Io sono a 3/4 del libro. La parte Camera a mio parere è molto meglio della parte Occhi e non è solo per una questione di stile (perché anche qui si salta di qua e di là, avanti e indietro, si intermezzano pensieri passati o presenti nel discorso): secondo me si sente che questa parte è molto più vicina all'autrice sia geograficamente sia cronologicamente e quindi riesce ad andare più in profondità, troviamo quello scavo psicologico che nella prima parte è mancata.
Ma in effetti la prima parte è un espediente per raccontare la seconda e allo stesso tempo un esperimento di immaginazione, lo stesso che avrebbe potuto fare la madre di George ipotizzando che il pittore che apprezzava così tanto fosse in realtà donna.
Come ha detto Greta, questa parte è costellata da giochi di parole che denotano l'intelligenza vivace della Smith e io apprezzo molto anche tutti gli input che dà, mi piace trovare nei libri riferimento ad altri libri o opere o film che posso approfondire per conto mio volendo o che comunque stuzzicano l'interesse ad approfondire (qui si fa riferimento ad Antonioni, a Giorgio Bassani, a una pittrice inglese che forse potrebbe essere Edna Clarke Hall).
Senz'altro, a mio avviso, il personaggio più interessante del libro è la madre di George e tutti gli spunti di riflessione che ci offre. Come quando parla degli affreschi e si chiede se venga prima l'uovo o la gallina ovvero se il disegno sotto (il disegno preparatorio) o quello in superficie. "La prima cosa che vediamo, ha detto la madre, che spesso è l'unica che vediamo, è quella in superficie. E dunque questo significa che viene per prima? E significa forse che l'altro disegno, se non ne conosciamo l'esistenza, potrebbe benissimo non esistere?"
Questo discorso potrebbe benissimo essere applicato alle persone se ci pensiamo: se portiamo in superficie solo alcune cose di noi stessi, se ci sono parti di noi che nessuno vede vuol dire che il resto non esiste? Noi esistiamo solo nello sguardo degli altri? E quello che siamo ora è l'unica parte di noi che conta senza tener conto di ciò che siamo stati e ci ha fatto evolvere fino al momento presente? La storia ha senso solo nella memoria o ha senso perché senza passato non ci sarebbe presente?
Con quest'ultima riflessione mi ricollego anche a Sliding doors: il nostro presente deriva dalle scelte fatte in passato ma chi lo sa se nonostante le scelte diverse saremmo comunque arrivati allo stesso punto.
Mah,forse mi sono persa io stessa nei pensieri
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