Ho finito il libro da qualche giorno e mi è piaciuto molto, penso che lo rileggerò perché temo di aver tralasciato molte sfumature e molti significati nascosti perché ero un po' troppo concentrata sulla trama. Come ha già fatto notare Beatrice, c'è infatti anche della psicologia tra le righe (mi informerò sull'autore e sul perché di questa passione), a parte il rapporto genitore-figlio poi è proprio evidente anche la questione freudiana di io, es e super io, che è molto interessante. Mi sono soffermata poco, lo ammetto, sull'aspetto psicologico e razionale perché è una storia che mi ha coinvolta molto emotivamente, leggiamo di un ragazzo che per tutta la vita non vuole altro che essere accettato ed essere all'altezza, si sottopone persino ad un esperimento pericoloso e senza garanzie pur di avere una speranza di far parte di questo mondo, di capirlo, di viverlo, mi è piaciuta tantissimo la parte in cui dice che è contento di aver fatto l'esperimento, nonostante l'esito, perché almeno per un breve periodo è riuscito a vedere davvero il mondo nella sua grandezza e complessità. L'ultimo capitolo, secondo me, è forse il più bello, fin dalla prima frase: Charlie raggiunge un livello di intelligenza e di lucidità tale per cui valuta addirittura il suicidio, c'è un miscuglio di sentimenti e di emozioni da persona estremamente matura, meraviglioso anche il rapporto con Alice, che tristezza pensare che non sono mai riusciti ad essere allo stesso livello tale da potersi amare consapevolmente e in maniera adulta.
E che dire poi della parte finale
A fine lettura ripropongo la domanda: se foste in Charlie, avreste scelto di diventare intelligenti o avreste preferito rimanere come siete?
Io penso che avrei agito esattamente come Charlie, pur essendo meno intelligente della media capisce comunque che si sta perdendo qualcosa dell'esperienza umana e se ne rammarica, penso che il valore della conoscenza sia inestimabile, nella peggiore delle ipotesi si rimane ugualmente soli ma forse, con le conoscenze e tanta bontà d'animo, si può fare qualcosa per migliorare la vita degli altri, proprio come ha fatto Charlie.
L'altro tema l'accettazione: cosa sareste/siete disposti a fare pur di far sentire accettato/essere accettati? Penso che l'uomo sia un animale sociale e non importa quante volte ci ripetiamo che stiamo bene anche da soli e che non abbiamo bisogno di nessuno perché stiamo mentendo a noi stessi, i rapporti interpersonali sono alla base dei bisogni umani. Io, purtroppo, sono una di quelle persone che la Generazione Z chiama "people pleaser": non riesco mai a dire di no, dò troppa importanza alle opinioni altrui e soprattutto per me è cruciale che le persone che mi stanno intorno stiano bene e a loro agio, anche a discapito del mio stesso benessere, ma per me i rapporti umani sono la cosa più importante di tutte. Quindi sì, io sarei assolutamente una Charlie Gordon
@Davide sono davvero felice che ti sia piaciuto il libro, sono soddisfatta di averlo scelto perché trovo che sia stata davvero una bella lettura da fare in condivisione: delicata, che fa riflettere e che porta al confronto. Concordo con tutto quello che hai detto, non avrei potuto dirlo meglio, grazie! E complimenti anche per il paragone sulla madre di Charlie, azzeccatissimo!