Novel67 ha scritto: Personalmente, non saprei. Più d'un'argomentazione può infatti essere addotta a favore o contro le quote rosa: le stesse donne non sono schierate tutte dalla stessa parte, segno che forse una risposta giusta non c'è.
Dubbio mi pare però che si possa legittimare una "forzatura" per correggere quella che si ritiene una stortura. Per certi versi, è come correggere un'ingiustizia con un'altra ingiustizia: che ne venga fuori qualcosa di equo non è cosi scontato.
L'esempio portato da Vanna riguardante il calcio femminile infine non mi è chiaro. È vero, molti uomini hanno snobbato l'evento (la Coppa del Mondo di calcio femminile) o l'hanno addirittura denigrato.
Tuttavia: io sono maschio, adoro il calcio e ho seguito il torneo in questione. Tutto (64 partite), non solo l'Italia. Non è stata solo curiosità: mi interessava e mi sono divertito. Come me, molti altri telespettatori: e chissà quanti uomini! E tutti già aspettiamo la prossima edizione. E le donne, invece? L'avranno tutte seguito, cosi da sostenere il movimento, anche solo per solidarietà femminile?
E' lecito dubitarne. Perché in realtà è una questione di gusti, non di diritto. Sicché, se il calcio maschile è più seguito di quello femminile, tocca alle donne fare in modo che questo emerga, non agli uomini farsi da parte. Solo in questo modo si potrà stabilire una vera parità: sul piano della visibilità, dei diritti, e magari pure dei privilegi.
Io non guardo Tv da un paio d'anni e non sapevo nemmeno le date, lo ammetto, ma non credo che gli uomini debbano 'farsi da parte' in favore delle donne. Perché così come mi roderebbe a morte se il mio collega venisse promosso al posto mio SOLO perché maschio, è pure giusto che il contrario non debba avvenire.
Il problema è scardinare il meccanismo per cui l'uomo ha la preferenza perché uomo, per cui la donna "farà figli di sicuro", etc. (discorso che si applica anche a tutte le minoranze, da LBGT+ a etnie varie).
A volte è sicuramente utile una forzatura, come un GdL può essere uno strumento utile per uscire dalla tua comfort zone e farti leggere libro che non avresti da solo mai preso in mano. Magari poi ti appassioni al genere e continui. Per cui magari trasmetti la partita di Calcio femminile in prima visione anche per chi guarda solo Serie A maschile o decidi di istituire le Quote Rosa, perché le donne abbiano acceso a posizioni da dove possono dimostrare che cosa sanno fare.
Solo che, in un ambito complicato come la società odierna, "solo" le Quote Rosa non bastano, devi cambiare certe basi sociali e culturali.
Come in USA non è mai bastato dire solo "I neri sono uguali", perché poi, essendo comunque molti di loro relegati in ambienti sociali svantaggiati, i problemi non sono stati risolti lo stesso, anzi.
Nautilus ha scritto: Dovremmo pretendere di essere aiutate maggiormente dalle istituzioni per poter lavorare serenamente e appagare il desiderio di famiglia (se ne abbiamo, perché è lecito anche non averne). Penso anche però che se noi donne non occupiamo molti posti apicali è anche perché non riusciamo a liberarci da una vecchia mentalità, siamo noi le prime a sentirci in colpa se per il lavoro non ci dedichiamo sufficientemente alla famiglia. Siamo noi le prime a non voler ammettere che non riusciamo e non possiamo fare tutto perfettamente. È chiaro che se siamo molto impegnate a realizzarci nel lavoro, non possiamo pretendere di essere delle super mamme, delle super mogli, delle super donne di casa. Ma questo non riusciamo ad ammetterlo. Siamo noi che molte volte ci tarpiamo le ali e preferiamo mandare avanti gli uomini, perché pensiamo che sia giusto dare priorità ad altro (vedi famiglia). Ecco, credo che dovremmo puntare a questi cambiamenti piuttosto che alle quote rosa. Dovremmo essere noi le prime a liberarci da vecchi stereotipi.
Il problema, è anche qui, il fatto che siamo comunque "addestrate" a farlo, in qualche modo. Io ho un fratello, abbiamo vissuto nella stessa casa, io ho assorbito sulle faccende domestiche molto più di lui (nel senso che ho idea come si fa un bucato, cosa usare per pulire un pavimento etc.). Vero che mia madre stressava molto più me che lui, ma ricordo di aver sempre opposto una strenua resistenza a fare i mestieri proprio perché percepivo la differenza. Eppure, perché a me è rimasta in mente la differenza tra capi in cotone e delicati, e lui non ha idea di come si accenda, una lavatrice?
Ogni generazione dovrebbe lavorare per liberarsi e liberare la successiva da questo atavico senso di colpa sul non essere abbastanza.