Io sono al 70% e devo dire che, sebbene non rientrerà certo tra i miei libri preferiti, non mi sta neanche schifando come dice Claudia 
  
  
Ho letto tutti i vostri commenti e devo dire che mi ritrovo molto con quanto detto nella prima parte del post di Lorenzo e totalmente con quanto riportato nei post di Elena (che ci ha fatto una disamina perfetta di ciò che possiamo trovare nel libro) e Beatrice.
Non prendete ciò che sto per dire come una critica nei confronti di qualcuno. Non è questo l'obiettivo.
Mi viene però spontaneo notare come i molti argomenti trattati dallo scrittore, sarebbero tutti da affrontare con calma ed in profondità per poter poi valutare a posteriori la lettura e per vederla con altri occhi. Perché un lettura secondo me non va mai considerata fine a sé stessa. Per quanto mi riguarda, una lettura che offre così tanti spunti di riflessione, è una lettura degna di essere affrontata, soprattutto in un club del libro.
Censura e controllo dell’informazione, società di massa e spersonalizzazione dell'individuo, progresso tecnologico e ricerca della felicità, teledipendenza e incomunicabilità in famiglia, alienazione cittadina e ritorno alla natura...
Mi pare che questo libro fornisca spunti di riflessione e discussione di ogni tipo e per tutti i gusti!
E allora perché non parlarne?! Perché essere frettolosi, voler concludere velocemente la lettura del libro, accelerare i tempi per il nostro commento conclusivo sul libro, così da dare il voto ed essere pronti alla prossima lettura? Gli spunti di riflessione che ci da il libro valgono così poco? Non vale la pena soffermarsi come suggerito da Bibi, rallentare e ripensare a ciò che abbiamo letto?
Beatrice parla di "libertà di espressione" e di vantaggi e svantaggi della stessa. Il discorso di Beatty è impressionante perché potrebbe essere stato fatto oggi. Ci rendiamo conto che Bradbury ha scritto questo libro anni e anni fa? Incredibile! Aveva la sfera di cristallo o una mente geniale? Talmente geniale da rendersi conto, da acuto osservatore della società in cui viveva, che il percorso intrapreso dagli uomini era quello che ci ha portati ad essere come siamo oggi: una società frenetica, in cui i valori non sono più gli stessi di quelli dei nostri nonni. Una società in cui non ci fermiamo un attimo ed in cui il lavoro è l'unica cosa che conta e che ci condiziona al punto tale da non fare figli, deprimerci, addirittura suicidarci. L'epoca del siamo a tavola in dieci e otto di noi sono imbambolati a guardare lo smartphone (scene viste e riviste), l'epoca che segna la morte del giornalismo! Adesso ci sono i blog, i social, le bufale e le catene di sant'Antonio su WhatsApp! Ognuno può dire la sua ed è giornalista! Tutti gli credono! E condividono! E propagano! E diffondono cazzate!  
  
  
  
Insomma... il futuro immaginato da Bradbury e nascosto nelle parole di Beatty, per lui doveva essere davvero fantascienza ma il problema è che per noi è parzialmente realtà! Ed ecco altri spunti di riflessione!
Ripeto, non è una critica contro nessuno. E' solo che quando sono atterrato su questo topic e ho visto che c'erano tanti nuovi commenti dalla mia ultima visita ho pensato: "ecco! Anche loro come me avranno tratto tantissimi spunti di riflessione da questo libro e avranno già iniziato a parlarne!"
La buona notizia è che non mi sono perso niente!  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
Quindi bando alle ciance! Da dove iniziamo?