Ho finito il romanzo e sono perplessa. Effettivamente Deckard va nel deserto, ma secondo me ha una allucinazione dovuta alla roba che sniffa, al caldo e alla solitudine. E' quello di cui ha bisogno per uscire dai suoi dubbi, è la sua via di Damasco per così dire. In un certo senso, lo smuove la morte della capra ad opera di Rachel, che la uccide per ripicca nei confronti dei replicanti uccisi (per quanto lei non possa provare tale sentimento).
La scrittura di Dick è piena di sottintesi, è un libro facile da leggere ma difficile da interpretare e ci vuole molta attenzione.
L'idea che mi sono fatta io è che l'umanità ha distrutto il proprio pianeta con l'Ultima Guerra Mondiale usando armi radioattive (o similari), che hanno causato la "polvere" (radioattiva), che ha sterminato il mondo animale. La questione animale è importante perché, a livello subconscio, l'uomo percepisce/ricorda che gli animali si sono estinti per colpa sua, quindi accudire un animale significa dimostrarsi "umani", bravi, empatici... dovrebbe essere un valore morale, ma è uno status symbol, nel corso della lettura del romanzo vediamo come gli esseri umani siano sempre più macchine, freddi, privi di voglia di vivere e di umanità. Per contro, gli androidi, che pure difettano in empatia e sentimenti, vogliono essere trattati in un modo più "umano" invece di essere schiavizzati su Marte. Se per l'uomo la Terra è inospitale e bisogna andare su Marte, per gli androidi vale esattamente il contrario e sono disposti ad uccidere pur di essere liberi. E' questo il sogno degli androidi, cioè vivere liberi ed essere trattati con più umanità... da qui il titolo del romanzo, a mio modesto parere.
Sono due mondi contrapposti ma legati moltissimo, alla fine è sempre più difficile individuare un androide e, per quanto riguarda l'uomo, è sempre più difficile che provi empatia (fa riflettere che l'unico davvero umano, in tutto il romanzo, sia il "cervello di gallina" Isidore). Il finale, che pure sembra brutto e inconcludente (e in fondo lo sarà per molti di noi), esprime perfettamente il grigiore di questo mondo, la costante perdita di speranza, di voglia di vivere, di abbandono. E' un mondo ormai morto, la cui distruzione è iniziata tanto tempo fa, e si trascina fino a quando sarà tutto palta (squallore, decadimento, polvere).
Un libro che certamente spinge a riflettere su alcune tematiche, tra cui la mancanza di empatia che trovo piuttosto attuale (sempre a causa della cronaca nera da cui siamo invasi quotidianamente).
Un uomo dovrebbe essere ciò che sembra
e chi uomo non è, uomo non dovrebbe sembrare.
Otello - William Shakespeare