Cito il libro di testo delle superiori, magari può aiutarci a capire.
"Uscito nel 1979, il romanzo restituì a Calvino il successo editoriale e l'apprezzamento del grande pubblico, un po' disorientato dai racconti degli ultimi anni. Eppure la materia narrativa di Se una notte d'inverno un viaggiatore non era affatto <<popolare>>: l'autore si cimenta infatti i un'operazione assai ambiziosa, quella di trasformare in romanzo le teoria sul romanzo.
L'opera manifesta una delle più tipiche tendenze di Calvino, che amava legare la sua scrittura narrativa a temi vincolanti: così accade, per esempio, anche nei racconti di Sotto il sole giaguaro, pubblicati postumi nel 1986 e ispirati dai cinque sensi. Autoimporsi simili limiti esaltava, per converso, tutta la sua abilità d'<<inventore>> di storie. Così Calvino riassumerà nelle Lezioni americane il senso dell'operazione tentata in Se una notte d'inverno un viaggiatore: <<il mio intento era di dare l'essenza del romanzesco concentrandola in dieci inizi di romanzi, che sviluppano nei modi più diversi un nucleo comune, e che agiscono su una cornice che li determina e ne è determinata.
Il tema centrale dell'opera è il significato della lettura e le sue conseguenze, così riassumibili.
- Anzitutto Calvino si rivolge direttamente con il <<tu>> a chi sta leggendo: protagonista dell'opera è dunque il lettore stesso.
- Inoltre afferma il valore del <<piacere della lettura>> (un motivo caro al narratologo francese Roland Barthes), raccontando la frustrazione che ci coglie quando una narrazione viene forzatamente interrotta.
- In terzo luogo, Calvino ritiene che leggere un testo porti a un <<accrescimento>> del significato originario del testo: nel processo individuale della lettura (ogni lettore <<legge>> in modo differente), la realtà stessa del libro muta, l'opera letta non resta mai identica a sé.
- Infine: poiché all'esistenza di un racconto contribuiscono le letture dei singoli lettori, mai prevedibili o predefinite, la narrazione si ripropone in modi, almeno in parte, sempre diversi.
Tutto ciò finisce per trasformare il romanzo in un <<metaromanzo>>: Se una notte d'inverno un viaggiatore s'interroga cioè sui modi e gli scopi della creazione letteraria (oltre che su come nasce anche materialmente un libro). Calvino propone al pubblico, rivestendolo con una vicenda gradevole e intrigante, i temi che in quegli anni settanta e ottanta venivano analizzati dagli studiosi di strutturalismo, linguistica, narratologia, impegnati a svelare i meccanismi del genere <<romanzo>>. Era un'operazione in parte simile a quella compiuta da Umberto Eco nel Nome della rosa.
Il Lettore e la Lettrice hanno acquistato in libreria un romanzo, ma non possono continuarne la lettura a causa di un errore di confezione tipografica. Se una notte d'inverno un viaggiatore narra la loro frenetica ricerca della continuazione della storia, continuazione che però non sarà più ritrovata. Al suo posto, i due protagonisti s'imbatteranno in inizi di romanzi ogni volta diversi; ogni inizio esprime una potenzialità che poi va perduta; genera un senso di attesa, che via via si smorza.
Narrare, suggerisce Calvino, è un tentativo di ritrovare la narrazione perduta; tale tentativo approda però a una moltiplicazione labirintica dentro cui si scioglie l'unità originaria, posto che ve ne sia una. La struttura svela, alla fine, l'impossibilità di una conoscenza oggettiva e reale.
Se una notte d'inverno un viaggiatore riflette problematiche serie e filosofiche: nella passione per l'inizio si riverbera addirittura la ricerca della Causa prima, Dio, anche se Calvino tratta questo tema con la sua consueta <<leggerezza>>. Serio appare anche il messaggio finale del libro: oggigiorno, in un clima di cultura <<postmoderna>>, non si può soddisfare il desiderio di vedere il punto da cui tutte le storie sembrano cominciare, né quello di vedere come esse <<vadano a finire>>. Un sottile disagio esistenziale circola un po' ovunque nel libro, testimoniato da numerose note pessimistiche, come questa: <<il mondo si va disfacendo e tenta di attrarmi nella sua dissoluzione>>. Il romanzo della scrittura e della lettura diviene la metafora di uno scacco; il <<divertimento>> del romanzesco si converte, alla fine, nella nostalgia per la sua perdita.
Nei dieci romanzi appena cominciati; Calvino <<rifà il verso>> con grande abilità a generi e stili romanzeschi (il poliziesco, l'introspettivo, l'erotico, il modello americano, il latino-americano, quello giapponese, il romanzo dell'impegno politico-sociale ecc.) alludendo spesso ironicamente a poetiche letterarie e a vari autori e testi.
Il lettore deve passare attraverso lunghe peripezie, ma vano si rivela, alla fine, il suo tentativo di leggere il nuovo libro di Calvino. Durante questo percorso, però, egli ha potuto scoprire numerosi nuovi generi, e appassionarsi non a uno, ma a molti romanzi differenti. Ha potuto sperimentare la molteplicità di una scrittura che spazia attraverso tutti i generi, dando vita a quel prisma multiforme che è Se una notte d'inverno un viaggiatore: un libro non classificabile in un unico genere, perché forse li comprende tutti."