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In occasione del centenario della nascita di Italo Calvino, Davide Ferrario e Marco Belpoliti hanno realizzato il documentario Italo Calvino nelle città ripercorrendo la vita dell'autore attraverso le sue opere e soprattutto le sue città, reali e immaginarie. Il film è uscito nelle sale il 28 ottobre, prima come breve evento e poi in modo permanente.

Il prodotto realizzato, grazie anche agli attori che ne hanno preso parte (Valerio Mastandrea, Alessio Vassallo, Filippo Scotti e Violante Placido), risulta essere una commistione di stili diversi tra loro, il che può piacere o infastidire ma senza dubbio incuriosisce. Principalmente si alternano monologhi degli attori e filmati originali di Calvino, in aggiunta ci sono fotografie, video attuali e passati di paesaggi urbani e naturali, canzoni e addirittura l'esibizione di Raphael Gualazzi e di un gruppo di ballerini. L'obiettivo era quello di restituire l'atmosfera fantastica presente nei romanzi di Calvino che del resto faceva parte del suo modo di interpretare il mondo.

«[…] L'unica cosa che vorrei insegnare è un modo di guardare, cioè di essere in mezzo al mondo.»

Durante l'intera durata del documentario viene mantenuta alta la tensione, come se venisse raccontata una storia più cruda e tormentata di quella che poi è stata la vita di Calvino, e invece è solo un espediente per rappresentare il turbinio di angosce ed emozioni che egli viveva. Si attraversa la vita dello scrittore che viene divisa in tre grandi fasi (infanzia, gioventù ed età adulta) con i tre attori che, impersonandolo, ci descrivono i suoi pensieri e ci presentano, anno dopo anno, i suoi scritti più importanti.

Viene perfettamente incarnata la sua ossessione per le città nella loro essenza sia materiale che spirituale, con il loro dinamismo o immobilismo, con il loro passato e il loro futuro, con la politica loro e del paese di cui sono parte. Lo spettatore viene portato a spasso da Violante Placido nelle città invisibili di Calvino dai nomi peculiari ed espressivi. È interessante notare come è stata messa in risalto la differenza di linguaggio utilizzato dallo scrittore quando parla delle città in cui ha vissuto, che ha conosciuto e delle città invece che ha inventato. Tra quelle che vengono citate di particolare importanza è New York, metropoli di cui Calvino si innamora che è per lui puro ritmo, un luogo senza profondità e senza segreti. In Europa invece, oltre alle città italiane, fondamentale è Parigi, "la grande enciclopedia", dove l'autore si stabilisce, si sposa e ha una figlia. La domanda sorge spontanea: cittadino del mondo o uomo senza radici? Forse entrambi, forse nessuno dei due.

«L'azione mi è sempre piaciuta di più dell'immobilità, la volontà più della rassegnazione, l'eccezionalità più della consuetudine.»

Insomma, se nel caso di L'amore secondo Kafka vi abbiamo presentato un film che romanzava la figura dello scrittore, qui invece viene "portata in scena" la realtà, la realtà attraverso gli occhi di Calvino, la stessa realtà dalla quale egli era al contempo attratto e respinto. Sono passati 100 anni dalla sua nascita e 39 dalla sua morte ma ancora oggi le sue città riescono a raccontare la nostra contemporaneità più di quanto noi stessi non riusciamo a fare.

«Se il mondo diventa sempre più insensato l'unica cosa che possiamo fare è dargli uno stile.»

(articolo a cura di Sveva Serra)

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