Benedetto il club del libro quando si ha a che fare con libri tipo quello che stiamo leggendo.
Mi riferisco al fatto che mi dà la possibilità di esorcizzare quel "malessere devastante" di cui parlava aleinviaggio. Sono giunto alla fine del X capitolo del libro quinto e mi sono accorto che mi sudavano le mani. Probabilmente il frutto di una sorta di rabbia mista a odio per la vicenda di Fantine e per la cattiveria dei suoi aguzzini.
Ho la speranza che scrivere qui mi aiuti un po' a scaricare abreativamente le emozioni negative come si fa col racconto di un incubo.
Tre cose mi fanno particolarmente rabbia, ma per paura di spoilerare...
Anch'io, come aleinviaggio sono rimasto particolarmente colpito dalle descrizioni dei personaggi: una capacità di renderli reali che difficilmente ho riscontrato altrove. La veemenza con cui Hugo descrive i suoi personaggi, soprattutto le caratteristiche psicologiche e spirituali, mi evoca la potenza di un Caravaggio di fronte alla sua tela o Michelangelo che col suo scalpello dà vita alla Pietà.
Un esempio della maestria di Hugo è questo:
La signora Victurnien aveva cinquantasei anni, e accoppiava alla maschera della bruttezza la maschera della vecchiaia. Voce stridula, mente stranita. Questa vecchia era stata giovane, cosa strabiliante. In gioventù, in pieno ’93, aveva sposato un monaco fuggito dal chiostro in berretto rosso e passato dai Bernardini ai Giacobini. Era secca, aspra, arcigna, spigolosa, spinosa, quasi velenosa, benché memore del suo monaco di cui era vedova e che l’aveva ben domata e piegata. Era un’ortica in cui si vedevano le pieghe del saio.
Da notare l'ironia non troppo velata di cui parlavi, aleinviaggio: "Questa vecchia era stata giovane, cosa strabiliante" oppure "...passato dai Bernardini ai Giacobini".