Mi sono ritrovata per le mani "Fahrenheit 451" a distanza di 6 anni da questa discussione: c'era un'offerta per due libri a 9.90 e ho pensato: andiamo su un classico che non si sbaglia! Uno di quelli che prima o poi ti leggi! E infatti...
Volevo tenermelo da parte ma complice il weekend al mare e la sua brevità me lo sono letto tutto, subito. È un libro particolare, uno sparo nel buio e dallo stile veramente strano, onirico e disorientante, quindi capisco che possa non piacere e confondere, in un altro momento magari avrebbe innervosito anche me; invece mi è piaciuto, anzi l'ho adorato! Per me è stato esplosivo!
Una delle cose che ho apprezzato di più è proprio la sua rottura degli schemi: se Bradbury avesse presentato una cosa così a una casa editrice oggi, già me la vedo, avrebbero tentato di trasformarla in uno young adult. 

 Dicendo: "Bello lo spunto, ma qui manca l'azione, è privo di una vera conclusione", e giù col catalogo di modelli narratologici in cui incastrarlo, per sviluppare un tomazzo fantascientifico o meglio ancora progettare già una trilogia, che ora vendono tutto a pacchi.
Scherzi a parte, ho un po' preso in giro l'industria ma perché è vero che se oggi i libri non sono vietati sono comunque diventati a loro volta una grande "arma di distrazione di massa", rendendo difficile attingere a letteratura nuova veramente di qualità (c'è, ma valla a pescare nel mare magnum). E Bradbury mi sembra il tipo invece che scrive quel cavolo che vuole e come vuole, con l'esigenza di comunicare una visione, per quanto imprecisa, imperfetta e dai contorni labili. Tutti i lettori della discussione hanno notato che il libro è onirico. Montag stesso si muove più a livello subconscio che conscio, come faceva notare Beatrice in un commento.
Quello che mi ha conquistato del libro è stata la tenacia dell'uomo, del protagonista, pur con i suoi limiti, ma anche di tutti quei disperati un po' inconcludenti che tirano avanti in attesa che ci sia bisogno di loro: come non immedesimarsi? Raramente ci sentiamo come gli eroi delle trilogie fantasy o fantascientifiche di oggi, con quell'incastro perfetto di eventi intorno a noi che, insieme alla squadra altrettanto perfetta (il cast di personaggi di supporto) e una strategia accurata ribaltano le sorti del mondo. Per fare un esempio distopico di oggi, pensiamo a un modello "Hunger games". Che, ci tengo a precisare, a me è piaciuta come trilogia, e più i libri dei film: ma rimane un prodotto commerciale e che segue uno schema, mentre Bradbury col cavolo.
Il mondo è più caotico, più confusionario, più imprevedibile. Siamo tutti un po' più Montag che Katniss, anche se ci spiace ammetterlo: le cose ci accadono, e il "no" che ci sale al cuore quando qualcosa non va trova modi di uscire imprevedibili, dettati dall'esasperazione, e non sappiamo neanche direzionare bene le nostre energie. Sappiamo solo che qualcosa va fatto. E cerchiamo il confronto (su questo forum, per esempio), persone simili a noi che possano capire.
Riporterò sempre in tema di pessimismo/realismo bradburiano una citazione che mi ha colpita molto, che ho trovato di una sincerità spiazzante, anche se magari passa sottotraccia rispetto ad altre considerazioni. Sono parole pronunciate da Faber, riguardo l'importanza dei libri: notiamo come i libri non vengano preservati in quanto 
giusti in assoluto o 
necessari in assoluto o 
belli in assoluto... ma vengano in qualche modo identificati con la vita in quanto 
possibilità. Un atteggiamento privo di aspettative che difficilmente riusciamo ad adottare, essendo sempre alla ricerca dell'oggetto o della persona salvifica, che ci offra una sicurezza.
Non si possono garantire cose del genere. In fondo, quando avevamo tutti i libri di cui c'era bisogno, continuavamo a cercare la scogliera più alta da cui buttarsi. [...] I libri servono a ricordarci quanto siamo stupidi, e somari. Sono i pretoriani dell'imperatore che gli sussurrano all'orecchio, mentre si svolge la parata: "Ricorda, Cesare, sei un mortale". [...] Non chieda garanzie e non si aspetti di essere salvato grazie a una sola persona, macchina o biblioteca. Preservi quello che può, e se si sentirà affogare, almeno muoia sapendo che stava nuotando verso riva.
Non so voi, ma trovo queste parole di grande poesia, poesia che non esalta le grandezze e gli eroismi che siamo abituati a vedere in vetrina, ma quella tenacia e insieme quell'ammissione di ignoranza che ci rende umili e in grado di apprendere: senza, non staremmo neanche a cercare una soluzione. Apparentemente è cinico, io invece lo trovo di grande incoraggiamento.