complice un mal di denti che mi tiene a casa da quattro giorni, ieri sera ho ultimato la lettura di quest'opera mastodontica e fondamentale.
proverò di seguito a tirare le somme della mia esperienza.
sconsiglio di leggere questo post a chi sta ancora leggendo il romanzo, perché ci saranno parecchi spoiler, essendo un post conclusivo, e quindi l'alternativa sarebbe mettere tutto sotto spoiler, ma mi sembra ridicolo.
la quinta parte, dedicata a Jean Valjean del mio cuore, è ricca di eventi e quindi scorre assai più veloce delle altre. questo fino al risveglio di Mario e al matrimonio, porzione che ho trovato un po' ripetitiva e melensa.
le pagine dedicate alla vicenda della barricata sono esaltanti, eroiche, ma anche molto ironiche. a mio parere, tra le migliori dell'intera opera.
in questa quinta tappa ho visto anche confermata la bravura nella caratterizzazione di Gavroche, personaggio indimenticabile.
allo stesso modo, il mio giudizio su Marius è rimasto immutato: lo trovo un personaggio insopportabile, che non impara mai dai propri errori: passa anni a tormentarsi di non aver perdonato il padre mentre questo era ancora in vita, e poi fa praticamente la stessa cosa con Jean Valjean. siamo d'accordo che sono di parte: cioè, ti metti contro Jean, per me hai già perso in partenza

ma comunque davvero non ha un minimo di crescita personale

per non parlare di quando Jean Valjean gli dà le chiavi della sua coscienza, gli racconta cadute e orgogli di una vita intera, e la prima frase che pronuncia quello scemo di Marius è: "dite tutto, dite tutto! Voi siete il padre di Cosette!". cioè, la sua paura suprema è che la donna che ha appena sposato e con cui ha appena trascorso la prima notte di nozze sia la figlia di un ex galeotto

buffone!
parliamo un po' di conclusioni per i vari personaggi:
- Thénardier: direi che la fine che Hugo ha pensato per lui sia quantomai azzeccata: un essere così viscido e approfittatore non può che finire a fare il negriere nelle Americhe. bravo Victor!
- Cosette: in questa parte come mai prima si rivela una donna inutile. al di là di far provare a Jean Valjean un amore che non aveva mai sentito prima, non trovo meriti a questo personaggio, soprattutto quando diventa adulta. col matrimonio, poi, finisce di scemirsi: accetta di non vedere più il padre perché sospetta che la cosa sia sgradita al marito; si dimentica che lui sta ad aspettarla mentre lei va a passeggio; non nota nemmeno che il padre non si è palesato per giorni. bah. la degna compagna di quel soggettone di Marius. non oso immaginare quanto saranno belli e scemi i loro figli

- Javert: ho trovato meravigliosa la lotta interiore che lo dilania quando viene graziato da Jean Valjean. molta azzeccata anche la lettera che scrive ai vertici della polizia prima di suicidarsi. e la morte che gli riserva Hugo mi è parsa inevitabile e nobile nella sua tragicità.
- JEAN VALJEAN: ci sono stata molto male per come si sono messe le cose per Jean verso la fine del romanzo e della sua vita. lui sceglie di donare tutto ciò che ha (Cosette, il denaro, i propri segreti), di liberare la propria coscienza, e viene ripagato con un dolore che invade i suoi ultimi giorni e finisce per annientarlo. certo, Hugo inserisce nelle ultimissime pagine il ricongiungimento, il perdono, la felicità suprema e anche una sepoltura appropriata alla vita magnifica di quest'uomo-gigante. tuttavia non mi ha soddisfatto pienamente. ho trovato parzialmente superflua quest'ultima dose di sofferenza che gli infligge.
ciò detto, in quest'ultima tappa mi sono imbattuta in una frase di Hugo che descrive in maniera lapidaria ed efficace il senso dell'opera:
Il libro che il lettore ha sott'occhio in questo momento è, dal principio alla fine, nel suo insieme e nei suoi particolari (quali ne siano le intermittenze, le eccezioni e le manchevolezze) una marcia dal male verso il bene, dall'ingiusto verso il giusto, dal falso al vero, dalla notte al giorno, dall'appetito alla coscienza, dalla putredine alla vita, dalla bestialità al dovere, dall'inferno al cielo, dal nulla a Dio.
sono felicissima di aver portato avanti questa lettura. non avevo mai avuto il coraggio di approcciarmi a Hugo (ad eccezione di alcuni estratti letti al liceo), ma mi sbagliavo. sento di aver letto un romanzo che non è solo una pietra miliare della letteratura mondiale ma anche un'opera indispensabile per conoscere l'essere umano.