Sono ancora provata dal finale di questo splendido romanzo (ho pianto come una fontana).
Seguono spoiler
Dopo aver sofferto per Monsignor Benvenuto, Eponina, papà Mabeuf, Gavroche, tutti i personaggi più belli, lo strazio si conclude con la morte di Jean, che non ricordavo e mi ha spiazzata. In merito mi trovo d'accordo con 
aleinviaggio, che giudica negativamente Mario e Cosetta. Quando Jean, dopo essersi confessato, chiede a Mario se dovrebbe evitare di vedere Cosetta da quel momento in poi, e lui dice di sì, ho urlato "Coooosa??". Mario subito ha sudori freddi per la paura di aver sposato la ragazza sbagliata, che odioso!! Cosetta è la donna perfetta per lui, è come un soprammobile grazioso. E così, tra il timore della verità e l'indifferenza, Jean è portato alla morte, non è giusto!
E così ho pensato che forse era proprio questo che voleva comunicare Hugo: la mancanza di giustizia. Questo povero Jean, per aver rubato un pezzo di pane, è condannato fino alla fine. Nonostante tutti gli sforzi e le azioni buone, non riesce a liberarsi della sua triste condizione. E riporto la frase che ha già citato Alessandra, che mi pare riassuma questo pensiero: 
Il libro che il lettore ha sott'occhio in questo momento è, dal principio alla fine, nel suo insieme e nei suoi particolari (quali ne siano le intermittenze, le eccezioni e le manchevolezze) una marcia dal male verso il bene, dall'ingiusto verso il giusto, dal falso al vero, dalla notte al giorno, dall'appetito alla coscienza, dalla putredine alla vita, dalla bestialità al dovere, dall'inferno al cielo, dal nulla a Dio.
Ho avuto infatti l'impressione che l'ultima parte fosse insulsa e melensa, come ha già detto a qualcuno, e mandasse a quel paese tutti gli ideali di cui si era parlato nella parte delle barricate, per cui sono morti tutti! Mario ogni tanto si prende la testa tra le mani e ci ripensa, ma tutto sommato si adatta senza protestare alla sua nuova vita agiata, ormai neanche le posizioni del nonno lo infastidiscono. Ma questo finale così amaro, mi pare che abbia l'intento di ribadire quelle idee, quel senso di ingiustizia che deve smuovere le persone a fare qualcosa.
Per quanto riguarda la contestata parte delle fogne, devo dire che 40 pagine fitte sono state impegnative, però ho trovato molte cose interessanti! E quando ho letto la descrizione delle caratteristiche geologiche del sottosuolo ho pensato "che cultura quest'uomo! Le sa veramente tutte!". Poi quando Mattia ci ha illuminato sul fatto che era amico di Bruneseau, ho capito 
Non l'ho nominato all'inizio, ma sono dispiaciuta anche per Javert, gli è proprio esploso il cervelletto a scoprire alla sua età quanto è complesso il mondo 

 non mi aspettavo questa uscita rapida di scena! Quando ho letto una certa frase, non ho potuto non pensare al saggio che stiamo leggendo ora: "
Egli si diceva che dunque era vero, che esistevano eccezioni, che l'autorità poteva rimanere confusa, che la regola poteva essere insufficiente dinanzi a certi fatti, che non tutto si inquadrava nel testo del codice, che l'imprevisto si faceva obbedire [...]"
Rimane per me un ultimo enigma: quand'è che Jean ha deciso che non avrebbe ucciso Mario ma che l'avrebbe salvato? Come mai lascia andare Javert e gli dice pure l'indirizzo? Aveva già escogitato tutto quanto compreso lo sposalizio, o era solo disperato perché convinto che avrebbe ucciso Mario? E anche dopo essere uscito dalle fogne ha subito svelato di nuovo la sua identità a Javert.. Non ho ben capito questo punto.
L'ultimo punto è la bellezza della scena finale, con tutti i richiami a Monsignor Benvenuto, sembra chiudere questa storia infinita ricordandoci qual era l'inizio (dopo tanti mesi, sembra quasi un altro romanzo).