Sui tre libri proposti vi ho già scritto molto, non aggiungerei altro, perchè altrimenti perdiamo la curiosità di leggerli, voglio però darvi qualche notiziacuriosa sui tre autori.
Da sempre sono affascinata dalle biografie degli scrittori e non inizio mai un libro se prima non ho letto la vita del suo autore, perchè secondo me il vissuto di uno scrittore ci dice molto su quello che scrive.
Inizio da Michele Mari, autore di Roderick Duddle, e nei giorni a seguire vi racconterò qualcosa degli altri due.
Di Michele Mari ho scoperto che è figlio di Enzo Mari, genio del design italiano. Figura ingombrante quella del padre che ha reso la sua infanzia e adolescenza complicata. In un'intervista ha raccontato “E’ stato una specie di ricatto di mio padre, quello che io chiamo l’onere del quoziente. Mio padre fin da piccoli ha condannato me e mia sorella, ma soprattutto me, a celebrare l’intelligenza, a frequentare solo pochi giusti. Lui ti faceva il vuoto intorno con due parole soltanto: quello è un cretino, quello è un deficiente, non frequentare quelli che parlano così, non fare come loro perché loro sono tutti uguali. Io aderivo ai suoi giudizi, li assorbivo completamente, e questo ha fatto sì che io eliminassi tutta una serie di comportamenti perché erano generazionali: non sono mai andato ai concerti, non ho mai fumato uno spinello, non sono mai andato in motorino, perché siccome lo facevano tutti io dovevo mantener fede a questo programma di eccezionalità. Da una parte giustificavo il tutto e me la raccontavo in termini gratificanti: io sono meglio degli altri, io che a diciotto anni mi sono letto tutte le Vite di Plutarco, la lettura dei nostri Alfieri, Foscolo, Leopardi, che si sono titanizzati su questo mito stoico eroico, dall’altra mi sentivo un mentecatto. ”.
Michele Mari è anche figlio di Iela Mari disegnatrice e scrittrice da cui ha ereditato la capacità di disegnare. A 17 anni Michele Mari ha realizzato la versione a fumetti de Il visconte dimezzato di Calvino, così la madre ha pensato bene di mostrare i disegni direttamente a Calvino il quale gli ha scritto.
Ho guardato con gran divertimento il fumetto del Visconte. Il tuo modo di raccontare per immagini è pieno di trovate visive molto spiritose ed efficaci. Mi piace molto la composizione della pagina. Il disegno lo trovo un po' duro, ma quello è il tuo stile, e certo serve bene al contrasto del bianco e nero. Anche la "sonorizzazione" fumettistica mi diverte molto.
Mi rallegro molto del tuo lavoro e ti ringrazio.
Italo Calvino
Dopo una simile benedizione valeva la pena di farci una carriera. E invece no. Michele Mari a un certo punto interrompe: "Non avevo più tempo", dice, "finché si trattava delle scuole medie o del liceo mi ci potevo dedicare perché, senza troppi sforzi andavo bene".
Insomma suo padre è stato un genio, sua madre una donna di grandissimo talento. Due genitori così eccezionali hanno trasformato Michele Mari bambino in un personaggio di Dickens, senza alcun bisogno di romanzare: “Infatti sono diventato scrittore sulla scia delle letture: vivevo in una famiglia così poco famiglia, così poco affettuosa, così poco morbida e poco avvolgente che ho sviluppato molto presto un rapporto morboso con le cose: mi circondavo di soldatini, macchinine, biglie, figurine, avevo un rapporto feticistico con le cose perché chiedevo in ritorno tutto quello che non mi davano i rapporti umani. Oltre a essere strozzati e raggelati i rapporti con i miei genitori, erano altrettanto disastrati quelli con i miei coetanei: non si poteva frequentare nessuno che non fosse Einstein, e io stesso sono diventato amministratore di questo decalogo, applicavo come un soldatino zelante questi disumani princìpi. Avendo così pochi rapporti e così duri cercavo un mondo alternativo, come il bambino di Shining che fa la doppia voce, la voce schizofrenica dell’altro. Ho cominciato presto a raccontarmi storie di cui ero il protagonista, a farmi paura da solo, ero sempre io che trovavo, inseguivo e ero inseguito, e passavo le giornate a leggere. Tom Sawyer, Mark Twain, Conan Doyle, Calvino, i fratelli Grimm: io ho letto tutto a dieci anni. A tredici anni avevo già letto quasi tutto Conrad, quasi tutto Stevenson, tutto Melville, i racconti di Poe, Jules Verne, Salgari, i corsari, Sandokan. Questi libri erano un po’ in casa un po’ dai nonni un po’ me li comprava mia madre, certi tascabili in edicola come L’uomo invisibile di Wells, e leggendo molto mi sono creato un mondo alternativo che molto presto è diventato il mondo elettivo, quello in cui volevo stare: il mondo che avrei scelto. Mio padre e mia madre per motivi morali e ideologici non hanno mai voluto la televisione, quindi io non sapevo niente, conoscevo solo i libri”.
Quando Michele Mari annunciò che voleva studiare Lettere, si sentì rispondere dal padre “mi sembra un frin-frin”. Nel lessico paterno, una perdita di tempo.
A quanto pare il papà si sbagliava, perché oggi Michele Mari è considerato fra gli scrittori italiani contemporanei uno dei più bravi.
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