Terminata venerdì notte quest'opera che, per quanto mi riguarda, è tra le più belle che abbia mai letto. Un grazie ancora a chi l'ha proposta e me stesso che ho deciso di aderirvi
In primo luogo, sicuramente, per il modo di scrivere di Hugo. Una prosa che a più riprese sconfina nella poesia, se pensiamo alla poesia come quell'uso delle parole capace di toccare le corde più sensibili del nostro animo. Mai mi sono annoiato, mai l'ho sentito pesante, sempre una lettura scorrevole e appassionante. Le parole mi sono risuonate nella mente e nel cuore come una specie di musica, una bella sinfonia di Beethoven, per esempio.
Come ho già detto altrove, ho adorato Hugo per la sua capacità di osservazione che gli da la possibilità di descrivere nel dettaglio e la realtà esterna e quella interiore. Inoltre, come avete fatto notare, Hugo si documenta in maniera approfondita prima di scrivere; quale che sia il tema che intende sviluppare. E da qui il suo stile che spesso sconfina nel saggismo, altra ragione che mi fa amare questo romanzo.
Al di là della storia d'amore principale tra Marius e Cosette che, concordo con voi, forse troppo melensa e quasi fiabesca, il romanzo è pieno di esempi di amore non affatto banale.
Si pensi, in primis, all'amore (gratuito?) del vescovo nei confronti di Jean Valjean, un amore che è stato capace di redimere, di trasformare ed elevare il cuore del protagonista. Un amore tale che egli sentirà di dover in qualche modo restituire. E lo farà in vari modi, facendo del bene alla gente nelle vesti del sindaco Madeleine, e in modo eclatante, facendosi carico della piccola Cosette.
Ma di esempi di amore autentico, in quanto disinteressato, il romanzo è pieno. Si pensi a Gavroche nei confronti dei suoi fratelli nell'episodio dell'elefante. Pur essendo a tratti molto critico nei confronti dell'istituzione religiosa, mi sembra di capire che Hugo voglia passare il messaggio che l'amore autentico provenga da Dio e questo, da credente, mi piace molto. Quali altri segnalereste?
Di seguito riporto alcuni passaggi di questa quinta parte che mi sono appuntato.
Esempio di umorismo alla Hugo:
«Che cos’è il gatto», esclamò, «è un correttivo. Il buon Dio dopo aver fatto i sorci ha detto: to’, ho fatto una bestialità. E ha creato il gatto. Il gatto è l’errata corrige del topo. Il sorcio più il gatto sono la bozza riveduta e corretta della creazione».
Manifesto programmatico di Hugo:
«Cittadini, vi figurate l’avvenire? Le vie delle città inondate di luci, rami verdi sugli usci, le nazioni sorelle, gli uomini giusti, i vecchi che benedicono i bambini, il passato che ama il presente, i pensatori in piena libertà, e i credenti in piena uguaglianza, il cielo per religione, Dio pastore diretto, la coscienza umana divenuta altare, non più odio, fratellanza di fabbrica e di scuola, la fama per pena e per ricompensa, lavoro a tutti, per tutti il diritto, pace su tutti, non più sangue versato, non più guerre, madri felici!
Libertè Egalitè Fraternitè
Dal punto di vista politico v’è un solo principio: la sovranità dell’uomo su se stesso. E questa sovranità di me su me si chiama Libertà. Là dove due o più di queste sovranità si associano comincia lo Stato, e in questa associazione non vi è nessuna abdicazione, ogni sovranità concede un po’ di sé per formare il diritto comune. Tale quantità è uguale per tutti, e questa identità di concessione si chiama Uguaglianza. Il diritto comune non è altro che la protezione di tutti che si irradia sul diritto di ognuno. Questa protezione di tutti su ognuno si chiama Fraternità. Il punto di intersezione di tutte queste sovranità aggregantesi si chiama Società.
E poi continua...
Uguaglianza, cittadini, non è tenere tutta la vegetazione allo stesso livello, una società di grandi fili d’erba e di piccole querce, una vicinanza di gelosie che si castrano vicendevolmente; civilmente è: le stesse opportunità per tutte le attitudini, politicamente il medesimo peso per tutti i voti, religiosamente lo stesso diritto per tutte le coscienze. L’Uguaglianza ha un organo: l’istruzione obbligatoria e il diritto all’alfabeto, è da lì che si deve cominciare. La scuola primaria imposta a tutti, la scuola secondaria offerta a tutti, ecco la legge. Da una scuola identica esce la società eguale. Sì, l’insegnamento, Luce! Luce! Luce! Tutto origina dalla luce e tutto vi ritorna. Cittadini, il diciannovesimo secolo è grande, ma il ventesimo sarà felice.
E io mi domando: e il ventunesimo?