Ho finito il libro già da un paio di settimane, ma causa varie incombenze come compiere 30 anni, non sono riuscita ancora a commentare.
Rileggendo i vostri commenti trovo interessante come siano così opposti: chi ha rivalutato il libro grazie a Camera e ha odiato Occhi, chi ha adorato Occhi e trovato banale camera, più i vari spunti di riflessione che il libro ha suscitato in ciascuno. Io mi ritrovo tra coloro che hanno apprezzato molto di più camera, ma sono convinta che se avessi letto prima questa parte, l'avrei apprezzata un pochino di meno, mentre avrei apprezzato un pochino di più di quanto ho fatto la parte Occhi.
Mi schiero inoltre tra coloro che vedono più nell'arte che nella sessualità uno dei temi portanti. Come già detto, il libro offre tanti temi, ma trattati secondo me superficialmente, e quindi la parte della sessualità mi sembra fosse solo un po' da contorno, un espediente narrativo. Invece l'arte, nelle sue varie forme espressive, nella descrizione di come possa esser parte della quotidianeità cosi come l'approfondimento sul ruolo di Francescho in quanto artista, mi è rimasto molto più impresso.
Anche a me ha colpito la parte citata da Mattia:
"Valore e denaro si equivalgono? Sono la stessa cosa? I soldi sono ciò che siamo? È quanto guadagniamo a fare di noi ciò che siamo? Che cosa significa fare? Siamo quello che facciamo? Ma cavolo, che bello non dover sempre avere tutto sotto controllo. Abbiamo visto le sue opere. Che altro dobbiamo sapere?"
Purtroppo è una euristika che da che mondo è mondo funziona molto bene: l'abito fa il monaco. Per molte, troppe persone, ancora oggi vali se possiedi o vali se produci. Fammi vedere un pò, cosa sai fare? E se non sai fare, non c'è posto per te. Famoso nel nostro paese è il circolo per cui se non hai esperienza non trovi lavoro, ma se non lavori come la fai l'esperienza?
C'è però anche da dire che uno dei grandi meriti del lavoro è di contribuire alla nostra identità; e questo, tanto più si tratta di un lavoro che abbiamo scelto e che ci piace fare.
L'altr'anno ho cambiato lavoro perchè anche se mi piaceva abbastanza, ero perennemente frustrata perchè sottopagata. Sono passata quindi ad un'altra azienda, dove sapevo che avrei guadagnato molto di più, ma che il lavoro mi sarebbe piaciuto molto meno. E ho passato mesi bruttissimi, ancora più frustrata di quanto ero prima, perchè mi sentivo di sprecare completamente il mio tempo e rimpiangevo il lavoro di prima. Nonostante il cambiamento di lavoro è stato dovuto anche ad altri fattori non legati allo stipendio, ho spesso pensato durante quest'anno che forse sarebbe stato meglio tornare all'altr'azienda, dove mi sentivo di avere un valore, di essere utile, di fare qualcosa per cui ero portata, dove la mattina andavo a lavoro "contenta". Quindi forse si, non valiamo quanto guadagniamo, e per fortuna, perchè altrimenti al momento sarei soltanto un'ameba con uno stipendio soddisfacente

Ma ho pensato in continuazione durante quest'anno che in realtà per pretendere che mi riduca ad un'ameba, dovrebbero pagarmi ancora di più e che il mio tempo ha molto più valore di quello che guadagno all'ora
Sicuramente a tutti coloro che lo hanno iniziato o vogliono iniziarlo, consiglio di provarci, perchè anche se alcune parti possono risultare veramente troppo sperimentali, è un libro breve e altrettante parti scorrono veloci