Mercoledì, 31 Dicembre 2025

"Norwegian wood. Tokyo blues" di Haruki Murakami

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04/05/2017 21:08 #30762 da kers

bibbagood ha scritto: secondo me Murakami è molto più ossessionato dalla componente sessuale

Oh, finalmente qualcuno l'ha detto! Io ho una specie di avversione per Murakami dovuta proprio a questo: ho l'impressione che voglia sembrare poetico e profondo quando in realtà a me pare solo un maniaco feticista dei peli pubici.
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04/05/2017 21:41 #30767 da EmilyJane
Risposta da EmilyJane al topic "Norwegian wood. Tokyo blues" di Haruki Murakami
:laugh: :laugh: :laugh: Ahahah, Kers sei tremenda! ;)
Io l'ho finito ieri sera e, nonostante mi sia piaciuto abbastanza, concordo con voi sull'esagerata presenza del sesso e dei discorsi (spesso assurdi) inerenti ad esso. :dry:
Voglio dire, la parte con Naoko ci sta, è parte di una relazione ma poi con le fantasie di Midori e il suo interesse morboso tocchiamo già livelli assurdi.
Per non parlare della storia dell'ambigua Reiko, io capisco che bisognerebbe cercare di guardare le cose con occhi da orientale però
Attenzione: Spoiler!

Per il resto mi piace la profondità che ritrovo in alcuni passaggi, il senso di solitudine estrema che si respira in queste pagine e la difficoltà di relazione con l'altro è ciò che lo rende bello e intenso
però anche il finale è rovinato dall'ennesima scena
Attenzione: Spoiler!


Insomma sono contenta di averlo riletto dopo tutti questi anni e l'ho apprezzato davvero per alcuni versi mentre per altri no, senz'altro non lo riterrei più uno dei miei libri preferiti. ;)

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04/05/2017 23:27 #30772 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic "Norwegian wood. Tokyo blues" di Haruki Murakami

EmilyJane ha scritto:
Insomma sono contenta di averlo riletto dopo tutti questi anni e l'ho apprezzato davvero per alcuni versi mentre per altri no, senz'altro non lo riterrei più uno dei miei libri preferiti. ;)


Mannaggia Erica, la devi smettere di rileggere libri con noi :lol: Vabeh, le seconde letture servono per cogliere aspetti che non si notano ad una prima, e quindi in ogni caso si approfondisce di più l´´´´opera ;)

Mi rincuora che anche voi la pensiate così sull´´ elemento sessuale, pensavo di essere io bigotta :laugh:

Un´ altra cosa che mi ha colpito è che a parte i nomi e il cibo non c´´ è praticamente niente che mi abbia fatto immergere in un´´ atmosfera giapponese di 50 anni fa...la sensazione di pacatezza è più un aspetto stilistico; libri italiani, francesi, inglesi, russi, tedeschi degli anni 60 descrivono un mondo "lontano" dal nostro, nel senso che ricreano una determinata atmosfera in grado di localizzare l´´ opera esattamente in quel periodo. Qui invece mi sembra che la storia si svolga in Italia ai giorni nostri! L´´ aspetto culturale è molto meno presente di quanto credessi; ma in effeti già nell´ introduzione all´ opera viene spiegato come Murakami si sia voluto discostare da una scrittura tradizionale e sia ritenuto in Giappone uno scrittore prettamente occidentale.

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05/05/2017 11:17 #30786 da EmilyJane
Risposta da EmilyJane al topic "Norwegian wood. Tokyo blues" di Haruki Murakami
Ma io sono contenta di rileggere proprio perché mi permette di vedere com'è cambiato il mio punto di vista nel tempo. Poi, anche se critico alcune cose, il libro mi è piaciuto. ;)
Mi sono rimaste in particolar modo immagini nette nella mente, come la clinica sperduta tra le foreste coperta da un velo bianco di neve e la sensazione di infinita solitudine e allo stesso tempo di calma e di recupero del proprio io attraverso il distacco dal mondo esterno. Molto incisiva anche la scena in ospedale, sinceramente è venuta voglia anche a me di assaggiare i cetrioli avvolti nell'alga e intinti nella salsa di soia! :D e comunque nonostante il momento doloroso Murakami è riuscito ad alleggerirlo.

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05/05/2017 19:50 #30798 da Novel67

kers ha scritto:

bibbagood ha scritto: secondo me Murakami è molto più ossessionato dalla componente sessuale

Oh, finalmente qualcuno l'ha detto! Io ho una specie di avversione per Murakami dovuta proprio a questo: ho l'impressione che voglia sembrare poetico e profondo quando in realtà a me pare solo un maniaco feticista dei peli pubici.


Io quoto Kers ;)

Ricordo che l’ultimo anno delle scuole medie venne rallegrato, o funestato (dipende dai punti di vista), dall’arrivo di un nuovo compagno di classe, ripetente recidivo, che aveva una vera "mania" per gli organi genitali maschili, nel senso che li citava in ogni suo discorso e li disegnava ovunque: sulla porta, sulla lavagna, sui banchi, sui libri e su quaderni e diari presi "a prestito" di nascosto, costringendo poi i malcapitati possessori a cancellature furiose o a strappare i fogli incriminati.

Dopo quell’anno le strade si divisero, e non ho mai saputo che fine il mio compagno avesse fatto finché, leggendo Norwegian Wood, m’è venuto il sospetto che crescendo potesse essere diventato Haruki Murakami. Certo, sarà anche meno grezzo e non disegnerà più, ma il chiodo fisso è rimasto: e pur avendo lievemente allargato i suoi orizzonti (anche la vagina ora ha assunto un certo rilievo), sempre lì finisce coll’andare a parare.

Ossessionato dal sesso? Può darsi: io però non ho intenzione di "penetrare" ora i segreti della sua psiche. Ma anche volendo esprimere un puro giudizio estetico, non si può nascondere che il romanzo - al di là di qualche immagine di una profondità a mio avviso sempre e comunque molto limitata - contiene fin troppe frasi, conversazioni, situazioni e pagine di rara ed oscena bruttezza: e non perché scandalizzino, ma perché non hanno alcuna funzione e giustificazione narrativa, se non quella di dar sfogo alle assurde fantasie dell'autore.

A sostegno di questa tesi potrei riportare un vasto campionario tratto dal libro, ma sarebbe penoso e imbarazzante. Altro che erotismo: questa è semmai pornografia da barzellette infantili e sconce, la cui comicità in questo caso è sicuramente involontaria, ma ben presente. Non volendo però soffermarmi ulteriormente su quest’aspetto che altri hanno già notato, vorrei spendere due parole sullo stile, che dopo un avvio abbastanza promettente (i primi capitoli, per quanto poco originali, a me non sono dispiaciuti) s’è rivelato nel complesso fiacco, monotono e ripetitivo. Perché l’altra ossessione di Murakami è quella di sovraccaricare le descrizioni di dettagli insignificanti e spesso superflui. Ad esempio: è sempre necessario sapere cosa il personaggio indossi, mangi o ascolti? Anche qui torniamo ai tempi della scuola.

Tema: come trascorri la tua giornata? Svolgimento: mi alzo, mi lavo, mi pettino, mi vesto, faccio colazione … Orsù, interviene la maestra: non potresti aggiungere qualche altro particolare? E l’allievo, scrupoloso: indosso una camicia bianca (o blu), un maglione rosso (o blu), un paio di jeans bianchi e scarpe da tennis rosse … poi mangio bento, inarizushi, o-nigiri o soba … mentre alla radio ascolto: Dear Heart di Henry Mancini, poi Norwegian Wood, Yesterday, Michelle, Something, Here Comes the Sun e The Fool on the Hill ... quindi Penny Lane seguita da Blackbird, seguita da Julia e poi da When I’m Sixty-Four, Nowhere Man, And I Love Her e Hey Jude ... e poi ancora alcuni pezzi di Bacharach: Close to You, Raindrops Keep Falling’ on My Head, Walk on By e Wedding Bell Blues … eccetera eccetera. Ma è questo il modo di trasmettere delle sensazioni?

Il gusto per la ripetizione non si ferma neppure davanti alla morte. Che viene amplificata fino all’inverosimile, con 4 suicidi riusciti più 1 tentato in una storia che contempla un numero davvero esiguo di personaggi. E’ realistico tutto ciò? O non è forse vero che una tragedia replicata ed esasperata fino all'eccesso finisce per sconfinare nel ridicolo e nel grottesco?

Eppure le premesse affinché il romanzo mi piacesse davvero c’erano tutte: in particolare, il fatto che il romanzo fosse presentato come opera introspettiva, lontana dalle atmosfere oniriche e surreali che hanno reso famoso l’autore e mirante ad esplorare il mondo in ombra dei sentimenti e della solitudine. C’erano poi il riferimento beatlesiano del titolo (canzoni, nostalgia e sentimenti compongono sempre un bel trittico) e gli influssi letterari, la cui rilevanza - nella comunque apprezzabile introduzione di Giorgio Amitrano - viene forse sin troppo enfatizzata: Il giovane Holden (e questo è innegabile) e, addirittura, David Copperfield: ma qui il doppio parallelo istituito - Dora/Naoko e Agnes/Midori - non regge.

Piuttosto – e non sto affatto scherzando – trovo che Norwegian Wood abbia una affinità di personaggi e situazioni in E’ quasi magia Johnny e Prendi il mondo e vai, due anime che Italia1 trasmise nella seconda metà degli anni Ottanta e che prendevano spunto da manga pubblicati in precedenza. Ecco, forse la credibilità di questo romanzo resta non può prescindere dall'età del lettore: la sua giusta dimensione è secondo me l'adolescenza. Oltre, i difetti diventano macroscopici.

Infine, che voto affibbiare al nostro compagno/scrittore? Mah, per capirlo veramente bisognerebbe forse dargli ancora un'altra possibilità. Ma poiché questa sinceramente m'è bastata, mi limito a una lapidaria sentenza: Haruki Murakami = bocciato.
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07/05/2017 16:36 #30842 da bibbagood
Risposta da bibbagood al topic "Norwegian wood. Tokyo blues" di Haruki Murakami
Bè anche se mi sembra un po' esagerata, complimenti per la recensione Novel :lol:

Ho sempre pensato che Norwegian Wood fosse un'opera amata da tutti coloro che la hanno letta, ma ultimamente sto leggeno vari commenti sparsi qua e là e quelli negativi sono tanti quanto quelli positivi :dry: Si critica soprattutto il piattume dell'opera e il distacco dell''autore verso i suoi personaggi, che forse è anche un po' la critica portata da Lorenzo..?

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07/05/2017 19:21 #30848 da rikyriky
Risposta da rikyriky al topic "Norwegian wood. Tokyo blues" di Haruki Murakami
Sinceramente non sono arrivato alla fine ancora, ma, posso concordare sul distacco dell'autore rispetto alle vicende narrate, anche se, a piace come stile di scrittura.
Per quanto riguarda le descrizioni dettagliate sul sesso, che spesso vengono fuori nel romanzo, le potrei spiegare, che in Giappone il sesso non è considerato tabù come da noi, e ne parlano liberamente solitamente, anche persone che non si conoscono molto bene, e lo praticano anche tra amici.
Io ovviamente parlo delle impressioni che ha dato a me, non sono un critico letterario e , l'unico disturbo che mi da quest'opera, è la solitudine dei personaggi, ci ha provato con il compagno di stanza a fare un po di ironia, ma rimane essenzialmente un opera basata sulla solitudine dei personaggi.

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07/05/2017 21:30 #30849 da kers

Novel67 ha scritto: non ho mai saputo che fine il mio compagno avesse fatto finché, leggendo Norwegian Wood, m’è venuto il sospetto che crescendo potesse essere diventato Haruki Murakami

Questa cosa mi ha fatto molto ridere. Per il resto, Novel, ti farei una statua per la tua recensione.
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07/05/2017 22:27 #30852 da guidocx84
Risposta da guidocx84 al topic "Norwegian wood. Tokyo blues" di Haruki Murakami

kers ha scritto:

Novel67 ha scritto: non ho mai saputo che fine il mio compagno avesse fatto finché, leggendo Norwegian Wood, m’è venuto il sospetto che crescendo potesse essere diventato Haruki Murakami

Questa cosa mi ha fatto molto ridere. Per il resto, Novel, ti farei una statua per la tua recensione.


:laugh: :laugh: :laugh: :laugh: :laugh: :laugh: :laugh: :laugh: :laugh:

Grande!!! Mi ha fatto morire! :laugh: :laugh: :laugh:

«Heaven goes by favor. If it went by merit, you would stay out and your dog would go in.» Mark Twain

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08/05/2017 19:46 #30861 da Novel67

rikyriky ha scritto: Per quanto riguarda le descrizioni dettagliate sul sesso, che spesso vengono fuori nel romanzo, le potrei spiegare, che in Giappone il sesso non è considerato tabù come da noi, e ne parlano liberamente solitamente, anche persone che non si conoscono molto bene, e lo praticano anche tra amici.


Non saprei: forse urge un viaggio in Giappone ... :lol: Io però credo che un’opera d’arte, e dunque anche letteraria, non possa comunque prescindere dalla forma. E’ per questo che non riesco a comprendere chi (ad esempio su Anobii, ma magari anche qui) arriva a giudicare il libro “bellissimo”, “intenso”, “toccante”, “poetico”, “delicato”, “indimenticabile” ...

Perché sarà anche vero che il gusto e la sensibilità personali possono anche divergere, ma pur senza avere la pretesa di fissare dei rigidi parametri, penso che in certi casi sia possibile distinguere una buona opera da una pessima. In fondo, è tutta una questione di stile.

Forse certi paragoni sono un po’ arditi, ma provate a estrapolare un brano (nemmeno dei peggiori) di Norwegian Wood e ad inserirlo in un’opera che unanimemente - o da voi stessi - è ritenuta "bellissima", "intensa", "toccante", "poetica", "delicata", "indimenticabile":

– Adesso ce l’hai duro?
– Cosa? Il callo sotto il piede?
– Scemo, – disse Naoko ridendo.
– Se vuoi sapere se ho un’erezione la risposta è sí, naturalmente.
– È doloroso?
– Cosa?
– Averlo duro.
– Doloroso? – ripetei.
– Voglio dire… è difficile da sopportare?
– Hmm … dipende dal punto di vista.
– Vuoi che ti faccia venire?
– Con la mano?
– Sí, – disse Naoko. – Senti, già da un po’ mi preme contro, mi fa un po’ male -.
Mi spostai un pochino.
– Cosí va bene? – dissi.
– Sí, grazie.
– Senti, Naoko… – dissi.
– Sí?
– Sí, vorrei che lo facessi.
– Va bene, – disse lei sorridendo. Poi abbassò la lampo dei miei pantaloni e strinse nella mano il mio pene eretto.
– È caldo, – disse Naoko. Chiuse gli occhi e le sue dita cominciarono a muoversi piano piano.
– Ci sai fare, sai? – dissi.
– Su, da bravo, stai zitto, – disse Naoko.
Dopo essere venuto, la strinsi dolcemente e la baciai di nuovo. Naoko si rimise a posto il reggiseno e la maglia e io richiusi la lampo dei pantaloni.
– Adesso ti senti un po’ meglio? – chiese Naoko.
– Sí, grazie a te, – risposi.

Ecco. Da qualunque angolazione lo si guardi, mi pare difficile trovare bellezza o poesia in questa scena. Che ripeto: non trovo tanto scandalosa, quanto letterariamente scadente. Non ha neppure alcuna finalità narrativa, nella sua finta ingenuità (si tenga conto che i protagonisti hanno 20 anni, non quattordici ...), mentre altrove la caratteristica predominante è una scoperta illogicità, demenzialità e tanto, tanto cattivo gusto.

La presenza di questi elementi è sufficiente per me a "sporcare" l'intera opera, immagini "profonde" comprese, ed a bocciarla in blocco: una caduta di stile che trascina a fondo tutto il resto. Eppure, contrariamente a quanto rilevato da Bibba, io ho ancora l'impressione che siano in netta minoranza coloro ai quali il romanzo non è piaciuto (anche per altri motivi, ovviamente), rispetto a coloro che invece l'hanno adorato, o anche solo apprezzato. E mi chiedo come sia possibile, se non appellandosi ad un generico "a me piace". Nell’introduzione al libro si legge però quella che temo possa essere una grande verità: “vi è una specie di incomunicabilità tra coloro che amano svisceratamente il libro e coloro che lo detestano”. Perciò, non ci capiremo mai ... :)

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