Terminato il capitolo 23 e con immenso sconforto mi sembra che non ci sia mai limite al peggio, la storia di Damon attrae e strazia in un modo veramente unico e quasi claustrofobico in cui sembra di vedere già la fine, buia e inevitabile, ma si ha comunque voglia di saperne di più e, in fondo, si spera in un epilogo diverso.
Ho sottolineato questa frase:
"A questo mondo non c'è tristezza che gli impedisca di girare"
Penso racchiuda un po' tutta la storia, no?
Ricollegandomi a quanto detto da voi, invece, anche a me fa tanta rabbia vedere come Damon sia invisibile, stringo forte il libro urlando "che qualcuno lo guardi, che lo ascolti! Almeno per una volta!" Però penso che in fondo sia una scelta: gli adulti scelgono di ignorare Damon perché se si fermassero un attimo ad analizzare la situazione sarebbe atroce rendersi conto di cosa sta passando questo bambino. Ma nessuno può farci niente, né gli assistenti sociali né i Peggott, e allora è molto piu facile ignorarlo. Concordo anche su quanto detto sui Peggott, immaginavo già la risposta alla richiesta di Damon e da un lato la capisco ma mi ha spezzato il cuore lo stesso, è un bambino che hanno visto crescere, come fanno a non voler fare qualcosa? Che poi l'ha detto anche Damon: è un ragazzino praticamente adulto, sa badare a sé stesso e sarebbe in grado di badare sia a loro che Maggott, la loro è una scusa pessima che fa soltanto arrabbiare.
Mi trovo d'accordo anche con quanto detto da Bea e con i dati che ha presentato, sono cresciuta in un paese della Sicilia meridionale non poi così piccolo, contava 25.000 abitanti, eppure il tasso di abbandono scolastico era davvero alto, qualcuno non proseguiva neanche dopo le elementari, però più che per il discorso economico era proprio, come dice Francesca, per la scarsa importanza data all'educazione scolastica, si pensa ancora che non serva a granché e che è meglio lavorare fin da subito, per gli uomini, e trovare marito e badare alla casa se si è donne. Adesso la situazione è nettamente migliorata, certo, ma vi assicuro che vedo con i miei occhi famiglie che vivono così ancora adesso.
Un'ultima osservazione volevo segnalarla sul discorso che riguarda il lavoro nel capitolo 23:
Damon capisce la differenza tra i vari lavori e la retribuzione, capisce che c'è differenza tra una donna delle pulizie al supermercato e una in una casa di lusso, si interroga quindi su chi si rende felice quando lavori e quindi che differenza può fare lo stesso tipo di lavoro sia in termini di soddisfazione personale che di retribuzione economica, e su che base si sceglie uno piuttosto che un altro. Penso che poi la risposta sia nella paga dei servizi sociali che "è il valore che il grande mondo attribuisce alla tutela degli organi bianchi poveri". Ammetto che da infermiera mi trovo spesso a riflettere su questa cosa, e voi?