Rispondo a Vanna. Se non si conosce l’argomento (hai detto che non segui il calcio), non capisco perché si rimane scandalizzati dalle risposte. Non alludo ovviamente alle risposte volgari, da cui mi dissocio in toto e dove concordo con Vanna. Le risposte volgari non meritano la minima considerazione, per qualunque argomento si tocchi. Mi sembra inutile anche precisarlo, ma vedo che sono sempre sotto la lente d’ingrandimento. Tant’e’.
Addirittura mi hanno preso per un troll., anche se con l’ombra del dubbio.
Passerà anche questa.
Tornando al calcio femminile, per quanto mi riguarda non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello maschile. Si potrebbe dire, senza tema di smentita, che sono due sport diversi. E non mi meraviglio che il calcio femminile sia così poco seguito, con buona pace delle quote rosa.
Entro "a gamba tesa" per fare una provocazione, anche sul calcio femminile, siamo sicuri che sia perché è "peggiore" di quello maschile, o magari è solo perché siamo abituati a vedere il calcio maschile come il gioco "standard/normale/giusto" e quindi la differenza ci salta all'occhio come "sbagliata/noiosa"?
Lasciando stare i lirismi del calcio femminile come più corretto/genuino/meno corrotto dai soldi etc. (che mi fanno pensare alle stupidaggini sui cibo "più naturali" perché c'hanno l'etichetta verde con la foglia sopra), anche in altri campi le donne non erano considerate allo stesso livello perché gli standard erano stati decisi dagli uomini. "Decisi" non nel senso di intenzionale per escludere le donne, semplicemente, l'ambiente è stato modellato in base a chi ci ha lavorato per secoli.
Le Quote Rosa, per me, diventano uno strumento utile per forzare il sistema se sono rispettate altre condizioni che danno accesso alle donne alle posizioni messe a disposizione, altrimenti sono sì solo un contentino elettorale.
Mi spiego: se la pressione sociale per le donne resta sempre solo diretta a matrimonio e i figli, anche se magari i figli manco li si vuole, e poi le costringe pure a lasciare il lavoro per badare a tali figli, o perlomeno a fermare la carriera per un certo periodo (la paternità maschile, mi dicono, ad oggi è sempre vincolata alla rinuncia della donna a parte della sua maternità), se limita le loro possibilità di studio in certi campi, come le STEM, perché "le donne non hanno le stesse attitudini per le scienze"...
Se le condizioni iniziali quindi, sono sempre di svantaggio, chi arriva preparata a riempire quelle Quote Rosa? Poche, magari per arrivare a fare numero devi tirare su persone che non lo meritano, qualche moglie/figlia/cugina di.... Ed ecco che nel pubblico spingo il concetto che le donne passano avanti se raccomandate, perché donne e non perché brave, per cui genero un sessismo al contrario che diventa controproducente e genera le ondate di rabbia per chi magari si è fatto il paiolo e si vede scavalcato perché uomo. E magari all'elezione dopo vince il maschilista retrogrado che sfrutta questo aspetto per abolire le Q.R. sfruttando questa narrativa.
Come tutti gli aspetti di avanzamento nella società, spesso il problema è che si forza uno, senza però avviare tutto un sistema di supporto, perché altrimenti si generano solo corto-circuiti, vedi anche solo l'integrazione e l'immigrazione: si discute di porti aperti/chiusi, poi non si stanzia per i corsi di lingua, le strutture di accoglienza e quelle reti che servono ad aiutare l'integrazione e che potrebbero limitare alcuni dei problemi di criminalità.
Di certo, è meglio di niente perché le cose si DEVONO muovere a un certo punto, aspettare che il politicante di turno abbia una visione d'insieme potrebbe non portare mai a nulla, per cui meglio tanti piccoli passi che pochissimi salti.