Ho letto ieri il libro in poche ore, ma non perchè mi abbia entusiasmato al punto di non vedere l'ora di finirlo solo perchè il linguaggio semplice, diretto e scorrevole dell'autore non mi impegnava troppo.
Solitamente non riesco mai a dire che un libro sia brutto o sia stata una pessima lettura, trovo sempre qualcosa da salvare, e anche questa volta è stato cosi.
Mi trovo d'accordo con chi ha trovato il libro molto autocelebrativo, soprattutto nell'ultima parte, questo mi ha reso l'autore particolarmente antipatico, purtroppo non posso fare a meno di assumere un atteggiamento indispettito nei confronti di chi "se la canta e se la suona da solo", mi viene naturale.
Che dire della narrazione, scorrevole certo, ma come ha scritto qualcuno ho trovato noiosa la serie di nomi e sigle, sicuramente importanti, ma che hanno appesantito la lettura insieme alle innumerevoli ripetizioni. Anche io ho creduto in alcuni momenti che l'autore mi abbia illuso che sarebbe accaduto davvero qualcosa di eclatante, che questa operazione si sarebbe concretizzata nell'arresto dei "cattivi" o nel sabotaggio di qualche azione violenta, ma ahimè non è successo. Con questo non voglio però sminuire l'importanza dell'indagine, sicuramente
evitare l'escalation di odio e azioni come bruciare le croci cariche di significati simbolici è stato un buon risultato, però non so mi aspettavo qualcosa di più concreto visti i toni usati dall'autore.
Ron Stallworth non è uno scrittore, ma un poliziotto, per questo gli riconosco il merito, di aver prestato la sua voce per raccontare una storia di razzismo, ma non un semplice odio verso qualcuno, un odio che si riunisce, che si organizza, che si da dei principi, un odio che cerca seguaci.
C'è una scena che mi ha colpito particolarmente ed è quella in cui un uomo nero alla domanda del figlio che gli chiede perchè quell'uomo (Ken) sia vestito cosi, cioè con tunica e cappuccio bianco risponde "perchè è un pagliaccio". Ecco questa scena rende l'idea di come basti ridicolizzare e sminuire, togliere importanza al nemico per combatterlo.
Lettura non eccezionale, ma che ha i suoi spunti di riflessione.
"...Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita,
io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima." William Ernest Henley