornata di venerdì, c'è stata una piacevole affluenza di scolaresche di diverso ordine e grado, oltre che di studenti universitari che, com'è noto, popolano la città di Pisa tanto quanto e forse più degli abitanti storici.

Oltre al tema principale, tanti sono stati gli interventi che hanno voluto ricordare, in generale, il ruolo dell'editoria indipendente nel panorama culturale italiano. La voce di questi editori è ancora ritenuta fondamentale dagli addetti ai lavori, oltre che dai lettori forti; è considerata sinonimo di qualità, attenzione, identità originale. Ci sono piccoli editori che hanno fatto veri e propri miracoli diffondendo la letteratura di Paesi tradizionalmente considerati "minori" (come quelli del Sud America o dell'Est Europa) oppure semplicemente valorizzando opere considerate fuori canone dalla grande editoria, che sempre più spesso segue logiche puramente commerciali, a scapito talvolta della qualità letteraria tout court.

Senza demonizzare nessuno, possiamo concludere semplicemente che la varietà è sempre una ricchezza, così come le occasioni di confronto. Il Pisa Book Festival si conferma quindi ancora una volta capace di coinvolgere i suoi visitatori, portandoli persino a visitare la città oltre la Torre, seguendo strade meno battute ma in cui il panorama può sorprendere. Una buona metafora, dopotutto, di quello che fa l'editoria indipendente!

(articolo a cura di Maria Chiara Tamani) 

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