Novel67 ha scritto: 
guidocx84 ha scritto: Non è un processo alle intenzioni ma la curiosità di capire se la trama e la narrazione di un libro possono davvero avere un impatto tale da occultare gli spunti di discussione agli occhi del lettore. Agli altri capita? Vi è capitato con altri libri? Perché a me capita molte volte di pensare: "questo libro non mi è piaciuto ma se non altro mi ha dato qualche spunto di riflessione"... Ed in tal caso riesco comunque a ricordarlo anche per tale aspetto.
A mio parere, se è vero che in un Club del Libro dovrebbero essere privilegiate letture che offrono spunti di riflessione, è anche vero che non si può far passare in secondo piano il modo in cui questi spunti vengono posti. Altrimenti, più che un Libro, sarebbe meglio proporre un Articolo di Giornale del Mese.
Oltretutto, può uno spunto di riflessione animare una discussione, ove tutti la pensano allo stesso modo? Quando ho stilato quell’elenco sommario dei temi trattati o toccati da Bradbury, ho anche aggiunto che di questi ormai se ne dibatte un po’ ovunque da decenni, tanto da apparire oggi piuttosto scontati. A meno che non si scelga di assumere una posizione decisamente controcorrente e di ammettere di essere a nostra volta parte o vittima di un ingranaggio che aborriamo.
E invece tutti noi, pur ritenendo realistiche le "previsioni" di Bradbury, ci sentiamo super partes: parliamo di società alienata, frenetica, teledipendente, priva di valori e non pensante, ma come se noi fossimo immuni. Certo, tutti conoscono "qualcuno che …", ma resta sottinteso che noi tra questi non ci riconosciamo.
Ora, io non dubito che sia così. Ma bisognerà anche ammettere che noi non siamo gli unici sopravvissuti all’evoluzione della specie, così come ci viene dipinta in F451 e temiamo sia ormai diventata. E allora mi domando se davvero il futuro catastrofico immaginato da Bradbury si sia già avverato e se mai si avvererà. Certo, se evidenziamo ed ingigantiamo solo alcuni aspetti, occultandone magari altri, parrebbe di sì. Ma la realtà è che c’è sempre stato - e sempre ci sarà - chi non si accontenta di rimanere passivo, chi pensa con la propria testa e non si lascia omologare. Persino nel libro.
Ma poiché appunto qui si parla di libri, ecco che anche i post di chi si sofferma sull’aspetto stilistico, per quanto magari discutibili e criticabili, restano validi e interessanti, tanto quanto il contenuto. Oltretutto, come ha dimostrato il recente thread sull'importanza delle traduzioni, chi dice che non possano offrire spunti di riflessione e discussione?  
Lorenzo, come in tutte le cose, credo che l'approccio più giusto stia a metà 
E' ovvio che lo stile di scrittura non può passare in secondo piano rispetto agli spunti di riflessione offerti da un testo (anzi, è spesso la prima cosa che notiamo di un libro), ma mi risulta altrettanto difficile liquidare un libro come Fahrenheit 451 dicendo che è noioso ed inconcludente e chiudere lì la discussione, nonostante possa essere anche d'accordo con chi esprime tale parere. Mi sembra più un approccio da recensione/commento che da discussione sui contenuti di un libro... ripeto: non che questo sia sbagliato... semplicemente immaginavo qualcosa di diverso visti i contenuti del libro in questione... ma giustamente ognuno dice la sua. Questo è normale! 

  Non sto criticando nessuno in particolare ed è ovvio che tali commenti restano validi e interessanti... non c'è neanche bisogno di dirselo...
Tornando ai contenuti, difficile sentirsi "super partes": chi più, chi meno, siamo tutti risucchiati nel vortice della società alienata, frenetica, rimbecillita, intontita da TV e social, ecc. Io ad esempio non mi sento di certo di essere immune!! Tutt'altro! E voi?
Lavoro anche sedici ore al giorno; anche io tiro fuori lo smartphone a tavola ogni tanto; mi capita di perdere tempo su Facebook a cazzeggiare invece di prendere e andare a fare una bella passeggiata; a cena mi capita di guardare la TV in silenzio invece di fare due chiacchiere con chi ho accanto; mi rendo conto di dedicare più tempo a questo club del libro che ai miei cari, ecc.
Ma cosa faccio per cambiare?
Mi cullo nella magra consolazione del fatto di credere che sono padrone di tutto questo. Che sia veramente io a decidere quando e come comportarmi.
Nel senso che, quando non ho voluto lavorare sedici ore, non l'ho fatto; quando mi sono reso conto di essere a tavola con persone e non considerarle per via dello smartphone, l'ho riposto; quando mi sono imposto di non utilizzare Facebook per almeno un mese, ci sono riuscito senza strapparmi i capelli; quando ho deciso che non era il caso di guardare la TV ma di parlare un po', l'ho fatto. Sulle ore dedicate al club del libro mi dico: vabbè, è un hobby... però nel frattempo la moglie è di là che mi aspetta... 
  
  
  
  
  
L'esempio dello smartphone a tavola sembra una "bischerata" ma se ci pensate è calzante. Anche perché ormai lo si vede tutti i giorni, quindi è facile attivare due ragionamenti...
Vado a cena fuori. Accanto a noi c'è un tavolo con madre, padre e figlia di circa 8 anni. La mamma e la figlia parlano del più e del meno. Il padre, spalle appoggiate al muro, smanetta sul tablet. E lo fa per tutta la durata della cena. Addirittura, quando gli arriva la pizza, la taglia e la mangia a tranci mentre continua a leggere cavolate sul tablet con quel risolino inebetito tipico di chi ha perso il capo! 
  
La differenza per me sta tra chi passa la serata con amici a tavola a guardare lo smartphone e non se ne rende neanche conto, 
chi lo fa e se ne rende conto e chi non lo fa proprio.
Non che il secondo caso sia meno grave del primo ma se non altro mi lascia la speranza di immaginare che, rendendosi conto della situazione, si possa arrivare a pensare: ma che sto facendo? Come dicono? L'accettazione è il primo passo per il cambiamento?
Ecco, la moglie di Montag fa parte del primo caso. Totalmente alienata. Convinta del suo modo di agire. Non accetta un diverso modo di vivere. Un caso perso probabilmente.
Montag invece balla sul filo del rasoio. E' vero, non è convinto di reagire come il protagonista di 1984 ma è sulla buona strada per farlo perché qualcosa cambia in lui. E già questo è apprezzabile. Ovviamente non basta! Ma è un buon punto di inizio. O almeno spero... proseguo la lettura...