Eccomi di nuovo per raccontarvi qualche curiosità, questa volta su John Williams autore di Augustus che, chissà, potrebbe invogliarvi a votare questo libro.
Un amico e collega ha scritto di lui «John è un Hemingway senza spacconate. Un Fitzgerald senza moda. Un Faulkner senza sfarzo».
Non si può nascondere che ci siano molte similitudini tra questo scrittore e Stoner, il protagonista del suo libro più famoso anche se l'ultima mogliein un'intervista ha detto «Ci sono molte somiglianze, non lo nego. Ma mio marito e Stoner non si assomigliano». Pare, infatti, che lui fosse più intenso.
L’infanzia trascorsa in Texas, gli anni della Depressione tra precarietà e spostamenti continui, poi un certo grado di sicurezza affettiva ed economica con il secondo matrimonio della madre – con quello che solo a nove anni Williams ha appreso non essere in realtà il padre biologico – , i successi scolastici, la scoperta folgorante della letteratura, il desiderio di trovare la propria strada, gli anni in radio.
Poi la guerra, che nonostante tutto non sembra lasciare quell’ombra che per tutta la vita ha tormentato Salinger, per esempio, ma qualcosa da cui è possibile tornare e, se non dimenticare, almeno tentare di lasciarsi alle spalle. Da qui, ripartire, grazie anche alle possibilità di studio per i veterani: l’università di Denver, un luogo in cui forse potersi sentire a casa. Gli anni di studio – concentrati sulla poesia elisabettiana – che si accompagnano ai tentativi di farsi strada nell’ambiente letterario, il dottorato, la carriera accademica e, soprattutto, l’attività editoriale con la Swallow Press e la creazione del primo programma universitario di scrittura creativa.
Il mondo accademico, l’insegnamento all’università di Denver, non sono per Williams semplicemente un ripiego, un obbligo da sopportare stoicamente in attesa del successo letterario: rappresentano, invece, quella stabilità di cui un uomo come lui, con il suo passato e i suoi tormenti, ha bisogno, per la creazione letteraria.
Più insofferente del suo Stoner, Williams fatica, tuttavia, a mettere da parte l’ego e il bisogno quasi patologico di veder riconosciuto il proprio talento, si fa vanto di ogni piccola conquista nell’ambiente letterario, concentrato nel costruire lo status di scrittore, pubblicato e – chissà, forse un giorno – di successo.
Ha avuto quattro mogli di cui, l'ultima, una sua studentessa, la quale racconta che «Scriveva con passo lento, da perfezionista. Una buona giornata, per John, era quando scriveva un’intera pagina. Odiava dover rivedere un passaggio. Scriveva tutta la mattina, poi andava all’università e nel pomeriggio pianificava quello che avrebbe scritto l’indomani. Sapeva sempre dove stava andando la sua storia, non vagava mai a caso. E d’estate scriveva tutto il giorno». Non si aspettava nulla dalla vita. Era nato in una famiglia poverissima. È cresciuto nell’America della Grande Depressione e appena diventato ragazzo è andato in guerra. India, Birmania. Mentre era in missione il suo aereo fu abbattuto: 5 ragazzi morirono, John e altri due sopravvissero».
«John viveva nel presente e se lo godeva. Aveva tanti amici. Da piccolo era stato spesso solo, ma poi le cose erano cambiate. Non aveva tempo per essere deluso o frustrato. Amava la sua vita. E ha avuto una bella vita». Ho scoperto che Williams fumava e beveva molto e a questo proposito la moglie ha detto «Sì beveva, la notte. E cambiava. Un altro John». Diventava aggressivo e irascibile. «È un John che possiamo dimenticare, su cui non c’è niente d’interessante da dire».
VOTATE mancano pochi giorni alla fine della scelta:laugh:
MEMENTO AUDERE SEMPER
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