Sto proseguendo nella lettura di questo meraviglioso capolavoro dell'800 europeo. Vado piano perchè ci sono molte citazioni di nomi di personaggi dell'epoca e anche di personaggi dell'antichità latina, e accenni a filosofi greci. Qualcosa mi sovviene ancora dagli studi scolastici, ma molti nomi citati qui mi risultano sconosciuti.
Nel capitolo VIII Filosofia dopo un bicchiere,ho trovato molti spunti di riflessione. La conversazione fra un certo senatore dal nome sconosciuto e Monsignor Bienvenu mi ha dato molto da pensare. Il senatore a pranzo con il vescovo si proclama non credente, menefreghista: "meglio godere che sacrificarsi". Hugo lo definisce un Epicureo.
"Ho i piedi per terra, io. Signor Vescovo, l'immortalità dell'anima e una fola" ......
"Sacrificare la terra al paradiso, sarebbe come mollare la preda per un'ombra"
dice il nostro senatore, e aggiunge a proposito del dopo morte:
"date retta a me, la morte è morte"- e ancora: "Tutte invenzioni, delle fole. L'orco per i bambini e Jeova per i grandi."
Ma, aggiunge: "per quelli che stanno in basso, per i nulla tenenti, per i poveri, è bene che ci sia qualcosa, bisogna che abbiano "le chimere, l'anima e il Buon Dio."
In questa cena che il senatore definisce tra amici Inter poculasi sente di parlare senza peli sulla lingua.
A questo punto mi sono chiesta cosa vuol dire inter pocula, ho pensato al latino, poi ho cercato su solito google e ho letto, (definizione Treccani),
"tra i bicchieri" parole di Virgilio, usate talvolta scherzosamente con allusione a banchetti in cui si beva abbondantemente e allegramente.
Superato così questo scoglio linguistico ho anche capito il titolo del capitolo. "Filosofia dopo un bicchiere".
La "filosofia" è tutta del nostro senatore che dopo aver ben mangiato e ben bevuto, non ha problemi nel raccontare al suo ospite come la pensa lui sui ricchi e sui poveri. Non solo due tavole separate, quella ricca per chi sta in alto e quella misera per chi sta in basso, ma anche due culture, due istruzioni, due modi di vedere i fatti della vita: il sapere scientifico per i ricchi e la superstizione, l'ignoranza, per i poveri.
Questo è un grosso problema che per secoli, dall'illuminismo in poi, ha dato da pensare, ai grandi benefattori dell'umanità, ai filantropi di molte nazioni, trasformandoli a volte in pedagogisti, vedi Tolstoj. E facendo di Hugo uno scrittore impegnato nel sociale, si direbbe oggi, un vate, un padre della patria, amato da tutti i francesi.
Questo problema della scuola per tutti e della cultura uguale per tutti è stato affrontato anche nel 1923 dall'allora Ministro della pubblica istruzione, in periodo fascista, dal filosofo e pedagogista Giovanni Gentile (30.6.1875 - 15.4.1944) con la sua Riforma delle istituzioni scolastiche che andava dall'università, comprendeva la scuola media e la scuola elementare, nonchè la scuola materna, portando l'obbligo scolastico fino al 14° anno di età, istituendo a tale scopo i corsi d'avviamento professionale. La divisione culturale però, dopo la scuola elementare era evidente. Le scelte andavano fatte quando i bambini avevano 10 anni, perchè finita la quinta dovevano scegliere se fare la scuola di avviamento professionale che li portava al lavoro a 14 anni, oppure la scuola media che li avrebbe portati ai licei, classico o scientifico e all'università.
Il capitolo finisce con l'intervento ironico del vescovo che conclude:
"Voialtri, gran signori, avete, lo dite voi, una vostra filosofia tutta per voi, squisita, raffinata, accessibile ai ricchi soltanto, buona in tutte le salse, che condisce in modo superbo tutte le voluttà della vita"
Mi sembra giusto che Hugo, prima di presentarci i personaggi miserabili, faccia di questi capitoli con protagonista il vescovo Bienvenu, una specie di introduzione, un prologo.
Questo modo di affrontare un tema che gli sta molto a cuore, fa di questo un gran romanzo popolare, nel senso che tutti lo possono leggere perché è ben scritto, ed è chiaro.
Altro capitolo molto in tema è il X Il vescovo in presenza di una luce sconosciuta.
Ho l'impressione che Hugo voglia a poco a poco far crollare certe credenze e posizioni del Vescovo, mettendolo a confronto con vari personaggi. In questo capitolo il vescovo si trova a faccia a faccia con un membro della Convenzione il signor G, che è stato un pezzo grosso dello stato repubblicano post Rivoluzione. Bellissime pagine!!!!!
"ESSERE! ESSERE E' NIENTE. ESSERE E' FARSI".
(Da "Come tu mi vuoi" di Pirandello)