
Barbara Alberti scrive Vangelo secondo Maria nel 1979 donando ai lettori una nuova interpretazione di una delle donne più importanti della storia, di cui però non avevamo mai ascoltato la voce: Maria di Nazareth. La vergine delicata e dedita a Dio della Bibbia si trasforma in una ragazzina ribelle che vorrebbe solo viaggiare, conoscere il mondo ed essere libera. È una Maria che vuole scappare, che non vuole sposarsi, che vorrebbe solo studiare e imparare. È una Maria moderna e intelligente che vuole decidere per se stessa, che vuole essere soggetto e non oggetto, agente e non strumento.
"Le figlie d'Israele si preparano alle nozze, e tessono per la casa dello sposo. […] Quanto a me, voglio tessere piuttosto la mia sorte."
La Maria della Alberti non vuole il figlio che ha in grembo, un figlio che non ha scelto di avere ma che le è stato dato senza chiedere; l'ennesima decisione di qualcun altro sulla sua vita. Nonostante quel qualcuno sia l'Onnipotente Maria non ha paura di sfidarlo, di gridargli la verità perché Maria non ha paura nemmeno della vendetta. Con tenacia e coraggio abortisce e intraprende finalmente il viaggio tanto agognato alla scoperta del mondo oltre Nazareth.
È un libro sovversivo, che scuote gli animi, scandalizza, insegna. Non è solo l'aborto il punto focale, anzi quello è forse il punto di arrivo per tutto ciò che prima, è conseguenza e risultato della ricerca della propria libertà. Il messaggio è semplice: Maria prima di essere moglie e madre è una donna con ambizioni, desideri e pensieri. Barbara Alberti si fa paladina di un femminismo che diventa ancor più potente perché al confine con la blasfemia, perché derivante dalla storia della prima donna dell'umanità ad essere ricordata solo per il suo grembo. È un libro eretico che insospettisce e intriga, che a suo modo cerca di ricordare che no, la donna non è soltanto frutto della costola dell'uomo.
A maggio 2024 è uscito il film di Paolo Zucca basato sul romanzo, con protagonista Benedetta Porcaroli nelle vesti di Maria e Alessandro Gassmann in quelle di Giuseppe. Il film mette perfettamente in scena l'atmosfera e le sensazioni dell'opera letteraria: l'amore paterno di Giuseppe che diventa per Maria un maestro e solo dopo un compagno, la disinvoltura e la scioltezza di Maria, la meraviglia della conoscenza. C'è un'unica grande pecca: il film non termina con l'aborto ma con l'inizio del viaggio di Maria e Giuseppe verso Betlemme, dove nascerà il figlio che entrambi hanno deciso di crescere. È un finale che non turba, che non mette in disaccordo nessuno, che celebra l'amore e l'unione, ma non è un finale coraggioso. Paolo Zucca ha ammesso che per il suo primo film non voleva mettersi contro l'enorme apparato ecclesiastico, cosa che invece l'Alberti, già nel '79, non esitò a fare.
Se volete quindi essere travolti da un'onda di audacia ed emancipazione femminile e femminista leggete il libro e provate, scevri da pregiudizi, a capire ciò che vogliono dirvi le parole di una donna che ha saputo raccontare le donne.
"Il mondo non finirà mai, perché le donne raccontano. Osare, testimoniare, resistere. Fuori dall'eresia non c'è santità."
(articolo a cura di Sveva Serra)
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